Covid. È stata messa a punto l’exit strategy italiana

Come uscire dalla pandemia. La strategia del Governo che chiede ai cittadini fiducia e solidarietà.

Presentando alle Camere la sua relazione riguardo ai temi da trattare al Consiglio Europeo del 25 e 26 marzo, il Presidente Mario Draghi ha colto l’occasione per fare il punto sull’andamento del contagio del covid-19 e sul modo migliore di affrontare l’ultimo miglio in vista del definitivo superamento delle criticità.

In questa grave emergenza nazionale, ha detto il Presidente rivolgendosi ai parlamentari, «voglio trasmettere un messaggio di fiducia a voi, e a tutti gli italiani». Perché ci sono tutti i presupposti per tornare a sperare. Ci sono già quattro vaccini sicuri ed efficaci, tre dei quali sono disponibili e un quarto lo sarà in tempi brevissimi.

Altro punto a favore è, per il governo, essere riusciti a vaccinare la quasi totalità degli ospiti delle residenze per anziani, i due terzi dei quali hanno ricevuto la conclusiva dose di richiamo. La campagna di vaccinazione procede ormai speditamente, con un numero giornaliero di vaccinati doppio rispetto all’inizio dell’anno ed è già operativo un piano per imprimere un’accelerazione ancora più marcata che renderà possibile somministrare mezzo milione di vaccini al giorno. L’obiettivo del governo è quello di raggiungere più persone possibile, nel più breve tempo possibile.

Già oggi l’Italia è il secondo paese dell’Unione europea per dosi somministrate e regge bene anche al confronto con il Regno Unito, preso spesso ad esempio. Qui si registra certamente un elevato numero di vaccinazioni, ma se si prendono in considerazione le dosi di richiamo è un numero che non si discosta molto da quello italiano.

Tutto questo, come si diceva, apre alla speranza. Ci sono dunque le premesse perché l’Italia possa pensare a una cauta riapertura, tenendo presenti tre priorità: salute, istruzione, economia. Queste parole pronunciate dal Presidente sono state accompagnate da prolongati e ripetuti applausi nell’aula parlamentare. Applausi che, come si è affrettato a precisare Draghi, vogliono dare credito piuttosto a una speranza. Ed è questa speranza che sostiene la volontà di provvedere a riaprire le scuole subito dopo Pasqua. Se si vedrà che queste attese hanno un fondamento, si comincerà dalla riapertura delle scuole per l’infanzia e delle elementari, con precise e costanti misure precauzionali.

Per un più veloce ritorno alla normalità, sarà inoltre disponibile entro tre mesi un “certificato verde digitale” che permetterà una libera e sicura circolazione dei cittadini nell’Ue e che sarà rilasciato a quanti sono stati vaccinati, hanno effettuato un test diagnostico per il SARS-CoV-2, o che sono guariti.

Ma non c’è piano pandemico che possa reggersi, ha osservato ancora il Presidente nella sua relazione, senza un altro presupposto, quello della solidarietà. La grande sfida che pone la pandemia è principalmente questa: se il mondo intero non sarà adeguatamente protetto dal contagio, nessuno potrà credere di essere protetto, in nessuna parte del mondo.

Spiace a questo proposito, ha detto Draghi, vedere che alcune Regioni «trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». È una prassi discutibile che il governo intende contrastare rendendo pubblici, sul sito della Presidenza del Consiglio, tutti i dati delle vaccinazioni, «Regione per Regione, categoria di età per categoria di età».

L’Italia deve mostrare invece di credere nella solidarietà. Come già ha fatto tante volte in questo frangente e che continuerà a fare, per esempio, sostenendo il progetto di solidarietà internazionale Covax, uno strumento con cui si vuole contribuire a promuovere campagne vaccinali di massa in quei paesi del mondo meno sviluppato che non sono in grado di affrontare efficacemente, con le loro limitate risorse, questa lunga e insidiosa emergenza sanitaria.

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Paolo Tritto

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