La presentazione di Gesù al tempio

Oggi, a quaranta giorni dal Natale, celebriamo la festa della Candelora. Dal latino “festum candelarum”, ovvero ‘festa delle candele’, che sono segno di Gesù “luce per illuminare le genti”. È così che il vecchio Simeone chiama Gesù quando entra nel tempio riconoscendo in lui il Messia. Oggi ricorre la XXVI Giornata per la Vita Consacrata.

È la Candelora. Sono passati 40 giorni da Natale e la liturgia odierna ci porta nel tempio di Gerusalemme, dove troviamo Gesù neonato, Maria, Giuseppe, Anna e Simeone.

“Ora lascia, o Signore,
che il tuo servo vada in pace
secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza
preparata da te davanti a tutti i popoli;
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele” (Lc 2,29-34).

Con queste parole – che alcuni di noi ogni sera ripetono nella compieta prima di andare a letto – il vecchio Simeone, che attendeva l’avvento del Messia e dallo Spirito Santo fu sospinto nel tempio, salutò Gesù e i suoi genitori che come la legge mosaica prescriveva a 40 giorni lo offrivano al Signore.

Solo il Vangelo di Luca, l’unico che con Matteo ci parla dell’infanzia di Gesù, registra questo evento della sua primissima infanzia.

È oggi fuori moda “offrire il proprio figlio neonato al Signore” e forse proprio questo ci vuol ricordare la festa di oggi. E anche che non è mai troppo tardi per farlo.

E anche Anna, ottantaquattrenne, alla sera della vita, giunge in tempo nel tempio per profetizzare le meraviglie del Signore.

“Ma anche a te, o Maria, una spada trafiggerà il cuore” è la continuazione del cantico di Simeone, che profetizza i dolori di Gesù e Maria.

È oggi fuori moda offrire i propri dolori e sacrifici per la salvezza dell’anima nostra e di chi più ne ha bisogno e forse proprio questo ci vuol ricordare la festa di oggi. E ci danno l’esempio nella festa di oggi Gesù e Maria.

L’offerta di una vita – quella di Gesù per Giuseppe e Maria -, l’attesa di Simeone del passaggio del Signore nella propria vita, il servizio assiduo al tempio di Anna a cui si aggiungevano digiuni e preghiere, hanno fatto sì che, nel 1997, papa Giovanni Paolo II scegliesse la festa di oggi come giornata “per la vita consacrata”.

Altri nomi per la festa di oggi

Festum candelarum, festa delle candele, da cui “Candelora”, è l’altro nome della festa di oggi: è attestata sin dal VI-VII secolo in oriente, poi passata in occidente, una processione che facesse da contraltare alle sfilate carnevalesche. Quello che è diventato nella liturgia il rito del “lucernario”, che ancora oggi si svolge all’inizio della celebrazione della Candelora e ci ricorda che Cristo è “luce per illuminare le genti” e che anche noi cristiani siamo chiamati a portare la luce nel mondo.

Purificazione di Maria è stato per secoli – fin quando il Concilio Vaticano II non ha ricentrato l’attenzione in Gesù – l’altro nome della festa di oggi: la legge ebraica prescriveva che a quaranta giorni dal parto una donna doveva recarsi al tempio per purificarsi.

Hippapante è il nome che in Oriente è dato alla festa di oggi. Alla lettera, significa incontro. Ed è l’incontro di Gesù con Anna e Simeone che rappresenta l’incontro di Cristo con l’umanità.

La festa di oggi ha sollecitato la fantasia degli artisti di tutti i tempi e di ogni luogo. Nelle due immagini seguenti due affreschi rupestri ubicati nella vicina Puglia, oltre le tante di cui nell’articolo abbiamo fornito un piccolo assaggio.

San Vito dei Normanni (BR), Cripta di San Biagio, “La presentazione al tempio”, XII sec.

Massafra (TA), Gravina di S. Marco, Cripta ‘della Candelora’, “La presentazione al tempio”, XII sec.

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Giuseppe Longo

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