La Festa di San Bernardino, una storia lunga 526 anni

La festa di San Bernardino da Siena, spostata al 23 agosto in omaggio ai salariati agricoli, entra nel vivo con un vasto programma. “Bernardino de Bernaudo, il fondatore, dando a Bernalda il nome e assegnandole San Bernardino da Siena come celeste Patrono, ne fissò l’identità civile e ne tracciò il destino spirituale”. (Don Mimì D'Elia 1980)


Il 24 maggio, giorno di Pentecoste dell’anno giubilare 1450, papa Niccolò V, avendo riconosciuto
7mila miracoli, di cui 13 morti risorti, canonizzò frate Bernardino da Siena, del ramo francescano
dell’osservanza, in una San Pietro talmente gremita da prefigurare le moderne celebrazioni di
canonizzazione. San Bernardino diventò popolarissimo e tanti genitori chiamavano i propri nati con
il nome del santo senese. Tra questi bimbi, uno, Bernardino de Bernaudo, divenuto segretario del re
di Napoli Alfonso II d’Aragona, ottenne da questi in donazione il feudo di Camarda che denominò
“Bernauda”.

Nell’agosto 1980, don Mimì D’Elia, durante la presentazione del suo pregevole libro “Un Santo, una
città” ebbe a dire: “Bernardino de Bernaudo, il fondatore, dando a Bernalda il nome e assegnandole
San Bernardino da Siena come celeste Patrono, ne fissò l’identità civile e ne tracciò il destino
spirituale”.

San Bernardino è, dunque, la strada messa a disposizione di ciascun bernaldese e per giungere più
velocemente alla meta della santità, alla meta, cioè, di una vita pienamente riuscita. Questa
sicuramente è la volontà di Dio e questo è il compito cui San Bernardino si è legato. Ma la storia di
Bernalda cosa racconta? Racconta di 526 anni di un entusiasmante botta e risposta tra il popolo e San
Bernardino in una modalità chiarissima: il popolo “scrive” a San Bernardino e San Bernardino
“risponde” a stretto, anzi, a strettissimo giro di posta. I fatti? Eccone alcuni.

Si parte dall’anno di grazia 1497, in cui tutto è cominciato. San Bernardino è stato da poco proclamato
Patrono e l’entusiasmo della piccola e povera comunità locale, alimentato dalla popolarità del Santo
senese, che ha raggiunto ogni angolo dello stivale, è alle stelle. San Bernardino prende nota e risponde
prontamente: un vitello si inginocchia davanti a una sua effige. Con tale gesto, recentemente
confermato dal ritrovamento di un affresco in chiesa madre, San Bernardino quasi replica gli arcinoti
episodi del lupo di Gubbio (1220) e della mula di Rimini (1223), di cui si erano resi protagonisti
rispettivamente San Francesco e Sant’Antonio, e consegna alla storia la neonata Bernalda,
accomunandola alle prestigiose Gubbio e Rimini.

