Lei è Vincenza. Ha lo stesso nome del padre. Un padre che non ha mai conosciuto, se non dai ricordi in cui lui riviveva nelle parole della madre e di quanti lo avevano conosciuto o da qualche fotografia sbiadita. Vincenzo Rutigliano desiderava questa figlia. Aveva sposato una vedova con già quattro bambini, dando così loro un genitore premuroso. La moglie era in dolce attesa di quella creatura che il fato crudele non gli permise di accogliere tra le sue braccia. Triste ventura per un uomo generoso con un alto senso di famiglia, semplice nei modi ma forte nei valori e ligio al dovere. Era, soprattutto, un militare della Guardia di Finanza e orgoglioso dell’uniforme che indossava. Come lo era quella fatidica mattina del 21 settembre 1943, quando accorse in aiuto dei suoi commilitoni per difendere la caserma che ospitava la sua Compagnia a Matera, in via Cappelluti, nonostante avesse terminato il suo servizio la notte appena trascorsa.
La città era nel caos: soldati tedeschi in fuga, scaramucce per le strade, la popolazione materana tutta insorgeva, prima città del Sud a farlo. Il tragico bilancio di fine giornata fu di ventisei caduti, di cui diciotto i civili. I proiettili delle truppe naziste in ritirata colpirono a morte anche il giovane finanziere, in quella strada dov’era la sua caserma, quasi la sua seconda casa. Due mesi dopo quel tragico episodio, nacque Vincenza. Lei non ha mai smesso di pensare a suo padre, orgogliosa per quell’uomo, un eroe moderno, e per le radici che ha tenuto salde. Vive nelle Marche ed è tornata a Matera anche per il 21 settembre 2024 avendo un motivo in più per partecipare alla manifestazione commemorativa che la città ha vissuto per gli 81 anni da quei drammatici episodi di spontanea sollevazione popolare e nel rievocare e onorare la memoria del padre.
Al finanziere Rutigliano, Medaglia di bronzo al Valor Militare, la città ha già dedicato una strada, nella zona Sud, e la sede del Comando provinciale delle Fiamme Gialle è intitolata a lui. Ma ora il suo ricordo ha trovato un segno concreto in un monumento scultoreo in pietra calcarenitica, la stessa sostanza dei rioni Sassi, rievocativo sì dei fatti della ”insurrezione di Matera”: fu la prima città del Mezzogiorno a opporsi al giogo nazifascista ancora prima delle “quattro giornate di Napoli”, ma anche un’opera in memoria del sacrificio di tutte le vittime della Guardia di Finanza.
È toccato alla signora Vincenza, visibilmente commossa, l’onore di scoprire e così inaugurare il pregevole manufatto artistico realizzato dagli artisti locali Raffaele Pentasuglia, autore del bozzetto, e scolpito dai fratelli Giuseppe e Vincenzo Rizzi (ProgettoArte). La scultura è stata collocata nell’aiuola prospicente la sede della Camera di Commercio, nei pressi del luogo ove avvenne il fatto d’arme. Lì, infatti, dove via Lucana si fa bivio con via Cappelluti, poco più innanzi c’era la palazzina che ospitava la Compagnia cui accorse in difesa Rutigliano.
È stata una cerimonia essenziale, a tratti commovente, lo scoprimento del monumento, una inaugurazione che oltre il programma dell’anniversario legato all’avvenimento storico, si è inserita pure tra le manifestazioni per i 250 anni della Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza. Una data che per le fiamme Gialle, poi, sarà ulteriormente emblematica per la coincidente ricorrenza del Patrono San Matteo. Si è conclusa, così, una iniziativa partita da una idea suggerita dal Comando provinciale della Gdf la cui realizzazione è stata commissionata dalla Provincia e dal Comune di Matera e ha trovato la piena adesione della Camera di Commercio della Basilicata con la sua sede materana.
«Significativamente le due istituzioni locali, Provincia e Comune, hanno avuto immediato interesse ad omaggiare tutti i caduti delle Fiamme Gialle e in particolar modo attraverso l’atto d’eroismo del finanziere Vincenzo Rutigliano. Nel realizzare il monumento si è messo in pratica il nostro suggerimento di pensare a un qualcosa di evocativo che tenesse conto della peculiarità di Matera e del suo del territorio con l’interesse della comunità nel tenere vivi i sentimenti e la memoria nei confronti della GdF», ha spiegato il comandante provinciale, Col. Roberto Maniscalco.
