Tra fede e ragione

L’itinerario di Raïssa e Jacques Maritain. Dall’inserto mensile “Donne Chiesa Mondo” dell’Osservatore Romano n. 103 di settembre 2021 Di Giorgia Salatiello

Raïssa Oumançoff e Jacques Maritain sono sicuramente una delle coppie più famose del Novecento europeo, e non solo, ed è difficile inserirle in un particolare ambito ristretto, perché i loro interessi e la loro influenza sono estremamente ampi.

Raïssa (1883-1960), ebrea russa, e Jacques (1882-1973), francese di famiglia protestante, si conobbero nel 1900 durante gli studi universitari a Parigi, alla facoltà di Scienze, della quale entrambi, Jacques già laureato in filosofia, erano profondamente insoddisfatti, così come della filosofia a loro contemporanea, caratterizzata da scetticismo e relativismo.

Iniziò così un lungo percorso di condivisione che terminerà solo nel 1960 con la morte di lei e che si snodò attraverso varie tappe significative. Nel 1904 Raïssa e Jaques si sposarono civilmente, ma la vera svolta fu nel 1905 con la conversione alla Chiesa cattolica, seguita dal battesimo nel 1906, grazie soprattutto all’influenza di Charles Péguy e della filosofia di Henri Bergson, dopo il decisivo incontro con il romanziere Léon Bloy.

Da quel momento in poi Raïssa e Jacques condivisero tutte le vicende di una vita densa di avvenimenti che li portarono negli Stati Uniti, in Canada e di nuovo in Francia fino a quando, dal 1945 al 1948, Jacques fu nominato ambasciatore di Francia presso la Santa Sede.

Alla morte della moglie Jacques si ritirò nella Comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù e, nel 1971, divenne egli stesso piccolo fratello.

Si possono individuare tre linee, tra loro così strettamente connesse che solo per facilità espositiva è possibile separare, lungo le quali si snoda il percorso dei Maritain: quella dell’amore reciproco, quella della fede, insieme cercata e trovata, e quella della comune ricerca della verità.

Raissa Oumansoff Maritain (Alchetron)

L’amore di Raïssa, poetessa e mistica, e di Jacques, filosofo e saggista, toccava tutte le dimensioni della loro esistenza e, sulla base delle testimonianze delle persone che li conobbero, era diffusivo, cioè capace di irradiarsi e di coinvolgere altri in una rete di profonda confidenza amicale, spirituale ed intellettuale.

Si è detto che le linee dell’esperienza esistenziale dei Maritain sono intrinsecamente connesse ed, in effetti, è impossibile parlare del loro amore reciproco senza tenere conto del cammino che insieme li ha portati alla fede cattolica che ha costituito il faro luminoso di tutta la loro vita.

La fede li aveva strappati al nichilismo ed al pessimismo allora imperanti nella cultura e nella filosofia francesi e la fedeltà alla Chiesa cattolica, nonostante i suoi difetti allora evidenti, li accompagnò sempre in un forte e mai smentito sentimento di convinta appartenenza.

La terza linea è quella della costante e condivisa ricerca della verità, già appagata dalla fede, ma continuamente approfondita con una continua aspirazione a chiarificazioni sempre ulteriori.

Jacques Maritain (Maritain.org)

Si inserisce qui l’incontro con la filosofia e con la teologia di S. Tommaso che aprì nuovi orizzonti indicando che tra fede e ragione non vi è contraddizione e che l’intero pensiero contemporaneo, pur con tutta la sua problematicità, può essere assunto sotto una luce superiore che ne svela le potenzialità sovente occultate e nascoste.

Quella di S. Tommaso, anche per i Maritain, è la “filosofia perenne”, ma essa non annulla tutte le altre conquiste del pensiero che per vie diverse, spesso contorte, tende ad una verità che, in se stessa, è sempre inesauribile.

Parlando di Raïssa e Jacques Maritain il pensiero può correre spontaneamente all’altra grande coppia del Novecento francese, cioè Simone de Beauvoir (1908-1986) e Jean Paul Sartre (1905-1980), che percorse un itinerario esistenziale distante anni luce da quello dei Maritain.

Coppia libera ed aperta ad altri legami, mai convivente, senza alcun vincolo di reciproca fedeltà, ma solo di assoluta sincerità, la de Beauvoir e Sartre condivisero un’esperienza di vita nella quale il collante principale era quello intellettuale e dell’aspirazione ad una libertà assoluta e senza condizionamenti.

Sarebbe facile accostare queste due coppie servendosi della contrapposizione trascendenza (i Maritain) ed immanenza (de Beauvoir e Sartre), ma, in realtà, la questione è più sottile: trascendenza in entrambe le coppie, ma verticale per i Maritain ed orizzontale per la de Beauvoir e Sartre.

Per la prima coppia la trascendenza verticale è quella del condiviso volgersi ad un Dio che trascende entrambi e li attira nella sua spirale di amore, per la seconda è quella orizzontale dell’inappropriabilità dell’altro che rimane sempre in se stesso, nonostante l’amore.                                  

Fino a qui il possibile accostamento, ma, andando oltre, si dovrebbe solo constatare l’impossibilità di un vero paragone tra due coppie che, ognuna nella sua singolarità, hanno esercitato sulle successive generazioni un’enorme influenza che si fa tuttora sentire.

Simone de Beauvoir & Jean-Paul Sartre a Pechino, 1955 (Wikimedia commons)

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