La “corrispondenza” conosce un nuovo sussulto nel 1657: una terribile epidemia di peste, i cui
primi focolai erano stati individuati in Sardegna, sta flagellando Roma, il Lazio e tutto il Regno di
Napoli. Bernalda è stremata. E il popolo che fa? Sfidando il rischio di una ulteriore propagazione del
contagio, porta San Bernardino in processione per le vie del paese. Quello che accadde è stato
fedelmente tramandato di padre in figlio e di generazione in generazione: all’indomani un
provvidenziale acquazzone spazza via il morbo in men che non si dica. Il prodigio si ripete, come in
fotocopia, nel 1866, in occasione della quarta pandemia di colera. E stavolta i bernaldesi, a perenne
memoria del fatto, decidono di lasciare un segno che vada oltre le preghiere di ringraziamento al
Santo Patrono: vollero dedicargli, dopo quella del 20 maggio, una seconda festa, e, per consentire la
presenza dei salariati fissi in agricoltura, tutti liberi in quel giorno da impegni di lavoro, scelsero la
data del 31 agosto, come attesta un prezioso documento rinvenuto dal professor Franco Armento,
recante la data del 25 ottobre 1875, posteriore, quindi, di soli nove anni rispetto ai fatti narrati. Nel
1979, tale data, accogliendo una esplicita richiesta di Bernaldesi emigrati, fu anticipata al 23 agosto.
Il “carteggio” si infittisce durante e dopo la venuta del Sacro Corpo a Bernalda nell’ottobre del 1980.
Ma questa è già storia dei nostri giorni. Con una novità che commuove: alcune manifestazioni di fede
e di affetto del popolo bernaldese (20 maggio 2011; 23 agosto 2016) devono aver “toccato”
particolarmente il nostro Patrono che, per tutta risposta, quasi desiderasse che la fede del nostro
popolo fosse riconosciuta e ricordata anche fuori Bernalda, allarga il raggio dei suoi benefici e li
estende a città e persone lontane: ad un bimbo di Nocera e ad una donna di Siena. Quale ammirevole
pensiero! Durerà questo idillio? Una cosa è certa: San Bernardino è un dono di Dio ai bernaldesi e i
doni di Dio hanno una caratteristica che scalda il cuore: sono irrevocabili. Sono brace sempre accesa.
Sono fiamma sempre viva. È pur vero, però, che distrazione e trascuratezza, dimenticanza e
indifferenza sono cenere che può ricoprire la brace e fumo che può soffocare la fiamma. Ma la brace
è sempre riattizzabile e la fiamma ravvivabile. Dipende solo da noi, da una mossa della nostra libertà.
Proprio come nella celebra tela “The light of the world” del pittore londinese William Hunt: Gesù,
come San Bernardino, sta fuori e bussa alla porta. Ma la maniglia per aprire sta solo dalla parte interna!
Nicola Dommarco
Presidente onorario dell’Associazione Festa San Bernardino

Attività scolastiche
Quest’anno, dopo la pausa forzata dovuta all’emergenza sanitaria, le Parrocchie di Bernalda, insieme all’Associazione San Bernardino da Siena si sono rese promotrici di un’attività culturale e religiosa indirizzata agli studenti presenti nel nostro territorio cittadino. In occasione dell’annuale ricorrenza liturgica del 20 maggio, giorno della nascita al cielo del nostro amato patrono tutti i segmenti dell’istruzione primaria e secondaria, infatti, hanno partecipato a una vera e propria attività didattica, guidata dai Parroci e finalizzata unicamente a far conoscere la vita di San Bernardino da Siena. Questa esigenza nasce dal fatto che più volte ci siamo resi conto che le attenzioni che il mondo giovanile rivolge al santo patrono sono esclusivamente di carattere mondano, tralasciando il vero messaggio che anche oggi San Bernardino è capace di rivolgere al nostro tempo. È stata un’attività molto partecipata, alla quale i nostri studenti hanno saputo rivolgere preparazione e attenzione. Questo ci fa ben sperare che un seme è stato gettato nel loro interesse. Tutta la comunità ha il dovere di permettere a questo seme di germogliare e portare frutto. I giovani, oggi, sono l’immagine riflessa del mondo adulto. San Bernardino ci chiede maggiore coerenza nell’essere uomini e donne capaci di accogliere le nuove sfide che il mondo ci offre. Frequentemente assistiamo a una forma di “ipercritica” della nostra società, ma dimentichiamo che siamo noi gli attori principali del nostro tempo. Il Vangelo ci offre una via di uscita sicura dalla morsa dell’incertezza morale che ci circonda. Ci auguriamo che san Bernardino torni a far sentire l’amore per la vita bella e la coerenza nei confronti di coloro che Dio ci ha messo a fianco come fratelli nella Fede e amici con i quali condividere la nostra esperienza umana.

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Redazione

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