Aprite le porte a Cristo. Anzi spalancate i vostri cuori!

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Questa esortazione di San Giovanni Paolo II al suo insediamento nel pontificato è quanto mai attuale e necessaria per calmare i venti di guerra che sembra siano sempre più forti in questo nostro mondo.

«Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!», è quanto ha detto San Giovanni Paolo II durante l’omelia della Messa di insediamento al suo pontificato il 22 ottobre 1978 sul sagrato della Basilica di San Pietro. Oggi sono parole profetiche e di conforto a noi uomini di questo tempo così difficile e pregno di incertezze. Anzi dovremmo spalancare il nostro cuore, come suggerisce il testo di un meraviglioso canto composto da mons. Marco Frisina. Le porte del loro cuore dovrebbero spalancarle soprattutto i governanti dei Paesi ed in particolare quelli che procurano danni, morti e distruzioni con le loro guerre. Quanti figli di Dio, militari e civili, adulti, anziani e bambini, sono morti in questi ultimi anni nelle varie guerre che si sono succedute, non sempre, anzi con motivazioni difficilmente comprensibili alla gran parte del popolo. L’augurio che ci facciamo è che la Pentecoste, celebrata domenica scorsa, coinvolga tutte le persone che hanno grandi responsabilità e lo Spirito Santo le illumini nelle decisioni che vanno a prendere. Purtroppo i venti di guerra si stanno spostando e dobbiamo augurarci che il focolaio di tensione acceso nel Kossovo in questi ultimi giorni si spenga al più presto possibile e che prendano invece piede le iniziative di pace per l’Ucraina intraprese da un verso dal Vaticano e dall’altro dalla Cina.

E poi c’è l’emergenza alluvione in Romagna, un disastro che chiama in causa e richiama alle loro responsabilità i nostri governanti, locali e nazionali, affinché realizzino una politica di tutela del territorio sia attuando piani di regimentazione delle acque sulle colline e montagne sia predisponendo e realizzando i piani di manutenzione degli alvei, canali e scarichi di acqua, anche nelle pianure che sono quelle che, in caso di piogge torrenziali, si allagano e subiscono i maggiori danni. Quindi non guasta un richiamo su queste problematiche, tutte riportate nell’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” sulla tutela del creato. In questo senso, il Papa vuole una Chiesa italiana «inquieta» e «creativa» e che sia sveglia rispetto ai problemi e non invece assopita per destarsi solo nei momenti di emergenza. Intanto, tante sono le iniziative di aiuti e di soccorso agli alluvionati della Romagna, tuttora in gran parte ancora allagata e con danni gravissimi alle aziende e alle famiglie, e certamente il popolo italiano, pur nei mille difetti, non farà mancare il suo buon cuore per alleviare i disagi di quelle popolazioni.

Papa Francesco, col Messaggio della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali nel 2022, ci richiamava all’ascolto rimarcando che spesso c’è qualcosa di umano che può degenerare, essere deviato: «C’è un uso dell’udito che non è un vero ascolto, ma il suo opposto: l’origliare».  Invece, nella “Giornata” del 2023, lancia l’appello a parlare con il cuore interpellando radicalmente il nostro tempo, “così propenso all’indifferenza e all’indignazione”.

Mi piace concludere questo editoriale, alla fine del mese mariano, con il passo finale della preghiera che mons. Caiazzo ha composto in occasione del rientro a Matera di Maria SS della Bruna da Viggiano:

Tu, che sei Signora di bontà immensa,

in intima unione con Dio, Uno e Trino,

aiutaci a desiderare la stessa unione tra di noi:

capaci di superare dissidi e difficoltà,

incomprensioni e divisioni.

 

Santa Maria,

fonte di bellezza, prega per noi

in questo momento storico

di grande difficoltà e sofferenza a tutti i livelli:

tutti possiamo cercare, nella diversità, il dialogo

e lavorare insieme

per esprimere la vera ricchezza di quello che siamo.

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Domenico Infante

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