Il Papa riceve gli addetti del mondo delle associazioni della comunicazione e dei giornali cattolici

Giovedì 23 novembre, nella Sala Clementina del Vaticano, Papa Francesco ha ricevuto in udienza le delegazioni della FISC, dell'Aiart, dell’USPI e delle associazioni “Corallo”.

«Vediamo dalle tristissime cronache di questi giorni, dalle terribili notizie di violenza contro le donne, quanto sia urgente educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane. Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società». E’ quanto ha affermato Papa Francesco in apertura giovedì 23 novembre ricevendo nella Sala Clementina le delegazioni della FISC (Federazione italiana settimanali cattolici), dell’Aiart – Cittadini mediali, dell’USPI (Unione stampa periodica italiana) e delle associazioni “Corallo”.

Il Papa ha espresso apprezzamento per il lavoro quotidiano che gli addetti della stampa, televisione, radio e nuove tecnologie, profondono con il loro impegno a educare ai media i lettori e gli utenti. Anzi, ha detto: “…direi che ben rappresentate quella “geografia umana” che anima il territorio italiano. La comunicazione, d’altronde, è questo: mettere in comune, tessere trame di comunione, creare ponti senza alzare muri”. Ed infine, invita a non perdere di vista “tre sentieri” che vanno sempre percorsi.

Il primo sentiero è quello della formazione che è strategico e rappresenta il futuro della società in quanto è la strada per connettere le generazioni, favorire il dialogo tra le diverse generazioni, oggi più che mai fondamentale. E qui indica una possibile strada, anche in presenza di una generazione digitale, quella del Vangelo e cioè essere «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10, 16) che sono ingredienti basilari per muoversi in sicurezza nella complessità di questo mondo.

Nell’indicare il secondo sentiero, quello della tutela, fa riferimento al paragrafo 42 della Fratelli tutti: «Nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo». Perciò è necessario attuare opportuni provvedimenti e promuovere strumenti che proteggano dall’invadenza digitale, e dalle seduzioni della comunicazione, le fasce più deboli, i minori, gli anziani e le persone con disabilità. E in questo caso il Papa fa riferimento alla necessità di far crescere la cittadinanza mediale e promuovere la coscienza civica facendo una sorta di lotta come Davide contro Golia (cfr. 1 Sam 17).

Notizie fresche di questi giorni annunciano che dal 21 novembre entreranno in vigore regole più restrittive sul “parental control” e ai minori sarà limitato l’accesso a siti web considerati pericolosi. Infatti, gli ultimi dati riferiscono che la percentuale di bambini dai 6 ai 10 anni che si connette ad internet è del 54%, e arriva al 94% nella fascia di età tra i 15 ed i 17 anni, quindi c’è di che preoccuparsi.

Infine, il terzo sentiero è la testimonianza ricorrendo all’esempio del Beato Carlo Acutis che pur conoscendo i meccanismi perversi della comunicazione, capaci di addormentare o di creare dipendenza dai social, «ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza». In definitiva ha avuto il coraggio di andare controcorrente.

All’udienza ha partecipato il direttore di questo giornale Domenico Infante.

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Domenico Infante

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