Cosa è cambiato e cosa non è cambiato nella politica tedesca dopo le elezioni

Il bene comune dell'ambiente e la “sfida del secolo” al cambiamento climatico

La Germania è un paese che con l’Italia ha relazioni molto strette, soprattutto nel settore industriale. Tanto che non è possibile immaginare un’industria tedesca senza l’apporto della produzione italiana. Né è possibile immaginare l’economia italiana senza la locomotiva tedesca. Per dirne soltanto una: come potrebbe esistere la potente industria automobilistica tedesca senza il design italiano?

È invece abissale il distacco tra le due nazioni nel campo politico. La prima differenza è abbastanza evidente: la politica tedesca ha obiettivi molto precisi, in quella italiana si gioca tutto sul contrasto tra i partiti politici, partiti che – se vogliamo dirla tutta – esistono soltanto “sulla carta” e non hanno una vera base sociale. È il “teatrino della politica” italiana, sebbene adesso il Presidente Draghi stia provando a imprimere un carattere tedesco anche alla politica italiana.

Enrico Letta, commentando il risultato delle elezioni tedesche che hanno visto prevalere i socialdemocratici dell’Spd, ha detto che questa è la dimostrazione che dalla crisi si esce “da sinistra”. Letta avrà i suoi buoni motivi per dire ciò, ma è bene mettere in chiaro che se c’è un paese dove non si può parlare propriamente di crisi questo paese è proprio la Germania. I tedeschi – fortunati loro – non hanno il problema di uscire dalla crisi.

Nemmeno si può dire che il successo politico della Germania stia nel venirne fuori “da sinistra”, se non si vuol dimenticare ciò che ha rappresentato Angela Merkel con le sue ampie coalizioni. Con un indirizzo politico cioè che significa sostanzialmente il senso di responsabilità di fronte a un momento storico drammatico, nel quale non ci si possono permettere derive, né a destra né a sinistra, ma tutti bisogna avere ben presente il bene comune e lavorare insieme con l’obiettivo di difenderlo. Olaf Scholz e il suo partito dell’Spd questo lo sanno bene e per questo, come ha sottolineato Aldo Cazzullo sul Corriere della sera, si sono presentati rivendicando esplicitamente l’eredità di Angela Merkel.

Questo non significa che in Germania non ci sia dialettica politica e la campagna elettorale; questo 2021 ha dimostrato molto bene quanto acceso possa essere il dibattito in questo campo. Né che i partiti non si scambino accuse anche pesanti.

Al contrario, per fare un esempio, in Germania hanno una precisa ricorrenza in cui, in politica, è concesso rivolgere uno contro l’altro le peggiori accuse. Nel giorno del Mercoledì delle Ceneri infatti, per tradizione, i tedeschi possono affrontare i loro oppositori politici anche abbandonandosi ad accuse verbali molto esplicite e perfino violente. Ma sapendo che quella giornata è il Mercoledì delle Ceneri, che cioè è finito il carnevale e da quel momento comincia la quaresima, quindi, si deve cominciare a fare le cose molto seriamente, mettendo da parte ogni faziosità. È questa una sentita tradizione in Germania e lo spiega molto bene l’ambasciatore tedesco in Italia, con la sua consueta simpatia, in un bel video su facebook (vai al link) che è consigliabile guardare perché fa capire tante cose della campagna elettorale 2021.

Finita la campagna elettorale, ad urne aperte, dopo la vittoria del leader socialdemocratico Olaf Scholz, inizia la difficile e complicatissima fase della formazione della coalizione di governo. Non mancheranno anche in questa circostanza forti contrasti, prove di forza, colpi bassi. Ma, per quanto paradossale possa sembrare, il risultato finale non cambierà.

Si sa già cosa farà chi governerà la Germania nei prossimi anni. E si sa anche che, tra le tante cose che farà, il maggior impegno sarà messo nel far fronte alla sfida del secolo, alla grande sfida rappresentata dal cambiamento climatico e dalla transizione energetica. Nemmeno importa che il risultato elettorale riportato dal partito dei Verdi sia stato inferiore a quanto veniva attribuito nei sondaggi. La politica green sarà ugualmente al primo posto. Perché in Germania tutti riconoscono nell’ambiente un bene comune primario che, a prescindere da ogni orientamento politico, a prescindere anche dagli equilibri politici che emergono dai risultati elettorali, bisogna ad ogni costo tutelare.

I tedeschi vogliono seriamente impegnarsi, e la vittoria Spd lo sottolinea, sulla strada della transizione energetica e nel fare questo vogliono che tutta l’Europa lo faccia, che si utilizzino al massimo le risorse che il continente europeo offre, risorse che sono enormi. Vogliono che la produzione europea non sia più costretta a dipendere dalle importazioni asiatiche – in questo, il vantaggio per l’economia italiana sarebbe importante, particolarmente nelle regioni del Mezzogiorno. Soprattutto, non vogliono più delocalizzare una produzione industriale verso regioni dove i diritti del lavoro sono regolarmente violati.

Bisogna assolutamente incamminarsi su questa strada e, riguardo a ciò, i tedeschi – passi una nota d’orgoglio italiano – hanno fissato bene a mente e fatto proprio quel “whatever it takes”, quel “costi quel che costi” pronunciato al tempo della crisi dell’euro dal nostro Mario Draghi.

Olaf Scholz, foto di Klaus Friese
L’immagine by HamburgerJung è sotto licenza CC BY-NC-SA 2.0

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Paolo Tritto

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