Restaurati i graffiti di Morelli nell’abside della chiesa di San Paolo

In occasione del 50° anniversario della dedicazione della Chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo nel rione Villa Longo, il 9 aprile scorso si è tenuta una conferenza stampa per la presentazione dei lavori di restauro dei graffiti dell’abside.

La decorazione dell’abside fu realizzata nel 1985 dall’artista materano Nicola Morelli per celebrare i venticinque anni dall’erezione canonica della Parrocchia (12 novembre 1961) come riportato sull’opera stessa.

In questa importante ricorrenza un pensiero speciale è stato rivolto a Don Nicola Colagrande, primo parroco e figura di riferimento, attento e sensibile alle problematiche giovanili e alle condizioni del quartiere di Villa Longo, situato all’estrema periferia nord della città. La chiesa fu inaugurata nel 1972 dal Vescovo di Matera, all’epoca mons. Giacomo Palombella.

La conferenza stampa è stata presieduta da Don Donato Di Cuia, nella parrocchia da dodici anni, prima come vice parroco e dal 2016 come parroco protempore, dalla dott.ssa Maria Grazia Di Pede, storica dell’arte, che ha illustrato la figura dell’artista Nicola Morelli e la dott.ssa Sofia Vakali restauratrice, che ha illustrato il lavoro di restauro dei graffiti.

L’intervento è stato realizzato e finanziato unicamente con le offerte ordinarie che la Chiesa raccoglie ogni domenica dai fedeli.

L’opera si compone di sette pannelli di intonaco scolpiti con la tecnica del graffito e raffiguranti i sette sacramenti, collocati da sinistra a destra seguendo l’ordine dettato dai tempi di conferimento del Sacramento stesso: Battesimo, Confessione, Eucarestia, Cresima, Matrimonio, Ordine Sacro, Unzione degli infermi.

L’opera dell’artista Nicola Morelli ingloba e valorizza il preesistente tabernacolo realizzato dall’artista Pozzuoli al momento della edificazione della chiesa.

La giornata è iniziata alle ore 10.00 con la preghiera e l’omaggio floreale sulla tomba dell’artista Nicola Morelli, da lui stesso progettata e realizzata, e sulla tomba del parroco emerito Don Nicola Colagrande, presso il Cimitero nuovo in c.da Pantano. In serata la cerimonia si è conclusa  con la celebrazione eucaristica presieduta da S.E. mons. Antonio Giuseppe Caiazzo.

Dall’intervento della dott.ssa Di Pede è emersa la figura poliedrica e umana di Nicola Morelli. Nato nel 1921 nei Sassi di Matera, figlio unico di famiglia umile e modesta, fu avviato agli studi che aprirono i suoi orizzonti di vita e da giovanissimo cominciò a viaggiare. Infatti a 19 anni lasciò la famiglia e il paese per sperimentare le vie del mondo. Fu coinvolto nella guerra, raggiungendo i più alti gradi della gerarchia militare. Fu scultore raffinato per monumenti in bronzo di grandi dimensioni, ritrattista e medaglista. Parlava diverse lingue e fu conferenziere in Italia e all’estero. Appassionato e studioso di archeologia, viaggiò moltissimo dalla Russia, alla California, al Giappone, ai paesi del Mediterraneo e del Golfo del Messico, a quelli del Nord Europa.

Le sue opere sono presenti in luoghi diversi. Massima notorietà la raggiunse con la coniazione delle tre serie di monete del Vaticano: la prima in occasione del XVI anno di Pontificato di Paolo VI, la seconda per la Sede Vacante e la terza per il V anno di pontificato di Giovanni Paolo II. A Matera le sue opere sono le sculture del “Calderaro” in via delle Beccherie, lo “Zappatore” in P.zza Vittorio Veneto, della Resistenza nel Palazzo del Municipio e come già detto le decorazioni in graffito dell’abside e la “Via Crucis” nella Chiesa di San Paolo Apostolo a Villa Longo. Nicola Morelli morì il 5 novembre 1994 a Roma.

La dott.ssa Sofia Vakali, nel suo intervento, ha illustrato tutte le problematiche che ha incontrato l’artista per il restauro dei graffiti. Il restauro delle sette nicchie dell’abside, raffiguranti i sette sacramenti, è stato richiesto dal parroco don Donato Di Cuia per riportare allo stato originale i graffiti. Per realizzare quest’opera, Morelli aveva steso uno strato d’intonaco (calce e sabbia) su cui in seguito ha dato come fondo un colore grigio chiaro non uniforme, rifinito con una resina o cera. Ha realizzato il suo disegno in maniera molto stilizzata e lo ha evidenziato con incisione di solchi irregolari in seguito colorati in rosso molto scuro.

L’intervento di restauro ha richiesto la massima attenzione perché la superficie originale è risultata essere molto sensibile a qualsiasi tipo di materiale liquido. E’ stato quindi necessario asportare meccanicamente mediante bisturi i due strati di tempera bianca. La prima ridipintura di tempera bianca era stata sovrapposta all’originale poco tempo dopo la realizzazione dell’opera. Dopo la rimozione di questi due strati di ridipinture, sull’originale sono emerse, in varie zone, scalfiture e lacune sull’intonaco. Sono state stuccate e ritoccate opportunamente. Infine sono state verniciate a nebulizzazione, come protezione finale. Ora l’abside, con grande soddisfazione dei fedeli e di tutta la città, è tornato al suo antico splendore.

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Marino Trizio

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