L’impegno dei giovani dell’Associazione Festa di San Rocco di Pisticci

La Festa di San Rocco di Pisticci è una delle più suggestive e antiche tra tutte quelle che si celebrano in Basilicata. Allo scopo di conoscere i moltissimi momenti inediti intervistiamo uno dei giovani dell’Associazione Feste Patronali San Rocco - Pisticci, Roberto Grossi, cercando di tracciare i lineamenti dell’attuale Festa e le prospettive future.

1. Il Covid, nel bene o nel male, ha segnato ogni aspetto delle nostre vite, sia in ambito individuale che sociale. Così è anche per le Feste Patronali, tra cui quella di Pisticci, che dopo ben 3 anni riparte con l’entusiasmo e la voglia di fare di sempre. Come Associazione che si occupa di tutelare e organizzare la Festa in onore di San Rocco a Pisticci, come avete vissuto quest’ultimo anno di programmazione? Con quali attese e speranze?

Abbiamo cominciato immediatamente e ci incontriamo almeno una volta al mese, il 16. Si è cercato di fare le stesse cose pre-pandemia, cercando di accogliere le aspettative di tutta la popolazione. E’ la Festa più attesa dalla comunità del territorio pisticcese. Abbiamo cercato in tutti i modi di organizzare la festa con tutte le modalità pre-covid.

2. Pochi giorni fa Pisticci ha accolto la statua di San Rocco dopo un attento lavoro di restauro che ha visto molto impegnato il maestro Pino Schiavone. Raccontaci qualcosa di questa immagine sacra e di come è stato vissuto questo momento comunitario di festa, soprattutto dopo il grosso incendio che ha coinvolgo Pisticci dal 21 al 25 luglio scorsi.

E’ stato contattato il restauratore Pino Schiavone ad ottobre dello scorso anno. La statua è stata spostata a Matera a novembre. L’iniziativa è stata presa dall’Associazione d’intesa con la Parrocchia, grazie a don Lopatriello che ci ha fatto da mediatore. La statua è del 1656 molto probabilmente, così si legge in un documento di Paolo D’Avenia. Lo stesso anno in cui è stato eletto patrono. Pisticci, per intercessione di San Rocco, ma anche grazie ad un sistema vigilato di quarantene, riuscì ad evitare la peste che imperversava nel Regno di Napoli. Tutti i paesi del circondario furono colpiti, tranne Pisticci. Il conte di Pisticci, De Cardenas, fece dono della statua della Chiesa del Purgatorio e la regalò a quella di Sant’Antonio. Il popolo si rivoltò per questa iniziativa e volle, attraverso una raccolta fondi, una nuova statua che sembra sia stata accolta proprio il 16 agosto del 1656 presso la Cappella di Loreto, la porta Nord del paese. La statua risultava rovinata ed alcuni restauri del 900 ne avevano modificato la natura originaria. L’accoglienza, dapprima prevista per il 23, si è poi svolta il 28 ed ha registrato un’affluenza gioiosa di popolo. Tutti guardavano al volto ed allo sguardo luminoso del Santo.

3. Ad organizzare la Festa da diversi anni c’è un’Associazione e non un Comitato. Qual è la struttura dell’organizzazione e soprattutto, e lo chiedo al giovane Roberto Grossi, perché impegnarsi in questo che può definirsi l’evento dell’anno a Pisticci? In fin dei conti, cosa spinge un giovane, oggi, a dedicarsi nell’organizzazione di una festa religiosa e non solo?

L’Associazione, nata da una decina d’anni, ha un presidente, come vicepresidenti i parroci di Pisticci e vari collaboratori liturgici. E’ costituita da circa 20 soci con dei collaboratori. Perché impegnarsi? Le Feste di agosto si ricordano da almeno 500 anni, dalla Festa della Madonna del Crocefisso. Non si tratta di una tradizione vuota, anzi. In tutto il territorio genera attese e aspettative. Impegnarsi significa mantenere viva l’identità pisticcese. Il cittadino si identifica col Santo. C’è anche un certo tipo di responsabilità. Quello che spinge soprattutto i giovani dell’Associazione è il perpetuare la Festa, ma soprattutto il voler riproporre il modello della figura di San Rocco, la sua vita, il suo esempio come modello cristiano da seguire e cercare di tramandarlo alle nuove generazioni.

4. Il programma della Festa, corposo come sempre, occupa gran parte dell’agosto pisticcese. Ai momenti religiosi si affiancano quelli civili. Descrivici, in sintesi, gli aspetti più sentiti della devozione pisticcese verso il Santo di Montpellier e degli eventi civili di aggregazione sociale.

