Grottole: Sant’Antuono. Bilancio positivo i festeggiamenti: grande concorso di popolo

“Evviva Sant’Antuono, e sant’Antuono viva!”: per giorni sono risuonate le parole dell’inno di Sant’Antuono sul colle dove sorge il santuario e tra le vie del paese. Una festa che attira devoti e turisti da tanti centri della regione, quest’anno ancor di più, forse per il bel tempo, forse per le strette pandemiche completamente superate. Soddisfatti i grottolesi e i partecipanti alla festa per la buona riuscita dell’edizione della festa di quest’anno. Plauso del parroco al comitato, che ora è già all’opera per preparare S. Rocco

Tanti cristiani si recavano da S. Antonio Abate ai suoi tempi alla ricerca di un consiglio spirituale o di una dritta per la vita. Così, tanti devoti si sono riversati nel santuario dell’agro grottolese, a lui intitolato, nel giorno di Pentecoste e nei due seguenti: chi per chiedere una grazia, chi per gustare la piacevolezza delle giornate primaverili, chi per onorare il santo, chi per conoscere questa bella festa.

Domenica 19 maggio: i ferrandinesi aprono la festa

Come da tradizione di questi ultimi decenni, hanno aperto le danze i ferrandinesi – alcuni giunti a piedi dopo 36 km di cammino, alcuni in bus – alle cinque del mattino di domenica 19 maggio, solennità di Pentecoste. Dopo la colazione di rito, alle otto, don Savari Raj Susai, parroco di Grottole, ha celebrato l’Eucaristia. I ferrandinesi, che in antico festeggiavano tutto con i grottolesi, hanno nel tempo iniziato a festeggiare S. Antuono anche a “casa loro” il lunedì dopo Pentecoste. Così, per non perdere le origini grottolesi della festa, salgono sul monte la mattina della domenica.

Lunedì 20 maggio, dal paese al colle: tanta festa, tanti fedeli

La mattina del lunedì, ha celebrato don Fabio Vena, parroco di Salandra, da cui ogni anno giungono tanti fedeli. Una bellissima giornata di primavera ha incoraggiato tanta gente a partecipare, nel pomeriggio, al tradizionale pellegrinaggio Grottole-Sant’Antuono (15 km) che quest’anno ha guidato don Michele Francabandiera, già parroco di Grottole (2005-2012).

Quanta vita lunedì pomeriggio sul Colle di Sant’Antuono! Le auto in movimento alla ricerca di un posteggio, i due bus giunti da Grottole per chi non poteva salire a piedi, capannelli di giovani in festa: grottolesi, ferrandinesi, salandresi… e anche dei vicini paesi della Diocesi di Tricarico (Grassano, Campomaggiore…). E proprio don Nicola Urgo, vicario generale di Tricarico, ha presieduto la celebrazione eucaristica del pomeriggio. Una chiesa gremitissima, un’assemblea partecipe, una liturgia solenne animata, tra l’altro, dalla presenza dei due seminaristi grottolesi: Nunzio Ciliero, come cerimoniere, e Domenico Pepe, che guidava il coro e suonava la pianola.

Una significativa omelia ha tenuto don Nicola a partire dal racconto del giovane ricco (Mt 19,16-21), che fa parte della liturgia della parola di S. Antonio Abate. La riflessione ha preso le mosse dalle frasi conclusive del brano evangelico: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio. Questo è impossibile agli uomini ma a Dio tutto è possibile”. “Quel ‘tutto è possibile a Dio’ – ha evidenziato don Nicola –  torna anche nelle parole dell’arcangelo Gabriele a Maria che pronuncia, diversamente dal giovane ricco, il suo ‘Eccomi’. Anche S. Antonio Abate è stato esempio, come Maria, di un mettersi a disposizione totale e, così, ritrovare se stesso e incidere nel mondo”. Scegliere, avere coraggio e il ‘metodo della preghiera’ gli aspetti di Sant’Antonio che don Nicola ha sottolineato essere importanti anche oggi per noi. “S. Antonio si fece eremita e il distacco dal mondo lo aiutava a comprendere meglio i problemi dell’uomo e del suo tempo. E quante persone lo andavano a trovare! E lui era ben capace di dirigere le loro anime. Ma quando era necessario – ha continuato don Nicola – Antonio Abate lasciava il silenzio del deserto e non mancava di essere presente dove i problemi si facevano difficili, come la persecuzione di Massimino Daia quando era presente tra il popolo di Dio per sostenere la fede dei cristiani, o quel momento difficile per la vita della Chiesa che fu l’eresia ariana, quando accorse nella basilica di Alessandria per intervenire nel dibattito tra cristiani e ariani”.

