Lo psicologo. «Educare i figli alla fede? Siate genitori credibili»

Mamme e papà devono essere innanzi tutto testimoni convinti e capaci di motivare i ragazzi. Per primi devono dimostrare che «è bello parlare e stare con Gesù».

Il libro di Ezio Aceti sull’educazione alla fede – di cui pubblichiamo qui uno stralcio – è il primo di una collana sui temi familiari promossa dall’Ufficio famiglia Cei con l’Editrice San Paolo. «Il nostro obiettivo – ha spiegato padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio Cei – è quello di offrire una serie di manuali agili, di facile accesso, sui temi più importanti che intrecciano la vita familiare, dal rapporto di coppia all’educazione alla fede, dall’affettività al fine vita. L’idea nasce dall’esigenza di mettere a disposizione dei genitori, degli educatori, dei parroci testi semplici ma completi, in grado di spiegare gli argomenti e di fornire schemi adeguati per tradurli concretamente». Dopo il libro di Aceti, usciranno “Educare all’affettività e alla sessualità” di Maria Pia Colella; “Educare i nostri figli adolescenti” di Michela Pensavalli; “Il matrimonio cristiano” di Francesco Pesce; “L’identità sessuale” di Carla Corbella; “Accogliere la vita” di Gabriele Semprebon e “Il fine vita” dello stesso autore. Il tema dell’educazione alla fede è stato approfondito anche in una sessione del Forum vaticano ‘A che punto siamo con Amoris laetitia, svoltosi all’inizio di giugno, in cui i responsabili di pastorale familiare e di alcune tra le più importanti associazioni hanno raccontato strategie di applicazione dell’Esortazione postsinodale. Sul tema dell’educazione è stata presentata in particolare l’esperienza della Escuela de Familias dell’arcidiocesi di Toledo. Ne hanno parlato Miguel Ángel Lara Villanueva e María José Aroco Allán (Spagna). Le Escuelas sorgono – nelle parrocchie, nelle scuole e in collaborazione con la Caritas – dalla «necessità di aiutare e di orientare i genitori nell’educazione dei figli». Il progetto è concepito come un modo di avvicinarsi alle famiglie ‘lontane’ dalla Chiesa o in difficoltà. Antonio Crespo e Verónica Fernández (Messico), hanno poi parlato della realtà promossa da Goodlove Foundation che ha lo scopo di mettere a disposizione di madri e padri i migliori progetti sull’accompagnamento dei genitori stessi nella formazione affettivo-sessuale dei figli. L’urgenza di dare ai figli una positiva, graduale e prudente educazione affettivo-sessuale è una necessità che la Chiesa avverte con urgenza. La Fondazione messicana si propone come luogo di scambio di buone pratiche a livello internazionale per tutti coloro che sono impegnati nella promozione di una educazione all’amore secondo l’antropologia cristiana.

Il credente credibile trasmette con la sua stessa vita la fede, cioè trasmette la vita nuova dello Spirito che in lui agisce. Ma anche dei bravi genitori trasmettono ai figli, con il loro esempio, la bontà di loro stessi. Però i genitori informano anche i figli sulle conoscenze utili per vivere e per affrontare le diverse attività dell’esistenza. Le conoscenze scientifiche, umane, sociali, vengono trasmesse ai figli nel rispetto del loro sviluppo evolutivo. Per le verità della fede dovrebbe essere lo stesso… Ma anche no. Perché la vita del Cristo, benché possa essere raccontata e spiegata con le verità teologiche e spirituali, può essere compresa solo se è vissuta, testimoniata. Il Vangelo è il “racconto” della vita del Cristo, vivo oggi, e diventa contagioso come una calamita. “La catechesi è un’educazione della fede dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, la quale comprende in special modo un insegnamento della dottrina cristiana, generalmente dato in modo organico e sistematico, al fine di iniziarli alla pienezza della vita cristiana” (CCC 5). Questa trasmissione avviene dunque sia mediante il racconto delle verità della fede, racchiuse nella Bibbia e in particolare nella Storia di Gesù, sia, soprattutto, mediante la testimonianza della “nuova vita”. E allora, come fare? È Papa Francesco a indicarci la strada: “La fede ha bisogno di un ambito in cui si possa testimoniare e comunicare e che questo sia corrispondente e proporzionato a ciò che si comunica. Per trasmettere un contenuto meramente dottrinale, un’idea, forse basterebbe un libro e la ripetizione di un messaggio orale. Ma ciò che si comunica nella Chiesa, ciò che si trasmette nella sua Tradizione vivente, è la luce nuova che nasce dall’incontro con il Dio vivo, una luce che tocca la persona nel suo centro, nel suo cuore, coinvolgendo la sua mente, il suo volere e la sua affettività, aprendola a relazioni vive nella comunione con Dio e con gli altri”. Allora il genitore, l’educatore, il catechista devono tener conto di tre caratteristiche: – gli atteggiamenti personali dell’educatore e del catechista educatore; – il contenuto che si vuole tramettere; – le persone destinatarie (bambini, ragazzi, giovani, adulti) e le modalità di trasmissione.

