2 Giugno 2021, i primi 75 anni della Repubblica italiana.

Nella ricorrenza, ricordiamo il valore storico del contributo dei cattolici alla democrazia e l'idea di comunità

Nel 1943, mentre la terribile esperienza della dittatura fascista e della guerra volgeva al termine, un gruppo di giovani studiosi provenienti dall’Azione Cattolica e dalla Fuci, la federazione degli universitari cattolici, diede forma a quel documento conosciuto come Codice di Camaldoli, dal nome della località toscana dove appunto quel gruppo si era riunito per discutere le idee programmatiche per un nuovo Stato repubblicano che sarebbe sorto sulle ceneri del vecchio regime.

Per la verità, nel corso delle riunioni tenute a Camaldoli si discussero delle tesi che già avevano cominciato a circolare all’interno di una vivacissima comunità della Valtellina, Morbegno da dove, come è stato ricordato dai Quaderni valtellinesi, provenivano alcuni dei promotori dell’incontro, Ezio Vanoni, Pasquale Saraceno e soprattutto la più brillante intelligenza del gruppo, Sergio Paronetto, l’uomo che mons. Montini e De Gasperi vedevano come il vero leader ma che purtroppo andò incontro alla morte, poco più che trentenne, appena un mese prima della liberazione dal fascismo.

Questa digressione “valtellinese” sui cattolici che fecero l’impresa di ricostruire l’Italia, è utile a comprendere la natura specifica del contributo cattolico dato alla Repubblica. Con il Codice di Camaldoli non si voleva affermare una matrice ideologica, come era per i comunisti e i liberali, ma semplicemente quel modello comunitario conosciuto dalle comunità di villaggio montane e rurali. Era l’idea che “piccolo è bello” ed era anche una gran bella rivoluzione, rispetto al progetto imperiale e alle manie di grandezza del fascismo.

Bisogna dire anche che nei giovani di Camaldoli non c’era soltanto la rinuncia a una pretesa ideologica, che sappiamo quanti disastri porta con sé, ma anche l’assenza di una pretesa egemoncia. Il mondo cattolico non aveva mai avuto il progetto, che doveva apparire irrealistico ai loro occhi, di imporsi sulla scena politica. Anzi, era stato un intellettuale comunista come Antonio Gramsci a porre la questione cattolica nel futuro politico italiano. In altre parole, a invitare i cattolici a scendere in campo. Una questione cattolica che era anche questione contadina, questione meridionale.

All’indomani dell’Unità d’Italia si era detto: “S’è fatta l’Italia, adesso facciamo gli italiani”. Per Gramsci, “fare gli italiani” significava essenzialmente un processo di inclusione capace di accogliere il mondo cattolico che aveva subito l’umiliazione della Breccia di Porta Pia, il mondo contadino che non si riconosceva nella borghesia dominante nell’Italia postunitaria, il meridione italiano che non intravedeva nel nuovo contesto nazionale un rapporto di parità tra le regioni.

Nella Repubblica sorta dopo il crollo del fascismo, le idee programmatiche dei cattolici italiani, unite al loro concreto impegno politico, seppero saldare questi mondi che sentivano ancora di essere esclusi dal processo unitario della nazione. Quei mondi cattolico, contadino e meridionale, indicati da Gramsci.

Sarà questo il principale contributo che i cattolici daranno alla democrazia e alla nascente Repubblica che quest’anno festeggia i suoi primi 75 anni di vita. Quei cattolici con la loro idea comunitaria seppero, in sostanza, “fare gli italiani”, anteponendo a ogni divisione ideologica, e come bene comune da riconoscere, l’unità nazionale.

Questa stessa idea comunitaria sembra oggi più attuale che mai, in un momento storico in cui il pianeta ha raggiunto il punto di massima globalizzazione, con una interconnessione che ha investito ogni più piccolo aspetto della vita quotidiana. È un processo che pone rischi elevatissimi per la singola persona, che avverte di essere totalmente indifesa, e per la salvaguardia dei livelli di benessere.

Bisogna fare in modo che ogni persona possa trovare anche oggi un luogo in cui egli possa sentirsi parte di una comunità accogliente, come quella che i giovani di Camaldoli, animati soltanto dal desiderio di una novità di vita, avevano immaginato.

Festa della Repubblica 2021 – Foto Quirinale

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Paolo Tritto

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