S. Giovanni Bosco non è stato solo giullare dei giovani

È su S. Giovanni Bosco, di cui oggi 31 gennaio la Chiesa fa memoria, che ci fermiamo nella seconda tappa di questo percorso di santi legati all’Eucaristia che ci condurrà sino al Congresso Eucaristico di settembre (CEN 2022). Al cuore della pedagogia di don Bosco, a tutti noto per il “metodo preventivo”, c’è una forte devozione eucaristica che trova il suo culmine nel miracolo eucaristico di cui il santo piemontese fu protagonista nel 1848.

Devozione eucaristica al cuore della sua spiritualità

San Giovanni Bosco (1815-1882) fu sempre devotissimo dell’Eucaristia e numerosi sono gli scritti in cui il Santo parla dell’importanza di questo Sacramento.

Comunioni frequenti e sin da piccoli

«Fate con molta frequenza delle fervorose Comunioni. Andando a ricevere sovente Gesù nel vostro cuore: l’anima vostra resterà tanto rinforzata dalla grazia, che il corpo sarà costretto ad essere obbediente allo spirito», scriveva don Bosco mostrando una visione di equilibrata larghezza in netto anticipo sulla grande apertura pastorale di San Pio X.

E inoltre sottolineava l’urgenza di dare quanto più presto possibile la prima comunione ai fanciulli. Leggiamo nell’opuscolo «Sistema preventivo»: «Si tenga lontano come la peste l’opinione di taluno che vorrebbe differire la Prima Comunione a un’età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza… Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell’anima benedetta».

Eucaristia: accompagnare al Calvario Gesù che ci offre la vita

Nello stile persuasivo del suo metodo preventivo, don Bosco incoraggiava tutti i giovani a non perdere l’appuntamento eucaristico domenicale, quando non fosse possibile quello quotidiano, con queste parole: «Capite bene, o figlioli, che nell’assistere alla Santa Messa è lo stesso come se voi vedeste il Divin Salvatore uscire da Gerusalemme e portare la croce sul monte Calvario, dove giunto viene crocifisso fra i più barbari tormenti, spargendo fino all’ultima goccia il proprio sangue. Questo medesimo sacrificio rinnova il Sacerdote mentre celebra la Santa Messa, con questa sola distinzione che il sacrificio del Calvario Gesù Cristo lo fece con lo spargimento di sangue, quello della Messa è incruento, cioè senza spargimento di sangue». Quale amico dal cuore profondamente ingrato non sarebbe vicino ad un amico mentre sta morendo per lui?

La forza dell’Adorazione eucaristica

Non di meno l’attenzione che don Bosco riservava all’adorazione eucaristica. Nel 1865 Don Bosco aveva raccomandato in una «buona notte»: «Non vi è cosa che il demonio tema di più che queste due pratiche: le Comunioni ben fatte e le Visite frequenti al SS. Sacramento. Volete che il Signore vi faccia molte grazie? Visitatelo sovente. Volete che ve ne faccia poche? Visitatelo di rado. Volete che il demonio vi assalti? Visitate di rado Gesù in sacramento. Volete che fugga da voi? Visitate sovente Gesù. Volete vincere il demonio? Rifugiatevi sovente ai piedi di Gesù. Volete essere vinti? Lasciate di visitare Gesù » (MB 8,49). E in un’altra occasione raccomanda la visita al SS. Sacramento: «Si vada ai piedi del tabernacolo soltanto a dire un Pater, Ave e Gloria quando non si potesse di più. Basta questo per renderci forti».

Il sogno “delle due colonne”

Tra i tanti sogni che don Bosco fece e raccontava ce n’è uno che esprime la forza e il potere dell’Eucaristia.
«Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vi sta sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie di acqua si vede una moltitudine innumerevole di navi schierate a battaglia; le loro prore terminano con un rostro di ferro acuto a guisa di coltello o di freccia, che dove s’infigge ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, fucili, altre armi di ogni genere, e anche di libri, e avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di speronarla col rostro, di incendiarla o almeno di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave ammiraglia, attrezzata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle e velieri che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa scritta “Auxilium Christianorum”, sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia e sotto un altro cartello con le parole “Salus credentium” (salvezza dei credenti).

Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e la situazione critica nella quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sé i Piloti delle navi secondarie per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si radunano intorno al Papa. Tengono concilio, ma infuriando il vento sempre di più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.
Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i Piloti, mentre la nave ammiraglia prosegue la sua rotta. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo alle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene.

Le navi nemiche scattano tutte ad assalirla e tentano ogni modo di arrestarla e farla sommergere. Le une con gli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di scaraventarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento diventa sempre più accanito. Le prore nemiche l’urtano violentemente; ma inutili risultano i loro sforzi e il loro attacco. Invano ritentano la prova; sciupano ogni loro fatica e munizione: la grande nave ammiraglia procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura; ma non appena è avvenuto il guasto, spira un Soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma e i rostri; si sconquassano molte navi e sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi iniziano a combattere ad armi corte, cioè a distanza ravvicinata: con le mani, coi pugni, con le bestemmie e con le maledizioni.

Quand’ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di giubilo si alza dai nemici; sulle loro navi dilaga un indicibile tripudio. Ma appena morto il Pontefice, un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia dell’elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di coraggio.

Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e, giunto in mezzo a esse, la lega con una catena che pendeva dalla prora a un’àncora della colonna su cui sta l’Ostia; e con un’altra catena che pendeva a poppa, la lega dalla parte opposta a un’altra àncora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel momento avevano combattuto contro la nave ammiraglia su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente insieme col Papa vengono con le prime a legarsi a quelle colonne.
Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, dove arrivate si attaccano ai ganci pendenti e lì rimangono tranquille e sicure, insieme con la nave ammiraglia su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma, una calma sovrana».

La nave del Papa è la Chiesa, di cui lui è il Capo: le navi sono le persecuzioni; il mare è questo mondo. Le navicelle sono le Chiese locali, guidate dai vescovi che il Papa chiama a concilio (si prefigurano i due Concili Vaticani, primo e secondo) e un conclave. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria Immacolata e al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia: solo legando la nave ad esse, riprende vigore. Si intravedrebbe la figura di Giovanni Paolo II, il motto del cui papato fu “Totus tuus [ego sum, Maria ]” e all’eucaristia ha dedicato un’enciclica e un anno e nel papa morto la figura di Giovanni Paolo I, deceduto dopo 30 giorni di pontificato.

Il miracolo eucaristico

Nel 1848, durante una Messa, Don Bosco si accorse solo al momento di distribuire la Comunione ai 360 ragazzi convenuti, che nella pisside contenuta nel Tabernacolo erano rimaste soltanto otto ostie. Giuseppe Buzzetti, che divenne uno dei primi sacerdoti salesiani, quel giorno serviva Messa e, prima lui, poi i ragazzi che si comunicavano si chiesero come sarebbe stato possibile distribuire la comunione a tutti quei ragazzi. Proprio a don Bosco che aveva parlato della necessità delle frequenti comunioni doveva capitare di dover lasciare i “suoi” ragazzi senza eucaristia? E così le ostie si moltiplicavano e continuarono ad essere distribuite sino all’ultimo ragazzo. Giuseppe Buzzetti, alla fine, si sentì male dall’emozione.

Una pedagogia eucaristica per i nostri giorni

Quale immagine migliore di quella del ragazzo ingrato che non partecipa alla morte dell’amico che versa fino all’ultima goccia di sangue per lui per incoraggiare i nostri ragazzi a partecipare senza remore all’Eucaristia domenicale?

E quale suggerimento più efficace che trarre dall’Adorazione Eucaristica forza per le battaglie della vita?

E per la Chiesa e per ciascuno di porre in Maria e nell’Eucaristia la forza per combattere le lotte dell’esistenza?

Lo sguardo profetico dei santi si rivela valido nel tempo.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Giuseppe Longo

Latest videos