La Chiesa e l’arte oggi (2)

Qual è il rapporto tra la Chiesa e l’Arte, tra la Chiesa e gli artisti? E’ quanto ci si è chiesto leggendo l’omelia di Paolo VI alla Messa degli artisti il 7 maggio del 1964 nella Cappella Sistina.

 “E allora il linguaggio vostro per il nostro mondo è stato docile, sì, ma quasi legato, stentato, incapace di trovare la sua libera voce. E noi abbiamo sentito allora l’insoddisfazione di questa espressione artistica. E – faremo il confiteor completo, stamattina, almeno qui – vi abbiamo peggio trattati, siamo ricorsi ai surrogati, all’«oleografia», all’opera d’arte di pochi pregi e di poca spesa, anche perché, a nostra discolpa, non avevamo mezzi di compiere cose grandi, cose belle, cose nuove, cose degne di essere ammirate; e siamo andati anche noi per vicoli traversi, dove l’arte e la bellezza e – ciò che è peggio per noi – il culto di Dio sono stati male serviti”.

Leggere questo passo significa non solo fare una buona sintesi del rapporto tra Chiesa, arte e artisti ma serve a confermare la criticità di questo dialogo ed in particolare l’atteggiamento distante degli artisti nei confronti della Chiesa.

Inoltrel’8 dicembre 1965, fu il Concilio Vaticano II a rinnovare l’appello agli artisti: “Il mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani”.

Sono passati oltre 50 anni, un tempo abbastanza lungo, da quella occasione in cui il Papa ha detto «Si direbbe perfino che si è perduto il filo di questa relazione, di questo rapporto» e sostanzialmente questo rapporto non è mutato anzi il tema artisti-Chiesa è rimasto inaffrontato.

Logos, attraverso la sua rubrica Arte, intende dedicarsi all’argomento indagando sul rapporto attuale tra l’Arte e la Chiesa oggi, coinvolgendo artisti locali, con specifiche domande per comprenderne il pensiero, la disponibilità a confrontarsi ed eventualmente aprire un dialogo positivo e fruttuoso per tutti.

E’ il caso di evidenziare un’altro passo della suddetta omelia: «a nostra discolpa, non avevamo mezzi di compiere cose grandi, cose belle, cose nuove, cose degne di essere ammirate», che è utile per cercare di dare delle risposte alle seguenti domande: è cambiato qualcosa? Ci sono i mezzi per realizzare cose belle e nuove per recuperare il tempo perduto sul piano dell’arte e della bellezza allora richiamate? Si potrebbero trovare i relativi mezzi e come e dove trovarli?

Quasi certamente il rapporto tra la Chiesa, l’arte e gli artisti, nell’epoca attuale, ha ancora bisogno di essere esplorato, compreso e sostenuto per trovare eventuali soluzioni affinché ci sia un’inversione di tendenza rispetto ai rilievi di Paolo VI.

Questo viaggio prende ad esempio le chiese della Matera moderna e contemporanea, ma ciò riguarda anche altre città, che allo stato attuale avrebbero bisogno di un rinnovato incontro con l’arte e gli artisti. Paolo VI con un discorso colloquiale e appassionato, durante l’incontro nella Cappella Sistina, nella consapevolezza del divorzio che si era consumato tra arte e fede anche per colpa della Chiesa, affermò: «Vi abbiamo fatto tribolare, perché vi abbiamo imposto come canone primo la imitazione, a voi che siete creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille idee e di mille novità»… «Vi abbiamo peggio trattati, siamo ricorsi ai surrogati, all’“oleografia”, all’opera d’arte di pochi pregi e di poca spesa».

Ma ancora, in un altro passo, Paolo VI ammette chiaramente la colpa anche della Chiesa nel non impedire questo raffreddamento tra arte e Chiesa: «Siamo andati anche noi per vicoli traversi, dove l’arte e la bellezza e – ciò che è peggio per noi – il culto di Dio sono stati male serviti».

«Rifacciamo la pace? quest’oggi? qui? Vogliamo ritornare amici? Il Papa ridiventa ancora l’amico degli artisti»? prosegue nell’omelia il Papa, essendo convinto che l’arte e gli artisti con la Chiesa devono ritornare a dialogare. Ricorda, infatti, che la Costituzione della Sacra Liturgia, emessa e promulgata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, ha una pagina che è appunto il patto di riconciliazione e di rinascita dell’arte religiosa, in seno alla Chiesa cattolica: «Ripeto, il Nostro patto è firmato. Aspetta da voi la controfirma».

Eppure la grande sfida dell’artista era, alla fine, la stessa del credente autentico, come affermato da Paolo VI e ribadito da Benedetto XVI nell’incontro con gli artisti, tenutosi nella Cappella Sistina il 21 novembre 2009, ricordando lo storico evento del 7 maggio 1964: «carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parole, di colore, di forme, di accessibilità».

Ora inizia il cammino con le interviste agli artisti. Intervisteremo anche parroci e altri esponenti del mondo cattolico. La speranza autentica, l’attesa reale é quella di ristabilire un confronto sincero, un dibattito aperto sul rapporto tra la Chiesa e l’Arte. 

Chiesa Santa Famiglia

Chiesa San Giacomo

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Marino Trizio

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