La pace è un obiettivo irrealizzabile?

"Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza".

Il periodo in cui queste righe vanno in “macchina” è proprio quello di maggiore preoccupazione per la gente, per le nazioni. Diversi allarmi c’erano stati anche in passato, a partire dalla dalla fine della seconda guerra mondiale, ma i fuochi accesi si erano più o meno subito spenti. C’è stata la guerra fredda, alcune guerre regionali importanti, ma mai in quasi 80 anni si è arrivati così vicini alla guerra globale. Significative sono le parole di esortazione di San Giovanni Paolo II ai giovani a Madrid il 3 maggio 2003: “Per questo oggi desidero esortarvi a essere operatori e artefici di pace. Rispondete alla violenza cieca e all’odio disumano con l’affascinante potere dell’amore. Vincete l’inimicizia con la forza del perdono. Mantenetevi lontani da ogni forma di nazionalismo esasperato, di razzismo e di intolleranza. Testimoniate con la vostra vita che le idee non si impongono, ma si propongono”.

Purtroppo le parole di San Giovanni Paolo II dovrebbero toccare soprattutto i cuori degli adulti e, fra questi, in particolare, quelli dei potenti della Terra affinché le azioni di governo siano destinate al bene comune dei cittadini. Invece assistiamo, in particolare negli ultimi due anni, ad un esacerbarsi dei rapporti tra alcune Nazioni, l’arroganza di potere di alcuni Stati nei riguardi dei propri vicini, le dichiarazioni arroganti di alcuni statisti circa l’opportunità di governare i Paesi con metodi che non hanno nulla di democratico tanto più rispettosi del bene dei popoli. Una situazione di generale “agitazione” di potere che ha portato fino ad oggi solo un aumento spropositato delle spese per gli armamenti di tutti Paesi sia per paura di essere colpiti o per non manifeste intenzioni di esercitare azioni coercitive nei riguardi di altri Paesi. Insomma, il momento che stiamo attraversando è molto simile a quello, vissuto in clima di Guerra fredda, della crisi di Cuba del 1962. In quella occasione si riuscì a far dialogare i contendenti, trovando alla fine un accordo di pace che di fatto ha retto fino ad oggi. Però l’invasione dell’Ucraina e la guerra in Palestina, rischiano di far saltare quegli equilibri se non addirittura portare ad una guerra globale.

Non va meglio a livello nazionale perché i poveri in Italia aumentano, soprattutto al Sud dove ci sono situazioni di sottosviluppo che, con l’avvento di alcuni provvedimenti legislativi come l’Autonomia differenziata, potrebbero aumentare enormemente provocando una crisi sociale di portata storica. La situazione non è migliore se la si guarda sotto il punto di vista dell’assistenza sanitaria che trova la provincia di Matera in uno stato comatoso con reparti vuoti di personale medico e sanitario nei vari Ospedali, investimenti che tardano a venire, prenotazioni di visite e interventi chirurgici che si possono ottenere solo dopo mesi costringendo chi può, per disponibilità economica, a spostarsi fuori Matera e chi non può “arrangiarsi” ed aspettare. Anche in questo caso un dialogo maggiore tra le forze politiche regionali e nazionali, un rispetto più tassativo della “Mission” del Servizio Sanitario Nazionale,  potrebbe essere utile per il Bene Comune e rispettare la dignità delle persone in quanto cittadini. Infatti, sempre di San Giovanni Paolo II, c’è una frase celebre che dice:  “La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà” e fin quando “i bei discorsi non si trasformano in azioni concrete”, come sosteneva Jacques Prévert, non si avrà pace e l’uomo “mette a nudo il nervo della guerra”, il motivo per cui tutte le guerre esistono e non hanno fine facilmente.

Intanto, la situazione prima delineata dimostra che sono le popolazioni dei vari paesi che soffrono. Alcuni problemi sembrano comuni un pò a tutte, altri sono soprattutto italiani: gli scandali, la corruzione, gli omicidi tra i quali, certamente il peggiore e più preoccupante, è il femminicidio. Scoprire le cause dei malesseri esistenti nella nostra società non è difficile: c’è chi dice che il valore fondamentale mancante oggi nella generalità dei casi è l’educazione. Ma chi deve provvedere? Non è un valore che si genera da solo e non lo si crea dal nulla ma comporta impegno e pluralità di azione di soggetti diversi quali la famiglia, la scuola e la Chiesa, che non gioca solo il ruolo di autorità morale ma spesso è costretta a sostituirsi alle istituzioni costituite. Quindi, lavoro complesso ma non impossibile, occorre solo grande impegno da parte dei singoli componenti della società civile.

In definitiva, Papa Francesco coglie il cuore del problema quando, nell’Invocazione per la Pace nei Giardini Vaticani di domenica 8 giugno 2014, dice: “Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”.

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Domenico Infante

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