La fede amante che unisce e ripara

Nei giorni scorsi la comunità di Metaponto è stata scossa da un episodio gravissimo: il trafugamento da parte di ignoti del tabernacolo e dell’Ostia consacrata in esso contenuta presenti nella casa comunità delle Suore Dorotee di Cemmo.

La gravità assoluta del sacrilegio ha mobilitato subito i parroci locali, don Giuseppe Antonio Lavecchia e don Pasquale Di Taranto, per avviare, di concerto con l’Arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, la pia pratica della riparazione, secondo i canoni della Chiesa.

Grande e commossa la partecipazione della comunità, intanto stretta intorno alle due suore Dorotee suor Marienza e suor Maria che fanno comunità a Metaponto, molto provate dall’accaduto; poi davanti al Santissimo Sacramento con più tempi di adorazione e di preghiere di riparazione.

La mattina di domenica 28 agosto,  l’Arcivescovo mons. Caiazzo ha raggiunto personalmente Metaponto per presiedere solennemente la santa Messa di riparazione. Con grande senso di solidarietà e con sentita partecipazione hanno concelebrato alcuni altri parroci delle comunità viciniori, avendo l’Arcivescovo chiesto a tutte le parrocchie della diocesi di Matera-Irsina di celebrare messe e preghiere di riparazione per sanare questa ferita inferta ai credenti nel Santissimo Corpo e Sangue di Gesù. La presenza viva di Gesù Eucaristico “abbraccia tutto il mondo – dirà il Vescovo nella sua omelia – e addirittura il cosmo, e ci responsabilizza tutti”.

Mons. Caiazzo,  nel tempo dedicato alla preghiera dei fedeli, ha poi presentato al Signore l’autore o gli autori di questo gesto, affinché si rendano conto della gravità dell’atto compiuto e anche delle conseguenze canoniche (scomunica), si pentano e così possano chiedere di essere riammessi alla comunione nella Chiesa cattolica.

Seppur nel dramma dell’accaduto, si è avuta ancora una volta prova del dono grande dell’unità, significata dalla fede amante di una comunità che emerge soprattutto nelle avversità.

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Franco Maggi

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