Fede e incredulità nel rapporto tra Benedetto XVI e il matematico Odifreddi

Presentato presso l'Università Lumsa di Roma il volume "In cammino alla ricerca della Verità"

Probabilmente niente è più distante dalla fede di quanto sia distante l’incredulità. Come mai talvolta questi due opposti si incontrino è un mistero ed è proprio questa misteriosa circostanza che si è vista nel lungo rapporto tra l’ostinata incredulità di Piergiorgio Odifreddi e la fede ferma di Benedetto XVI.

Recentemente è stato presentato a Roma, presso l’Università Lumsa, il volume “In cammino alla ricerca della Verità” che raccoglie le lettere e il racconto degli incontri tra il Papa emerito e lo studioso italiano. Già il titolo di questo libro svela in parte il mistero: fede e incredulità, per quanto distanti se non proprio agli antipodi, percorrono la stessa via, alla ricerca della verità. O addirittura – perché no? – della Verità con la maiuscola.

Il cammino dell’uomo è segnato dall’inquietudine con cui l’uomo cerca la verità. Per questo, Benedetto poteva rivolgersi al matematico con queste parole: “Sono felice della sua inquietudine su Dio e Gesù”. L’inquietudine è, per Sant’Agostino, la strada che conduce a Dio: “Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te”. Non tutti giungono fino a riconoscere la presenza di Dio, ma ognuno percorre la stessa strada e l’importante è essere sulla strada giusta.

È proprio Odifreddi che ha voluto si conoscesse il suo carteggio con il papa emerito e il contenuto di cinque incontri avvenuti dopo la rinuncia al ministero papale. Nel corso della presentazione del libro alla Lumsa, padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger, ha sottolineato come Benedetto XVI, “ha preso molto sul serio la richiesta avuta da Odifreddi di entrare in dialogo con lui. Questo è un segno della sua attenzione al dialogo tra la fede, la ragione e la scienza, e dell’atteggiamento molto disponibile e aperto con cui lo ha sempre vissuto”.

Altro fattore che ha favorito l’incontro tra queste posizioni così diverse è stato indubbiamente un rapporto di amicizia sincera e profonda. “Un’amicizia bella” che è “una dimensione rara” tra due posizioni diverse in cui “si dialoga e non si bisticcia”, dove “si incontrano idee e non si demonizza l’avversario”, ha spiegato monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita nel corso della presentazione del libro.

Quello che può unire gli uomini più diversi è, come si è visto, la consapevolezza di essere spinti dalla stessa inquieta ricerca della verità. C’è poi l’amicizia che porta a scoprire di essere affettivamente legati uno all’altro. Ma, alla fine, c’è sempre un fatto. Qualcosa che accade e che fa, come ricorda San Paolo “dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace”.

Odifreddi, oltre a precisare di essere rimasto ateo, ha voluto ricordare che con il passare del tempo “era inutile continuare le ‘schermaglie’ su questi temi”, e si è passati ad altri argomenti, come la logica, la vita e la morte. Proprio sul tema della morte c’è stata la più stretta convergenza tra i due. Il Papa emerito aveva chiesto ad Odifreddi un parere da ateo sulla morte e il matematico scrisse una lettera da lui stesso definita “teorica”.

Poi nel 2020, l’anno della pandemia, vennero a mancare sia Georg Ratzinger, amato fratello di Benedetto, sia la madre di Odifreddi. “È stato quello il momento più di vicinanza”, il momento in cui, ha detto Piergiorgio Odifreddi, due persone conoscono lo stesso dolore della perdita delle persone care. È quello che è avvenuto nel 2020 e che l’autore ripercorre nel capitolo del libro che si intitola “Annus horribilis”.

Alla fine, è vero, rimane ben poco delle lunghe discussioni e delle eventuali “schermaglie”. Ciò che può unire perfino persone che sono agli antipodi è sempre e soltanto la croce, sono soltanto le dolorose ferite che segnano inevitabilmente ogni uomo.

Piergiorgio Odifreddi e Benedetto XVI
Foto dal canale youtube di Odifreddi

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Paolo Tritto

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