In Parlamento il dibattito sul Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi

Sembra prevalere l'orientamento a non collocare questa infrastruttura nelle regioni meridionali.

La Camera dei Deputati si è occupata del Deposito nazionale delle scorie radioattive nel corso dei lavori delle Commissioni Ambiente e Attività produttive, tenuti il 31 marzo e il 6 aprile. L’importanza di questo momento di dibattito parlamentare sta nel fatto che finalmente cominciano a trapelare i primi orientamenti circa la localizzazione del sito che ospiterà il Deposito.

L’impressione è quella che si vuol procedere alla costruzione di questa infrastruttura rispettando la tempistica stabilita, che prevede l’inizio dei lavori nel 2024 e l’entrata in esercizio nell’anno 2029. Sebbene non manchino, come è noto, forti resistenze da parte dei territori interessati.

Dopo la pubblicazione della Carta CNAPI, infatti, che individuava i siti potenzialmente idonei, dai territori sono pervenute alla Sogin 109 osservazioni tecniche, 84 richieste di informazioni, oltre a ricorsi al TAR e a richieste di accesso agli atti. Si tratta prevalentemente di richieste con cui si invita a rivedere determinati criteri di individuazione. Criteri di idoneità che però, secondo Emanuele Fontani, amministratore delegato Sogin, sono già stati stabiliti in ambito internazionale e non possono quindi essere disattesi.

Ovviamente, oltre a criteri di idoneità o di esclusione, ha proseguito Fontani nell’audizione presso la commissione parlamentare, vi sono criteri di opportunità che devono tener presenti alcuni fattori come quelli economici, legati in questo caso prevalentemente all’agricoltura e al turismo.

Nessuno comunque mette in dubbio l’urgenza di dotarsi di un’infrastruttura che garantisca livelli di massima sicurezza nella gestione dei rifiuti radioattivi, considerando che tali rifiuti giacciono attuamente in depositi temporanei con tutti i problemi legati alla precarietà di questa sistemazione e alla natura dei rifiuti, ancora purtroppo allo stato liquido.

Le maggiori preoccupazioni emerse in sede di commissioni parlamentari sono state per quei siti patrimonio Unesco e particolarmente per Matera. L’amministratore delegato Fontani ha affermato a questo proposito che né i siti potenzialmente idonei individuati presso Matera né altri siti simili ricadono all’interno del perimetro dei territori tutelati dall’Unesco, pur essendo prossimi a questi. Sebbene non ci sia incompatibilità, si riconosce comunque che ciò potrebbe avere ripercussioni negative sul turismo e quindi sull’economia materana.

Ma probabilmente Matera o altri territori meridionali non rientrano tra le soluzioni ritenute ottimali dalla Sogin, per la quale il sito dovrebbe preferibilmente essere individuato in una regione baricentrica rispetto al territorio nazionale, come per esempio nel Lazio, e in un’area dove maggiore è la produzione di rifiuti radioattivi. Si limiterebbero in questo modo i problemi logistici e i costi legati alla necessità dover spostare i rifiuti sulle lunghe distanze.

Un’altra importante indicazione è venuta sul sito geologico per lo smaltimento dei rifiuti maggiormente pericolosi, quelli ad alta radioattività, che come si sa in passato era stato individuato a Scanzano Jonico. La Sogin, a questo proposito, ha annunciato che si pensa a collocare questo genere di rifiuti in siti stranieri, avendo l’Italia una ridotta quantità di scorie radioattive per il fatto che è stata dismessa da tempo l’attività delle proprie centrali nucleari.

Sogin ha garantito nei lavori delle commissioni parlamentari che su un argomento così sensibile intende attenersi a una posizione “caparbiamente trasparente”. E anche la società civile è chiamata a far sentire altrettanto “caparbiamente” la propria voce per evitare lo stravolgimento di criteri di oggettiva valutazione, attraverso colpi di mano tutt’altro che improbabili.

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Logos ha dedicato all’argomento dei rifiuti radioattivi i seguenti servizi:

Speciale Rifiuti radioattivi. Stoccaggio e smaltimento secondo la proposta SOGIN. I possibili siti di stoccaggio

Articolo Da cosa può proteggerci il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi

Articolo Un’unica famiglia, un unico destino. Di fronte alla sfida della gestione dei rifiuti radioattivi.

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Paolo Tritto

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