Il Papa pianista e la cura dell’infinito…anche tra le note !

La musica è sempre stata una delle grandi passioni della vita dell’amato Papa Benedetto, quella musica fatta non solo di ascolto (come per tanti di noi) ma anche di lettura, di conoscenza del repertorio e di prassi esecutiva strumentale.
Tutti sanno che Papa Benedetto non è stato solo un illustre professore, un premuroso vescovo, un attento cardinale ed un amato pontefice; Joseph Ratzinger era anche un abile pianista oltre che un profondo conoscitore della letteratura musicale più colta.
Un amore – quello per la musica – che parte da lontano, sin dagli anni della giovinezza a Ratisbona, in cui partecipava insieme a suo fratello Georg alle attività del coro ecclesiastico più antico del mondo: i “Regensburger Domspatzen”, i “Passeri della Cattedrale”.
Un amore che, come tutti gli amori, è stato da lui custodito, protetto ed alimentato negli anni della sua esistenza rendendolo così un faro che ha saputo illuminare meditazioni, riflessioni ed intuizioni profetiche.
Quanti hanno il privilegio di vivere in compagnia della musica sanno che essa è di per sé un’esperienza spirituale. Ma quando l’esperienza spirituale della musica è illuminata dalla luce della fede non può che indicarci la via dell’universalità, elevando ancora di più il nostro animo verso l’incontro con Dio e con gli altri.
Joseph Ratzinger ci lascia in eredità un vero e proprio “discorso sulla musica”, un discorso intrapreso, evidentemente, sin da prima che fosse elevato al soglio pontificio e che è sapientemente attraversato da una lettura teologico-spirituale del fenomeno sonoro.
Molte sono le immagini che ritraggono Papa Benedetto seduto dinanzi al suo pianoforte, un modo per raccontare che nel riflesso di una trama musicale possiamo scrutare in modo più puro la nostra realtà interiore.
Nel ricordo di Benedetto consegnatoci da Mons. Marco Frisina ci è stato raccontato della visita che il Papa fece presso il Pontifico seminario maggiore per la festa della Patrona, la Madonna della Fiducia. Per l’occasione Mons. Frisina dirigeva un oratorio dedicato a San Giuseppe e di quella mattina Don Marco conservava nitidamente l’immagine del pontefice che ascoltava l’esibizione non appoggiato alla spalliera della poltrona ma seduto quasi sulla sua punta. Segno di un ascolto attento non “semplicemente” rilassato, un ascolto pensoso e riflessivo non una qualunque occasione di intrattenimento, un ascolto – oserei dire – celebrativo.
Nel corso del suo pontificato Papa Ratzinger ha avuto modo di assistere a numerosi concerti e, ogni volta, prendendo la parola non ha mancato di offrire chiavi di lettura delle grandi pagine sinfoniche e dei grandi compositori.
Nel settembre del 2010, ad esempio, al termine dell’esecuzione di una messa di Mozart, autore da lui amato in particolar modo, il Santo Padre testimoniava che l’ascolto di quell’armonia gli aveva fatto sentire di essere stato raggiunto da un raggio della bellezza del cielo.
La Musica? Una esperienza di Cielo, di Paradiso, di Infinito! Che Meraviglia!
Non sembrerebbe un caso, allora, che quella che conosciamo come musica colta sia nata in ambiente ecclesiale e che la musica sia stata centrale nelle celebrazioni liturgiche.
Nel misterioso intreccio di melodie, nelle infinite possibilità armoniche è sostanzialmente riscontrabile quell’innato desiderio di infinito che, in fin dei conti, alberga nel cuore di ogni uomo.

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Lindo Monaco

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