L’Intelligenza artificiale come ci coinvolge?

Perché è importante sapere cosa è l'intelligenza artificiale? Cosa rappresenta per le persone, per le aziende e per la società? Quali rischi? Perché l'IA interessa anche alla Chiesa?

Affrontare questo argomento non è facile perché è talmente vasto il settore in cui già opera l’Intelligenza artificiale (IA), nelle varie applicazioni esistenti in commercio o già operative nelle aziende, che sembrerebbe difficile distinguere le decisioni umane da quelle degli apparati di IA.

E’ opportuno iniziare con una definizione dell’intelligenza artificiale fornita dalla ChatGPT che è un tipo di chatbot in grado di generare risposte in modo autonomo e naturale, simulando una conversazione con un essere umano. Questa è la risposta data da ChatGPT alla domanda cosa è l’intelligenza artificiale: “L’intelligenza artificiale è un campo della scienza informatica che si occupa dello studio e dello sviluppo di sistemi e macchine in grado di eseguire compiti tipicamente richiedenti l’intelligenza umana. Questi sistemi sono in grado di apprendere, ragionare, risolvere problemi e prendere decisioni in modo autonomo. L’obiettivo dell’intelligenza artificiale è quello di creare macchine in grado di simulare le capacità cognitive umane, come il ragionamento, la percezione, la comprensione del linguaggio e l’apprendimento”. Anche se c’è un sentimento di rigetto che spinge alla non accettazione di questi nuovi apparati, bisogna ammettere però che la definizione è esattissima, quindi sembrerebbe che l’intelligenza artificiale “funziona”.

Alla mente vengono delle domande: Quali saranno le conseguenze delle nuove tecnologie digitali, a medio e a lungo termine? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace? Intanto, è opportuno notare che nel 2022 si è avviata l’IA, nel 2023 c’è stata la presa di coscienza, nel 2024 dovrà essere l’anno della sua consacrazione perché è parte integrante della vita del comune cittadino ed è capace di cambiare la quotidianità di ogni persona.

Ma a chi serve la IA, come la si può usare e cosa si può fare? Per poter accedere all’uso dell’IA è inevitabile che ci si debba mettere in una minima “sintonia” con i sistemi interessati ciò a dire che bisogna aggiornarsi sulle regole che sovrintendono ai processi digitali che non significa solo conoscere le regole del gioco ma entrarci dentro con la propria mente. Cioè sapendo come la IA funziona bisogna saper fare le giuste domande e saper valutare le conseguenti risposte. E qui la situazione si complica un poco perché non tutto è sempre accettabile, non sempre le risposte sono convincenti, non sempre le risposte sono in sintonia con le aspettative dell’interrogante perché le risposte tengono conto della logica di “sistema in apprendimento” contenuta nell’apparato. Ed è anche importante se lo strumento deve usarlo un medico per una diagnosi o un avvocato per prefigurare una sentenza (coerente con la dottrina e la giurisprudenza) oppure un ingegnere per un sistema di calcolo o un politico nella ricerca del giusto discorso in campagna elettorale.

Insomma, tantissime sono le utilizzazioni che si possono attuare con l’intelligenza artificiale ma è buona norma di prudenza verificare sempre le risposte in un’ottica di fattibilità, di logica, di sostenibilità. L’esperienza di un professore, di un maestro artigiano, di un principe del foro conta sempre tantissimo perciò bisogna “entrare in quello spazio libero che la tecnologia gli lascia per portare se stesso ed essere decisore finale del processo per cui sta usando quell’artefatto tecnologico” che è l’IA. 

Quindi, la capacità che hanno questi dispositivi automatici di dare risposte circostanziate o generare affermazioni che a prima vista sembrano plausibili, implica anche una possibile infondatezza. Questo aspetto fa pensare che l’IA potrebbe anche essere impiegata in campagne di disinformazione che diffondono notizie false con danni gravissimi nel mondo della sanità o in quello politico.

I notevoli progressi di queste nuove tecnologie dell’informazione potrebbero comportare anche gravi rischi di natura etica con conseguenze devastanti sulla giustizia e sulla coesistenza pacifica tra popoli. Quindi, quali potranno essere le conseguenze, a medio e a lungo termine, dell’uso dell’intelligenza artificiale? E quale impatto avrà sulla vita delle persone, delle aziende, della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace?

Gli aspetti etici della IA sono all’attenzione dell’Unione europea che ha iniziato a fare i primi passi per la creazione di una normativa comunitaria. Infatti a dicembre scorso la presidenza del Consiglio e i negoziatori del Parlamento europeo si sono accordati sull’IA Act: il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale che individua quelle pratiche i cui rischi sono definiti inaccettabili.

Anche il Papa si è posto il problema della dimensione etica dell’IA, comprese le questioni riguardanti la privacy, il pregiudizio e l’impatto sulla dignità umana. A tale scopo incoraggia ad affrontare le sfide dell’educazione e dello sviluppo del diritto internazionale.  A tal fine Papa Francesco, nel recente messaggio in occasione della Giornata Mondiale della pace, dice: “Se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale. In definitiva, il modo in cui la utilizziamo per includere gli ultimi, cioè i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, è la misura rivelatrice della nostra umanità”.

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Domenico Infante

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