Il dissesto idrogeologico dell’Italia e “The Economy of Francesco”

Dalla Laudato Sì n.117: “….se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola; Papa Francesco conclude facendo riferimento a Giovanni Paolo II, lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991): «Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura»
Foto da Vita.it

Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato Sì”, riflette sulle relazioni uomo/natura/umanità ed esprime orientamenti politico-economici, oggetto delle più svariate interpretazioni e speculazioni: secondo alcune di esse il Papa sarebbe un uomo politico, che attua chissà quali manovre. Egli, invece, non è un politico: il suo messaggio è profetico, radicale, vuole aprire il mondo a nuove prospettive, indicare un compimento ancora da raggiungere. E’ attraverso questa lettura, come cattolici, come uomini e donne di buona volontà, che dobbiamo analizzare le vicende che accadono in questo tempo difficile.

Ecco perché, a conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale, un evento storico non solo per la nostra città, ma per l’Italia intera, con la presenza di Papa Francesco, dobbiamo disporci secondo le sue indicazioni ad affrontare i temi che incidono nelle nostre vite.  

Torniamo al gusto del Pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”: era questo il tema del CEN. Non sbaglieremmo, tuttavia, se dicessimo: “Torniamo al gusto della Vita” attraverso un cammino comune della Chiesa di fronte alle grandi sfide che il mondo sta vivendo (guerre, clima, ambiente, lavoro).

Dal 20 al 22 settembre a Matera si è tenuta, inoltre, anche la sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente, sotto la guida del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, il quale ha aperto i lavori ricordando le vittime dell’alluvione che si è abbattuto duramente sulle Marche.

Dopo questo ennesimo evento disastroso, tutti noi dovremmo riflettere e ragionare insieme sui motivi per cui questi eventi si ripetono, non solo in Italia, ma in tutto il mondo, senza che nulla venga fatto per prevenirli.

Il giorno prima del suo arrivo a Matera, Papa Francesco era stato ad Assisi in occasione dell’evento “Economy of Francesco” in cui ha detto, fra l’altro: “Dobbiamo accettare il principio etico universale – che però non piace – che i danni vanno riparati. Questo è un principio etico, universale: i danni vanno riparati. Se siamo cresciuti abusando del pianeta e dell’atmosfera, oggi dobbiamo imparare a fare anche sacrifici negli stili di vita ancora insostenibili. Altrimenti, saranno i nostri figli e i nostri nipoti a pagare il conto, un conto che sarà troppo alto e troppo ingiusto. Io sentivo uno scienziato molto importante a livello mondiale, sei mesi fa, che ha detto: “Ieri mi è nata una nipotina. Se continuiamo così, poveretta, entro trent’anni dovrà vivere in un mondo inabitabile”. Occorre un cambiamento rapido e deciso. Questo lo dico sul serio: conto su di voi! Per favore, non lasciateci tranquilli, dateci l’esempio!” e poi ha aggiunto successivamente “Fate chiasso”.

Una dura e lucida riflessione che Papa Francesco ci consegna da un luogo dai grandi significati umani e spirituali, da un incontro con i giovani impegnati nel difficile compito di cambiare un sistema complesso come l’economia, di salvare il pianeta dal continuo saccheggio delle risorse e dai danni conseguenti all’ambiente e all’uomo.

Il disastro nelle Marche è l’ennesimo esempio dell’incapacità di agire, pur in presenza di ingenti risorse economiche, per attuare la manutenzione ordinaria o gli interventi strutturali per salvaguardare i territori dal dissesto idrogeologico.

Un quadro sconfortante, confermato dalla dura relazione della Corte dei Conti dell’ottobre del 2021, in cui si evidenzia che Regioni e Comuni non sono in grado di utilizzare le risorse disponibili per mettere in sicurezza il territorio. La Corte fa un quadro impietoso sullo stato di attuazione del “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale”.

Il Piano ha la disponibilità di 14,3 miliardi destinati a Regioni ed enti locali già disponibili dal 2018 e da utilizzare entro il 2030. Sino ad oggi nulla è stato fatto! (https://www.governo.it/sites/governo.it/files/ProteggItalia_0.pdf)

A questi fondi si aggiungono i fondi del PNRR, “Missione rivoluzione verde e transizione ecologica”, che ha stanziato 2,487 miliardi da utilizzare entro il 2026, di cui 1,287 di competenza del Ministero della transizione ecologica per progetti già esistenti.

(https://www.governo.it/it/approfondimento/rivoluzione-verde-e-transizione-ecologica/16703)

E ci sono anche 1,2 miliardi nella disponibilità della Protezione Civile.

Come si può constatare, la situazione è drammatica e paradossale: ci sono le risorse, ma vengono male utilizzate o non utilizzate affatto.

C’è un altro dato inquietante: per ogni euro utilizzabile in opere di prevenzione, se ne spendono cinque per interventi di emergenza. Certo, alcune norme burocratiche andrebbero riviste o semplificate, ma se i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche vi adempissero con disciplina ed onore, come dice l’articolo 54 della nostra Costituzione, molti problemi si potrebbero risolvere.

Se continuiamo a non capire che ormai siamo ad un bivio e che l’ambiente va salvaguardato, il conto lo pagheremo in vite umane ed entro trent’anni davvero i nostri figli e nipoti vivranno in un mondo inabitabile.

Bisogna fare “chiasso” come ci esorta Papa Francesco, e ricordare il monito di Santa Caterina che in una lettera datata intorno alla seconda metà del 1375 ad un prelato anonimo, scriveva: “Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”.

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Marino Trizio

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