Spopolamento in Basilicata, male inevitabile?

Diventa sempre più grave la situazione del calo demografico in Basilicata. Le radici di questo gravissimo fenomeno sono attribuibili alla critica situazione economica lucana che provoca la fuga dei giovani e delle loro speranze di futuro.

In questi giorni il problema del calo demografico lucano è sotto osservazione di una Commissione governativa per essere monitorato e se possibile interrotto. Sembrerebbe questa intenzione una sorta di utopia dopo vari decenni di calo demografico ed una situazione di non ritorno tanto si è aggravata. In effetti, se dovesse continuare così, tra qualche decennio dovremmo solo recintare la Basilicata perché diventerebbe di fatto zona inaccessibile.

Al di là di queste sinistre previsioni, che hanno il sapore di distopie orwelliane ma che possono far ben capire il grande rischio che corrono i lucani del prossimo futuro, si pone un problema molto serio tant’è che, nonostante tutte le distrazioni che i governi nazionali hanno avuto per la Basilicata, la questione è andata sotto osservazione della Commissione d’inchiesta della Camera sulla transizione demografica visto il primato negativo dei suoi comuni di avere la percentuale più alta tra i comuni italiani per calo demografico con ben 89,3% rispetto ad una media nazionale del 43,9%.

Infatti, in Italia, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+3,1 per mille), Emilia-Romagna (+3,1 per mille) e Lombardia (+2,3 per mille), mentre le regioni in cui si riscontrano le maggiori perdite sono invece la Basilicata (-6,3 per mille) e la Sardegna (-5,8 per mille). Questi sono i dati pubblicati dall’Istat sul report demografia e fecondità, relativi al 2024. Quindi il problema è soprattutto della Basilicata ed è arrivato il momento di fare qualcosa.

Non si può sottacere a chi vada attribuita la maggiore responsabilità, dopo l’opportuna affermazione del ministro Giorgetti secondo il quale la politica “ignora la drammaticità” del problema e quindi rimane impassibile rispetto allo svuotamento di interi territori. Il dramma maggiore si verifica nelle aree interne abitate ormai quasi esclusivamente da una popolazione anziana. E nel caso della Basilicata la situazione è veramente drammatica perché secondo l’ISTAT entro il 2050 la popolazione potrebbe ridursi di almeno 100000 persone  che, unite a quelle residenti in regione ma domiciliate per lavoro o studio fuori regione, i numeri diventerebbero veramente insostenibili. Tenuto conto poi che la gran parte dei paesi lucani sono di qualche migliaia di abitanti e anche meno, appare evidente che si porrebbero serissimi problemi di sopravvivenza per le popolazioni residenti che usufruirebbero certamente di una cattiva qualità dei servizi pubblici.

L’esempio più macroscopico arriva dalla scuola perché con il numero di studenti che va diminuendo a vista d’occhio, sarà necessario raccogliere bambini nel giro di 30-40 chilometri per creare classi primarie e medie trascurando l’infanzia e i nidi che diventerebbero un’utopia. In una parola al di là della possibile sopravvivenza scadrebbe di grande misura la qualità della vita di questi abitanti che diventerebbero sempre più cittadini isolati sia che si trovino in montagna, in collina o in alcuni casi addirittura in pianura.

Quali soluzioni? Non è difficile ipotizzarle, e in Basilicata se ne parla già da tanti anni, ma la politica “ignora la drammaticità” come detto in precedenza. Occorrono soprattutto infrastrutture: stradali, ferroviarie e informatiche!

Quelle stradali occorrono per mettere in condizioni le persone delle aree interne di raggiungere facilmente i luoghi di lavoro, i luoghi dove sta la sanità, i luoghi dove stanno le scuole e i luoghi dove sta, perché no, anche il divertimento. Purtroppo nelle aree interne (di cui è costituita essenzialmente la Basilicata) esistono già poche e tortuose strade: peraltro spesso ci sono strade nuove mai ultimate e strade vecchie che sono dissestate in grandissima parte perché mancanti di manutenzione ma necessarie ai paesi che servono (è il caso della ex SS 277 che costituisce unico accesso a Garaguso, Oliveto, San Mauro Forte, Accettura). Risposta concreta a questa situazione potrebbe darla la costruzione della cosiddetta “Murgia-Pollino” che collegherebbe in maniera veloce la Puglia (da Gioia del Colle) fino all’autostrada Salerno-Reggio Calabria consentendo così di raggiungere velocemente tutti i paesi delle aree interne del materano e del basso potentino (Pollino, lagonegrese, Lauria e Maratea). Oltre all’incremento turistico (invernale ed estivo), questa strada potrebbe consentire investimenti e l’avvio di tante piccole start-up che potrebbero utilizzare i tanti boschi esistenti per creare strutture di carattere sportivo, ristorazione e agriturismo oltre che la valorizzazione dei beni artistici, storici e folkloristici di tanti piccoli ma antichi paesi. Questa strada è inserita nel Piano strategico regionale, esiste un progetto esecutivo, è appaltabile ma di finanziamento e appalto neanche l’ombra. Cosa si aspetta? In realtà si possono ancora usare gli scampoli del PNRR e peraltro la ricostruzione del primo tronco tra Matera e Bivio Metaponto risolverebbe il grosso problema di traffico intenso ivi esistente che è causa di incidenti stradali giornalieri.  

Tratti vari della ex SS 277 nello stato di conservazione attuale

Tratti vari della ex SS 277 nello stato di conservazione attuale

Quelle ferroviarie occorrono per gli stessi motivi precedenti, con la sola aggravante che i mezzi ferroviari li utilizzano le persone che vanno fuori regione per fare viaggi lunghi con l’aggiunta di lunghissimi tempi per raggiungere la stazione di partenza. Basta pensare ai paesi dell’entroterra lucano i cui viaggiatori devono prendere prima uno o due bus per raggiungere la stazione più prossima e poi, dopo un tempo di attesa (che a volte dura diverse ore) devono prendere uno o due treni per raggiungere la stazione del treno a lunga percorrenza che li porterà al Nord o all’estero. Insomma un disastro.

Le infrastrutture informatiche sono quelle più facili da realizzare ma più indispensabili per consentire una normale vita con qualità accettabile. La rete internet (da fibra o da ponti radio) è importante per dare un segnale web a scopo di lavoro (come singolo lavoratore, per le imprese di ogni tipo che sono avviate da cittadini coraggiosi, per il funzionamento delle scuole, per la sanità che consente di attivare la telemedicina, per la gente comune per fare prenotazioni, acquisti on line, per accedere all’informazione o alla formazione oppure per divertimento.   

In definitiva, cosa si aspetta a smuovere l’apatia che avvolge i lucani e insieme ad essi i politici lucani? Perché non si stimola i giovani, che sono i più diretti interessati, ad esprimersi su questi argomenti? Perché la Regione o altra istituzione politica non indice un concorso di idee per capire cosa si potrebbe fare per ricostruire, anche dal punto di vista dell’antropologia sociale, questo territorio? Si parla tanto di identità lucana. Ma come si pensa di conservare o meglio preservare un’identità lucana quando poi i giovani, per le tante difficoltà che trovano sui loro territori di origine, non possono fare a meno di andare via scappando verso mete più allettanti? Allora le istituzione vogliono darsi una regolata?   

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Domenico Infante

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