Il sindaco Domenico Bennardi ha posto l’accento sulle motivazioni per cui «il Comune ha aderito convintamente a questa proposta perché si va a riconoscere il sacrificio nelle gesta eroiche come pure nella quotidianità che compiono le donne e gli uomini della Guardia di Finanza col loro impegno. La figura di Vincenzo Rutigliano, quindi, per noi è il filo che ci fa connettere la GdF con la città. Il monumento è in tufo, come comunemente chiamiamo la nostra calcarenite, un materiale utile e versatile che non solo è stato usato per i nostri antichi rioni ma ci mostra come sia caratterizzante anche della modellazione contemporanea nell’artigianato e nell’arte». Il presidente pro tempore della Provincia, Emanuele Pilato, ha evidenziato come «con questa scultura, cui teneva già il presidente Marrese che si realizzasse, si offre un motivo in più per far conoscere una pagina di storia locale e dare esempi significativi ai giovani».
Sui valori da trasmettere alle nuove generazioni si è soffermato il presidente della Camera di Commercio della Basilicata, Michele Somma: «La storia di Rutigliano è quella del Corpo della GdF come pure un po’ la storia di Matera, e potremmo dire di tutto, il nostro Paese, in quel 1943 subito dopo l’Armistizio, appartiene a tutta l’Italia in quanto quegli avvenimenti hanno portato poi ad avere 80 anni di sviluppo e democrazia. Oltre al ricordo degli eventi materani e dell’eroe Rutigliano sono proprio i valori che devono arrivare alle nuove generazioni alle quali quasi manca il confronto con i testimoni di quelle vicende».
Sugli aspetti artistici e tecnici realizzatori del monumento hanno parlato gli autori. L’artista Raffaele
Pentasuglia per il suo bozzetto si è ispirato partendo «dal simbolo della Gdf, cioè il grifone, legandolo a
Rutigliano in una posizione specifica di veglia in omaggio al suo atto eroico. Il legame con la città è nel
basamento, pensato come una voluta del Carro della Bruna che rappresenta intimamente la comunità. Il risultato finale è ancora più efficace perché nel complessivo ricorda in modo esplicito le sculture romaniche delle chiese della città». La scultura è, nel complesso, alta 4 metri e pesa 15 quintali ed è stata «realizzata completamente a mano – hanno spiegato gli scultori Giuseppe e Vincenzo Rizzi – scolpendo materiale calcarenitico cavato in zona per ulteriormente caratterizzare il legame con la città. I due elementi che la compongono, il grifone e il basamento, sono stati assemblati sul posto e sono sostenuti da alcuni elementi tecnici interni per riuscire ad avere una posizione leggermente sbilanciata in avanti».
Il Comandante regionale Basilicata della Guardia di Finanza, Gen.B. Roberto Pennoni, ha offerto spunti di riflessioni affermando che «la commemorazione dei fatti del 21 settembre ’43 a Matera, insieme al ricordo della figura del finanziere Rutigliano, riporta a quei giorni e all’atmosfera del dopo Armistizio dell’8 settembre, in un momento in cui nel Paese, dopo lo sbandamento, anche le forze armate italiane e i corpi di polizia e militari seppero quasi tutti capire da che parte bisognasse andare e pertanto imbracciarono le armi per la libertà di tutti. Un concetto di cui spesso ci si dimentica è che è facile stare dalla parte dei vincitori, ma c’è stato chi pur consapevole di essere in condizioni di inferiorità non ha esitato un attimo sapendo tuttavia di mettere a rischio la propria vita. Molto spesso usiamo la parola “eroe” ma anche con molta ipocrisia e retorica. Io ritengo che il vero eroe sia perdente perché è troppo facile esserlo vincendo. Il vero eroe è quello che sacrifica la propria vita sapendo di perderla per il bene degli altri: l’esempio più classico è quello di Leonida alle Termopili. Ecco perché quella del finanziere Rutigliano è una figura simile, in quanto lui sapeva a cosa andava incontro. Aveva finito il turno di servizio però quando passarono i colleghi a chiamarlo perché l’insurrezione era in atto, non esitò a seguirli. Andò via e così lasciò la sua giovane vita, oltre a lasciare una donna con già quattro bambini e con in grembo sua figlia. Al mondo d’oggi non so quanti sarebbero capaci di certi gesti e di affrontare pericoli con tale serenità d’animo. Forse c’erano anche valori diversi, una diversa percezione del proprio essere partecipi della società. La figura di Vincenzo Rutigliano sarà imperitura nella memoria dei materani e ringrazieremo la signora Vincenza che verrà a scoprire la targa del papà: per quella bambina cresciuta senza di lui vedere un monumento che la città gli dedica penso che sia una buona cosa».
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