ABITARE IL TEMPO PER RICUCIRE IL TESSUTO SOCIALE

Le tribune politiche cominciano ad essere sempre più affollate. Si sente parlare nuovamente di par condicio. Per strada sono apparsi i consueti spazi metallici per l’affissione della propaganda elettorale. Tanti locali “sfitti” si riempiono e si colorano di bandiere di partito divenendo comitati elettorali e così, solo “momentaneamente”, luoghi di aggregazione politica. Su i social si moltiplicano le notizie “sponsorizzate” con cui il mondo politico tenta di raggiungere il maggior numero di utenti nella speranza di argomentare le proprie ragioni di impegno sociale. Tutto procede nel rispetto dei ritmi tipici, talvolta intensi talvolta frenetici, della campagna elettorale. Eppure sembra che al contempo, di fianco al tempo della campagna elettorale scorra, in parallelo, il tempo della vita comune: quella dei cittadini, degli operai, dei padri e delle madri di famiglia, dei disoccupati, degli ammalati. 

E’ come se per un verso ci si affannasse per sfruttare al meglio tutte le ore che ci dividono dal 4 marzo e dall’altro ci fosse un vero e proprio disinteresse per il 4 marzo stesso: una domenica come un’altra! Eppure, sono due lati di una stessa moneta, una moneta che non può essere né divisa né spaccata altrimenti perderebbe, comunque, la totalità del suo valore. Se da un lato, dunque, è necessario che il mondo politico realizzi di stare vivendo una campagna elettorale  senza i cittadini, dall’altro è – quanto mai – importante che i cittadini realizzino che non possono vivere senza farsi “abitanti di questo tempo” in cui è dominante la vicenda elettorale.  Significativo, in tal senso, è l’invito che Mons. Caiazzo ci rivolge nella sua lettera per la Quaresima ovvero a non essere spettatori di una vita che passa davanti ai nostri occhi rassegnati e in attesa che un deus ex machina cambi magicamente tutto. 

Il cambiamento, lo sappiamo, parte dal basso, dal mio lavoro, dalla mia casa, dalla mia comunità, dal mio senso di partecipazione; si coltiva nel terreno della responsabilità civile, si edifica nel territorio del dibattito pubblico che abbiamo, anche come cattolici o proprio perché cattolici, il dovere di animare.

La distanza tra mondo civile e mondo politico è consistente ma ciò non giustifica disinteressi di sorta o ragioni di sfiducia. Come “abitanti di questo tempo” siamo chiamati a superare ogni motivo di disaffezione e a partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale. 

Abbiamo il compito di leggere i programmi politici (pur consapevoli che questi, quasi sempre, non vengono attuati… ma da qualche parte bisognerà pur cominciare), di valutarne i contenuti (centralità della persona, attenzione alle famiglie ai giovani al lavoro, l’interesse per la solidarietà e la sussidiarietà), di esaminare le coalizioni, di misurare – anche sulla nostra vita – eventuali proposte (non promesse) politiche ed anche di guardare negli occhi i candidati, la loro storia e la loro idea di futuro. Una nostra appassionata presenza può aiutare a generare quel clima di fiducia, può contribuire alla ricostruzione di quel rapporto necessario tra i luoghi di vita civile ed i luoghi di vita politica, può alimentare quel desiderio di costruzione del bene comune che dovrebbe essere proprio di ogni cittadino. Insomma dobbiamo esserci, la vicenda elettorale non può non interessarci, perché – sempre come ci ricorda il nostro Vescovo – chiediamo di essere governati e di essere aiutati a crescere mettendo al centro di tutto il bene comune. 

Il Card. Bassetti nel corso della Prolusione del Consiglio permanente della CEI, ha sottolineato l’urgenza di pacificare, ricostruire ed anche di ricucire. Pacificare ciò che è nella discordia mitigando quel clima di rancore sociale di cui gli ultimi fatti di cronaca sono una evidente rappresentazione; ricostruire ciò che è distrutto per ridare una speranza all’Italia; ricucire ciò che è sfilacciato per riprendere la trama di quei fili di umanità che si dipana per tutto il Paese.

E’ evidentemente da ricucire il rapporto che c’è tra cittadini e politica e lo strappo è amaramente considerevole; eppure ci conforta ricordare che anche il buon Dio, prima di allontanare dal giardino di Eden l’uomo e la donna che non lo ascoltarono, si chinò prese delle pelli, ago e filo e cucì loro delle tuniche per rivestirli. E’ bello pensare, allora, di poter fare nostra questa pedagogia divina: anche quando tutto sembra perduto, anche quando sembra che la tua voce sia inascoltata, anche quando tutto sembra essersi inesorabilmente strappato: tu fermati, siediti ed inizia a ricucire il tessuto…il tessuto sociale !

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Lindo Monaco

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