Le feste si aprono il primo agosto, quest’anno ritornati in località Pagnotta. 31 colpi oscuri in ricordo dell’agosto pisticcese. Il Novenario si è aperto quest’anno il 2 agosto e si protrae fino al 10. Partecipa ai festeggiamenti, già dallo scorso anno, anche Craco che aveva un legame antico in quanto i crachesi venivano a piedi col cirio a Pisticci facendo offerte di grano. Il 10 la statua di San Rocco per la prima volta è portata a Craco. Da tempo, fondamentalmente dagli anni 2000, San Rocco viene portato all’Ospedale di Tinchi poi a Marconia dove resta per un giorno intero, in modo tale da consentire al popolo di visitarlo, soprattutto agli ammalati. Le Feste si svolgono per 3 giorni. L’Assunta con la Messa e la processione. Nella serata del 15 una statua più piccola, devozionale, viene portata, con la scorta dai cavalieri, presso il Santuario del Casale. Il 16 c’è la Grande Processione di San Rocco, che inizia dalla Chiesa Madre. E’ tra le processioni più lunghe d’Italia perché si sviluppa per circa 12 ore. In passato cominciava alle 9 per finire alle 18. Oggi va  dalle 11 alle 23, toccando tutti i rioni di Pisticci. Per devozione, le famiglie pisticcesi accolgono la statua con dei tavolinetti a mo’ di altare, con corredi di valore… Con la benedizione si fa un’offerta. In passato gli oggetti e le offerte venivano appesi sulla statua, lasciando libero solo il volto. Il senso è di privarsi di qualcosa per donarlo al Santo. La processione si conclude in Piazza Plebiscito. Il 17 è dedicato a San Vito che tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento protesse la città da un’invasione di cavallette che avrebbe portato una seria carestia. La statua venne portata dalla contrada omonima alla Chiesa Madre in processione. La statua è restata da allora in Chiesa Madre fino a tutto quest’anno, quando una Messa è stata celebrata il giorno della festa, il 15 giugno, presso la Chiesetta nella contrada omonima. “A Madonn va spannenn, Sant’rocc va rcuhjenn e Sant Vit va rvrenn”… In serata la statua piccola di San Rocco, spostata presso il Santuario del Casale, viene posta su un Carro Trionfale che raggiunge Piazza Plebiscito accompagnata da una cavalcata. In passato si svolgevano soprattutto concerti bandistici nelle tre sere, ora solo il 16. Tutte le cerimonie sono accompagnate dalla Banda di Pisticci a cui si aggiunge spesso una banda pugliese. Da sempre si sparano i fuochi nelle tre sere ed una volta il 17 si svolgeva una gara di fuochi. In ogni caso le Feste da circa 40 anni si prolungano anche il 18 con un concerto di musica leggera.

5. Parlare della Grande Processione è anche pensare ai Portatori di San Rocco, costituiti da qualche anno in associazione civile. Che rapporti di collaborazione ci sono tra Associazione Feste e Portatori? E con i Cavalieri di San Rocco, che accompagnano il Carro Trionfale?

Ci sono alcune associazioni di cavalieri, quelli di San Rocco e quelli del Casale. Ogni cavaliere che partecipa alle cavalcate del 15 e del 17 deve registrarsi, assicurarsi e acquisire un patentino. Le cavalcate hanno un numero ristretto di cavalieri. Quest’anno saranno 14 per il giorno dell’Assunta e 24 per il giorno del Carro. Sono organizzazioni con una struttura propria, ma con cui si dialoga e ci si confronta durante tutto l’anno. Con i Portatori che sono presenti anche durante l’anno nelle altre processioni i rapporti sono più assidui. Prendono parte anche alla vestizione del Santo. Sono presenti anche agli spostamenti del Santo sul territorio. La Grande Processione si è andata via via allungando. Alla processione partecipavano cavalli, buoi e muli. Un tempo, fino agli anni 50/60, si faceva la questua attraverso la raccolta di grano. In particolare, gli agricoltori che non potevano offrire denaro partecipavano alla processione con le loro offerte di grano. Il grano veniva stipato nel magazzino di San Rocco presso la sede del Comitato.

6. La Chiesa di San Rocco è chiusa al culto da diversi anni per motivi di sicurezza, dovuta a problemi di stabilità dell’edificio sacro. Come procedono i lavori, che tempistica hanno e quali attese vive la comunità di Pisticci?

Sotto alla Chiesa c’è una falda acquifera con delle perdite di acqua. C’è un cedimento della zona. Queste sono le ragioni per cui negli anni Trenta la Chiesa del Purgatorio venne distrutta per costruirvi la Chiesa di San Rocco. L’attuale edificio è stato chiuso nel 2012. La Chiesa di San Rocco, progettata da Ernesto Lapadula. Da qualche anno sono stati avviati i lavori di ristrutturazione, di consolidamento e di restauro, che, sembra, stanno volgendo al termine. Si prevede il restauro di tutto l’arredo liturgico, soprattutto il ciclo di 9 tele di Cassone, un pittore confinato a Centro Agricolo. E’ il centro cultuale di Pisticci, un edificio identitario della comunità.

7. Concludendo, 3 aggettivi per definire la Festa di Pisticci, soprattutto per chi non la conosce…

In un certo senso, potremmo definirla “fedele”, perché resta essenzialmente la stessa negli anni. Ma anche per la devozione che il popolo tributa al Santo. “Originale” perché ha delle sue particolarità, prima fra tutte le Grande Processione, l’evento più atteso dell’anno, anche dai giovani. Motivo di grande speranza per il futuro. Ed infine “unificatrice”, soprattutto perché la comunità pisticcese, essendo frammentata territorialmente, riesce ad aggregarsi intorno al Santo. I due momenti culminanti della Festa sono proprio l’inizio e la conclusione della Processione in cui si vedono messi insieme i cocci della comunità pisticcese.

Processione Festa di San Rocco – Pisticci – Foto di repertorio dell’Archivio Storico Luce

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Angelo D'Onofrio

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