La Prima guerra d’indipendenza (dai combustibili fossili) dell’Unione Europea

La speranza rappresentata dalle comunità energetiche rinnovabili e dal senso di comunità delle realtà locali

Chi l’avrebbe detto che la dipendenza dalle fonti di energia avrebbe spinto l’Europa verso una guerra, se non direttamente combattuta, certamente seguita con viva partecipazione? In realtà, la cosa era facilmente prevedibile ma, evidentemente, nessuno voleva crederci.

Comunque, è successo. E adesso bisogna soltanto rimboccarsi le maniche e non perdere altro tempo, considerando soprattutto la tragedia che tutto questo ha provocato. Intanto che infuriano i combattimenti sul territorio ucraino, la prima risposta che l’Europa ha dato a questa grave emergenza, insieme alle sanzioni economiche, è la necessità di affrancarsi dalle forniture di gas importato dalla Russia.

Della necessità di ridurre questa dipendenza, che in Italia raggiunge livelli insostenibili – quasi la metà del fabbisogno nazionale di energia è soddisfatto dalle forniture di gas – si parlava da tempo, da troppo tempo. E il problema forse sta proprio in questo: che si è perso tanto tempo a parlare – discussioni interminabili, come al solito – e poco si è fatto di concreto. Siamo diventati un po’ tutti Don Chisciotte che si attarda nell’eterna e vana lotta contro i mulini a vento, macchine che oggi chiamiamo pale eoliche, dietro le quali vediamo improbabili minacce.

Cosa fare allora? Perché, paradossalmente, una risposta c’è; perché qualcosa si può fare. Da subito, si può fare qualcosa; anzi, si può fare molto. Leggiamo che proprio ieri 19 maggio, nel piccolo comune di Pomarico, nella nostra piccola provincia di Matera, si è tenuto un convegno organizzato da Copagri (Confederazione produttori agricoli) sul tema “Le Comunità energetiche e il futuro delle agroenergie”.

Il bello di questa storia è che l’alternativa al gas di Putin può venire proprio dalle piccole comunità, dalle risorse che queste hanno a disposizione e di cui non si è ancora pienamente consapevoli. Chi ci tirerà fuori da questo problema infatti non sono le grandi potenze, USA, Cina, Nazioni Unite né il potere militare della NATO.

In questa guerra, che si potrebbe chiamare Prima guerra di indipendenza energetica, ne verremo fuori grazie a piccole realtà come Pomarico e a tante altre “sgarrupate” amministrazioni comunali dei centri rurali. Potranno essere queste ad affrancarci dalla dipendenza dalla Russia, potrà essere il senso di comunità per esempio dei piccoli produttori agricoli, degli sfortunati proprietari di terre incolte e improduttive, come tanti ce ne sono in Lucania.

Giustamente il presidente Draghi, a proposito della guerra, ha parlato di Davide contro Golia e di quell’entusiasmante duello dove il piccolo Davide ha la meglio con la sua rudimentale fionda. “Small is beautifull”, piccolo è bello, amava ripetere Fritz Schumacher, teorico dell’economia sostenibile.

«Gli agricoltori lucani» ha detto nel corso del convegno il presidente della Copagri Franco Verrascina, «al pari dei colleghi del resto del Paese, hanno tutte le carte in regola per giocare da protagonisti la delicata partita della transizione energetica; per contribuire attivamente e fattivamente alla decarbonizzazione dell’Italia, favorendone lo sviluppo delle agroenergie e l’efficienza energetica e promuovendo al contempo le energie rinnovabili, in linea con i contenuti del PNRR e con i più recenti orientamenti comunitari contenuti nel New Green Deal e nell’Agenda 2030».

Cosa sono le Comunità energetiche? Sono comunità di cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che si associano per unire le proprie forze al fine di dotarsi di reti intelligenti – smart grid – e di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Ha detto Cosimo Latronico, assessore della Regione Basilicata, intervenendo al convegno di Copagri: «Ogni comunità energetica ha le proprie specifiche caratteristiche, ma tutte hanno lo stesso obiettivo: autoprodurre e fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri. L’obiettivo prioritario e contingente è quello di ridurre la dipendenza energetica dalle fonti fossili e a questo si associano anche molti benefici».

Tutto ciò significa migliore qualità ambientale, ha concluso Latronico, grazie alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti; significa vantaggi economici, grazie ai meccanismi di incentivazione previsti dai provvedimenti per la transizione energetica; significa risparmio energetico e profitti finanziari di cui tutto il territorio potrà avvalersi.

È una speranza, è vero, ma si sa che talvolta basta crederci e le speranze possono diventare realtà.

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Paolo Tritto

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