La vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia (P. in T. 61)

Da poco si è chiuso il 2022 e le premesse per l’anno nuovo non sono molto rosee pensando soprattutto alla guerra in Ucraina che vede morte e distruzione aumentare giorno per giorno.

Questo quadro drammatico è alla base delle motivazioni che hanno spinto il Santo Padre Francesco a scrivere il suo recente Messaggio per la 57^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema “parlare con il cuore”. “Per questo, dice il Papa, per poter comunicare secondo verità nella carità, occorre purificare il proprio cuore. Solo ascoltando e parlando con il cuore puro possiamo vedere oltre l’apparenza e superare il rumore indistinto che, anche nel campo dell’informazione, non ci aiuta a discernere nella complessità del mondo in cui viviamo. L’appello a parlare con il cuore interpella radicalmente il nostro tempo, così propenso all’indifferenza e all’indignazione, a volte anche sulla base della disinformazione, che falsifica e strumentalizza la verità”.

Il parlare col cuore dovrebbe portare alla riflessione e alla moderazione non solo gli operatori della comunicazione ma dovrebbe riguardare soprattutto chi ha le sorti di un paese, che gestisce i poteri economici, gli influencer mediali che spesso sono capaci di provocare le più disparate guerre con la loro maniera di indirizzare i comportamenti della gente.

Il pericolo di una deriva per mancanza di cuore nella comunicazione ma anche nelle decisioni dei governi fa pensare agli impazzimenti più disparati che vanno dal portare la guerra ai paesi limitrofi, al chiudere gli occhi di fronte al problema delle migrazioni, fino alla diffusione di contenuti inadatti se non addirittura gravemente dannosi ai minori sulle varie emittenti televisive.  

Ma quello che attualmente appare privo assolutamente di riflessione è ciò che si sta verificando in Ucraina. Un Paese ha invaso un altro Paese portando morte e distruzione, l’escalation della guerra aumenta: gli invasi per la loro sopravvivenza chiedono aiuto ai paesi amici i quali date le circostanze forniscono armi e quindi non sono disponibili a dialogare per la pace se non alla condizione del ritiro degli invasori; dall’altra parte l’invasore non vuole rinunciare a quanto pensava di realizzare per cui è disponibile a dialogare ma restando nel territorio conquistato che rivendica. Quindi, nulla si muove e si rischia solo una guerra globale.

Papa Francesco continua nel Messaggio: “Abbiamo bisogno di comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori” e a sostegno di questa tesi cita un passo dell’Enciclica  Pacem in terris di Giovanni XXIII: «La vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia» (n. 61). “Una fiducia – continua Papa Francesco – che ha bisogno di comunicatori non arroccati, ma audaci e creativi, pronti a rischiare per trovare un terreno comune dove incontrarsi. Come 60 anni fa, anche ora viviamo un’ora buia nella quale l’umanità teme un’escalation bellica che va frenata quanto prima anche a livello comunicativo. Si rimane atterriti nell’ascoltare con quanta facilità vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e territori”.

In definitiva, sembra che il parlare con il cuore non sia solo un requisito necessario per una comunicazione etica che rispetti la dignità dell’uomo ma addirittura un presupposto che occorre alle persone per parlare specialmente quando il dialogo si sviluppa tra potenti ed ha come conseguenze le sorti di centinaia di milioni di persone. L’auspicio è di avere “una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità” come è riportato nelle conclusioni del Messaggio di Papa Francesco.

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Domenico Infante

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