Molto bella la processione, folta e intensamente vissuta anche più del solito, da molti per la prima volta. Un corteo ordinato, anche grazie all’attenzione dei due seminaristi, in prima linea nel tenere le fila del popolo in cammino e nel guidare la preghiera. Lo stile con cui il lungo corteo procedeva – dal Santuario al “Calvario”, quindi di nuovo al Santuario, intorno a cui ha compiuto i classici tre giri per poi accompagnare all’interno l’effige di S. Antonio – ha mostrato il grande attaccamento dei grottolesi a Sant’Antuono. Lo svolgersi della processione all’imbrunire ha reso tutto ancor più suggestivo

In processione, c’era un “cinto”, un insieme di candele votive, ricordo dei tanti “cirj” che si portavano un antico tempo in processione come offerta al santo. Una mini-effige di S. Antonio è la novità di questi ultimi anni per coinvolgere anche i bambini.

La bassa musica della città di Molfetta, alternata alla partecipata preghiera del rosario, ha ben allietato la serata conferendo quel clima di festa che senza musica non c’è.

Nel frattempo comitive di giovani festeggiavano a gruppi, fuori dal percorso della processione, tra Santuario e “Calvario”. E sul colle assieme alla sera è calato il silenzio.

Martedì 21 maggio, dal colle al paese, la festa “dei grottolesi”

La mattina di martedì 21 di nuovo aria di festa sul colle: di nuovo la presenza di un gruppo di ferrandinesi, che si sono fermati a pranzo dopo la celebrazione di don Savari.

Il pomeriggio la festa in paese. La statua di S. Antuono dalla chiesa di S. Pietro, come tradizione vuole, è stata spostata in chiesa Madre. Ospite speciale: Mons. Salvatore Ligorio, vescovo emerito di Potenza e già vescovo di Matera, che ha presieduto la solenne Eucaristia in Chiesa Madre: animata dal coro e dalla presenza di Domenico e Nunzio, i due seminaristi grottolesi, e fortemente partecipata dal popolo.

Il santo con i suoi devoti

Mons. Ligorio ha ricordato i 12 anni in cui è stato vescovo nella nostra Diocesi. Poi, otto anni di Chiesa potentina per un totale di 27 anni di un episcopato iniziato a Tricarico e tutto lucano. Ligorio ha ricordato tutti i parroci che lui ha conosciuto nel suo essere pastore della Diocesi: don Arcangelo, don Vincenzo, don Michele e don Gabriele: la loro è stata una testimonianza stratificata e radicata nella fede della comunità. Poi ha evidenziato il valore importante della pietà popolare nei centri piccoli e l’auspicio che sia strumento di crescita della fede e di monito alla chiamata comune alla santità. E nei piccoli centri è quanto mai necessario lo spirito di collaborazione delle varie realtà locali presenti nel tessuto locale, nella costruzione del bene comune che è alla base di tutte le cose che si realizzano per una finalità alta.

Tanti i ricordi del passato condivisi alla fine della celebrazione: don Savari, dopo aver ringraziato tutti coloro che collaborano alla buona riuscita della festa, in primis il comitato con l’auspicio che possa essere sempre più numeroso, ha sottolineato la paternità e la tenerezza di Mons. Ligorio, colta quando per la prima volta lo incontrò a Tricarico nel 2001 e poi confermata nelle immancabili telefonate delle otto del mattino per gli auguri di compleanno o anniversario. Un attaccamento alla comunità grottolese di Mons. Ligorio al punto che avrebbe volentieri presieduto la celebrazione del giorno prima nel santuario che aveva riconsacrato lui nel 2011. Il sindaco, Angelo De Vito, ha ringraziato mons. Ligorio per quanto ha “accettato” la comunità grottolese e ha ricordato un momento forte che ha visto lui, sindaco in un precedente mandato, accanto a Mons. Ligorio: la sottoscrizione di un assegno destinato a Comune e Chiesa per le esigenze della comunità da parte di don Arcangelo Rotunno, nel giorno in cui gli veniva conferita la cittadinanza onoraria grottolese in qualità di valido parroco di Grottole dal 1963 al 2000. Sinora nelle casse del Comune, il donativo sarà a breve trasferito in quelle della Parrocchia. E, infine, un dono a Ligorio da parte del Comune: un modellino della Cassa Armonica che quest’anno compie un secolo.

Come segno di benedizione per le strade del paese il passaggio della statua di S. Antuono, accompagnata dalla preghiera, dalla banda di Grottole e dal popolo orante. E qualche sosta negli spiazzi in cui don Savari invocava la benedizione per chi è malato o solo. Qualcuno, impossibilitato a muoversi, dietro una porta aperta in attesa del passaggio di Sant’Antuono, qualcuno anche indifferente a casa a porte chiuse, ma forte era il segno del popolo in cammino dietro la statua di S. Antuono. Tornata la statua in Chiesa Madre, il momento conclusivo tanto atteso dell’estrazione dei biglietti vincenti della lotteria.

L’augurio al popolo grottolese, che tanto onora S. Antonio Abate, che possa sempre più riconoscersi in lui ricercando la Verità attraverso il silenzio orante.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Giuseppe Longo

Latest videos