Niente scorie radioattive in Basilicata

Prime concrete ipotesi sulla localizzazione del Deposito nazionale. L'assessore Latronico: "non sarà in territorio lucano". Vent'anni fa i fatti di Scanzano.

Sembra stia per chiudersi definitivamente l’annosa questione del Deposito nazionale delle scorie radioattive. Non c’è ancora una formale decisione del governo ma, stando alle dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, la lunga fase interlocutoria è quasi conclusa. Manca soltanto un ultimo passaggio con un supplemento di istruttoria per l’individuazione della precisa localizzazione. Il ministro non ha voluto fare i nomi delle aree interessate, ma l’assessore regionale Cosimo Latronico ha anticipato che con sicurezza il Deposito non sorgerà in Basilicata.

Ciò che ha consentito di avviare a soluzione questo problema tanto dibattuto negli ultimi anni è stata, secondo quello che è trapelato, la candidatura di alcuni comuni di regioni settentrionali a ospitare l’importante infrastruttura. L’ANSA ritiene certa la candidatura di almeno un comune piemontese.

Su Telegram, Basilicata Next Generation scrive che, per gli uffici tecnici del Ministero, il Piemonte sarebbe la collocazione migliore, visto che buona parte delle scorie radioattive in Italia si trova già lì, in particolare a Saluggia. La Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) aveva individuato 8 siti idonei nella provincia di Torino e 6 in quella di Alessandria. “La linea della Regione Basilicata”, ha dichiarato l’assessore Latronico, “che ha sempre espresso contrarietà all’ipotesi dell’ubicazione di un deposito nucleare sul territorio lucano, ha portato i suoi frutti”.

Anche il mondo cattolico regionale è sempre stato vigile su questo delicatissimo problema. La Consulta delle aggregazioni laicali delle diocesi lucane e la delegazione regionale di Pastorale sociale e del lavoro il 27 gennaio 2021 tennero un convegno sul tema “Non nel mio giardino? Conversione ecologica e cultura del bene comune”. Anche il nostro Arcivescovo don Pino Caiazzo, nella Solennità dell’Epifania dello stesso anno, indirizzò un messaggio sulle responsabilità connesse con la cura e la difesa dell’ambiente.

Grande era la preoccupazione tra i cittadini lucani che il Deposito nazionale delle scorie radioattive fosse collocato in Basilicata come si era tentato in un primo momento. Risale esattamente vent’anni fa infatti la proposta di concentrare le scorie radioattive in un sito geologico a Scanzano Jonico e la massiccia mobilitazione dei lucani in quella occasione riuscì a bloccare il progetto.

Diverse erano le ragioni che portavano a ritenere non idoneo un sito in territorio lucano. Innanzitutto l’instabilità geologica della regione, inoltre la circostanza che la Basilicata “aveva già dato” ospitando per molti anni nell’area di Rotondella rifiuti radioattivi ad alta attività, ma anche perché le scorie avrebbero dovuto attraversare l’intero territorio nazionale per essere spostate dall’attuale collocazione e dalle zone di maggiore produzione. Pare sia stata quest’ultima ragione infine a prevalere.

La realizzazione del Deposito nazionale delle scorie radioattive è un’opera di estrema importanza. l’Italia infatti non ha ancora un sito dove mettere in sicurezza tali pericolosi rifiuti. Si tratta di scorie provenienti dalle centrali nucleari dismesse e di altri rifiuti con minore radioattività, prodotti prevalentemente nei trattamenti terapeutici dei tumori o a scopo diagnostico.

Deposito nazionale rendering
Foto Sogin.it

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Paolo Tritto

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