Le popolazioni dei nativi americani e il papa, un’antica amicizia

Peccato che la triste vicenda delle scuole residenziali cattoliche abbia offuscato un consolidato rapporto con la Chiesa.

Papa Francesco ha compiuto un viaggio apostolico in Canada, viaggio cui ha voluto dare carattere penitenziale per la triste storia delle scuole residenziali cattoliche dove nei secoli scorsi si sono compiuti abusi sui minori appartenenti alle comunità indigene e dove pare questi venissero addirittura abbandonati a una vita di stenti che poteva portare anche alla morte. Alla presenza personale del papa, gli indiani americani hanno attribuito un grande valore nell’auspicato processo di riconciliazione.

Bisogna innanzitutto dire che in genere i nativi americani hanno sempre guardato con una certa ammirazione al clero cattolico. Il celibato avvicinava molto i missionari alla vita nomade degli indiani. Non avendo una famiglia e una casa, i preti non avevano grandi difficoltà a seguire le tribù nei loro frequenti spostamenti.

Ma, insieme a questo aspetto pratico, ci doveva essere probabilmente una certa ammirazione per il valore stesso del celibato. Nota Maurizio Stefanini nel libro “Alce Nero, un ‘beato’ tra i Sioux” che, tra tutti i santi cristiani, gli indiani hanno sempre avuto una particolare venerazione per san Giuseppe, lo sposo casto di Maria.

Secondo un altro studioso, Gerald McKevitt, il culto di San Giuseppe, promosso specialmente dai gesuiti, «viene diffuso in tutto il Nord Ovest, dove in ogni missione si trova una statua dello sposo di Maria. Alla missione di Sacred Heart, nell’Idaho, i Cour d’Alene impararono a festeggiare San Giuseppe con riti e tradizioni siciliane, e con il rituale dei grandi falò della vigilia della festa ancora diffuso in tante campagne e paesi d’Italia».

I missionari rimanevano colpiti dal fatto che alcune tradizioni popolari indigene richiamavano in qualche maniera le tradizioni popolari dell’Italia meridionale e puntavano molto nella loro attività pastorale su questo tipo di sintonia. Questa era una cosa che non era vista di buon occhio dalle autorità, perché poi succedeva che i bambini indiani che venivano scolarizzati, imparavano a parlare inglese con un accento marcatamente italiano. Anzi, italiano-meridionale.

Ricordiamo a questo proposito che il grande sciamàno Alce Nero, che chiese il battesimo nella chiesa cattolica e che poi diventerà catechista fino a ricevere l’ordinazione come diacono, al momento del battesimo volle assumere come nome quello di san Nicola di Bari.

Ma, come si diceva e come abbiamo potuto vedere anche oggi nel corso del viaggio di papa Francesco in Canada, le maggiori simpatie dei nativi americani sono rivolte al papa. Anche in questo caso per una certa sintonia con la cultura dei nativi. Ricorda Stefanini che il “Tenutario della Sacra Pipa”, per esempio, è un po’ il “papa” della religione dei Sioux.

Per Maurizio Stefanini, c’era addirittura qualcosa in più di una simpatia, tanto che i nativi si dichiararono disponibili a «combattere in difesa del Potere Temporale dei Papi contro i patrioti risorgimentali. Avviene ad esempio dopo Porta Pia, quando la tribù convertita al cattolicesimo dei Coeur d’Alene manda attraverso missionari Gesuiti il messaggio di due capi che si dicono pronti ad arruolarsi per il Pontefice: “abbiamo un contingente di uomini non preparati alla guerra ma in grado di mantenere l’ordine nel campo. Se questi possono essere di aiuto al papa, noi li offriamo volentieri ed essi si ritengono fortunati di potere versare il loro sangue e donare le loro vite per il nostro buon padre Pio IX”. Allegati 110 dollari di una colletta: somma considerevole, in relazione alle condizioni nelle quali vive la tribù».

Il Papa rispose e quello è il primo messaggio nella storia indirizzato dalla Chiesa a dei capitribù, dicendosi commosso per la generosa offerta inviata. Riguardo all’idea di inviare dei guerrieri a combattere per difendere il potere temporale, Pio IX lasciò invece cadere la cosa. Come anche farà Gregorio XVI sulla proposta degli indiani di lasciare il Vaticano e trasferirsi sulle Montagne Rocciose sotto la loro protezione: «Porremo la sua capanna nel mezzo dell’accampamento, cacceremo per lui, ne avremo cura e lo proteggeremo dall’assalto dei suoi nemici».

Peccato che la triste vicenda delle scuole residenziali cattoliche per i minori indigeni abbia poi offuscato questa bella amicizia tra la Chiesa e gli indiani americani. La speranza è che si possa arrivare a una piena riconciliazione.

In una stampa d’epoca, indiani al seguito di Buffalo Bill intervengono alla cerimonia per l’anniversario dell’incoronazione di papa Leone XIII

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Paolo Tritto

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