Una rivoluzione gentile contro ogni violenza

La ricorrenza del 25 novembre ci ricorda che l’unico antidoto contro ogni forma di violenza sulle donne è lavorare tutti insieme per una rivoluzione della gentilezza.

Quelle stesse scarpette rosse che oggi vengono collocate nelle strade, nelle piazze o accanto ai monumenti più importanti delle nostre città è necessario siano collocate proprio al centro del nostro cuore.

Non possiamo più permetterci, pur in un tempo in cui sembra evidente un deficit di rispetto, di assistere a manifestazioni di violenza contro le donne.

E’ una questione di progresso, di civiltà, di profonda e sincera umanità e non “solo” di riguardo nei confronti dell’universo femminile. E’ questione del cuore, sede più intima e vera non solo dei nostri sentimenti ma anche dei nostri comportamenti.

La ricorrenza del 25 novembre ci ricorda che l’unico antidoto contro ogni forma di violenza sulle donne è lavorare tutti insieme per una rivoluzione della gentilezza. Solo la gentilezza può liberarci dalle manifestazioni di crudeltà e di sopruso.

Non è una questione ideologica ma educativa ed è educativo ogni processo nel quale ci sentiamo tutti, ma proprio tutti, profondamente coinvolti. D’altro canto ogni forma di violenza si ripercuote non solo sulla vittima ma sull’intera comunità ed inevitabilmente sul suo benessere.

Eppure dal 1 gennaio al 1 ottobre di quest’anno, 90 donne sono state uccise in ambito familiare e affettivo e di queste 47 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Davvero inammissibile nel terzo millennio!

Certo, in questi nostri giorni, sembra  evidente un ammanco di moralità unitamente ad una eclissi della dimensione di prossimità sociale. Forse per questo sembra avanzare una “cultura” individualista che lascia tutti, inevitabilmente, più soli.

Questa nostra storia sembra volersi svuotare di relazioni, di legami, di responsabilità reciproche, divenendo così talvolta friabile e inconsistente.

E così viene meno il principio del meritarsi un posto in mezzo agli altri e viviamo le nostre relazioni, anche quelle affettive,  con spirito egoistico oppure con la rigidità di chi riconosce solo i propri criteri di giudizio.

Per questo è necessario lavorare, tutti, per una sostanziale e incidente rinascita culturale che faccia della gentilezza il senso del proprio essere e reale ostacolo ad ogni forma di violazione dei diritti umani. Ma ogni rinascita culturale può realizzarsi solo in un modo: insieme!

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Lindo Monaco

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