Gli atteggiamenti personali dell’educatore e del catechista La testimonianza di fede in famiglia e l’incontro di catechesi sono vissuti da persone (adulti e bambini, ragazzi) che entrano in rapporto fra loro. È importante che tale rapporto sia il più bello possibile, il più motivante, insomma che possa dare, soprattutto ai bambini e ai ragazzi la sensazione che è “bello stare insieme a parlare di Gesù”. Ma come è possibile? È possibile se i ragazzi si sentono compresi, amati. Per realizzare tutto ciò sono importanti due atteggiamenti da parte degli adulti e dei catechisti: – Il decentramento. Avviene quando l’educatore opera un vero e proprio decentramento da sé verso i bambini e i ragazzi, in modo da poter comprendere la loro personalità. Occorre “mettersi nei panni dell’altro, in modo da poter vedere le cose da parte loro”. Questo decentramento deve essere un atteggiamento costante, non solo durante il momento in cui si ha occasione di parlare di fede, o durante l’incontro di catechismo, ma anche in tutte le circostanze in cui si vive insieme, anche quando questo avviene casualmente. A questo proposito possono essere d’aiuto alcuni accorgimenti che l’educatore può mettere in campo, come il chiedersi, quando osserva i bambini e i ragazzi: “perché si comportano così, come mai si comportano in questo modo?”. Il decentramento aiuterà l’educatore a comprendere i tempi di attenzione dei figli o del gruppo di minori, a discernere le capacità di ciascuno, e soprattutto a non giudicare mai negativamente atteggiamenti che possono magari apparire tali. Grazie al decentramento, l’incontro con la fede si costruisce insieme, così come un buon momento di vero e proprio catechismo, e costringe tutti ad avere pazienza e rispetto dei tempi. – La semplificazione. È la capacità di rendere comprensibile quello che si dice. A questo proposito è bene tener conto che nel gruppo dei bambini e dei ragazzi vi possono essere individui che hanno difficoltà di apprendimento o di ricezione. La grande educatrice Maria Montessori avviò un metodo d’insegnamento che si basava sulla comprensione di chi manifestava più difficoltà: partendo da questa attenzione, tutti gli altri comprendevano ed erano stimolati alla relazione. Stiamo attenti però a non pretendere che, soprattutto i più piccoli, siano in grado di comprendere tutto. Ciò non è un obiettivo immediato, in quanto dobbiamo sempre considerare che nell’intimo dei bambini e dei ragazzi è presente lo Spirito Santo, che li illuminerà circa il significato dell’esperienza che stanno vivendo. Il genitore, l’educatore o il catechista devono ricordare ai bambini e ai ragazzi che nel loro cuore è presente la voce di Gesù che parla. – L’affidamento a Gesù. Consiste nell’affidare tutto a Lui. Non bisogna mai dare per scontata la presenza di Gesù e del Suo aiuto. Perché se è vero che Gesù desidera aiutarci in tutto, e guidarci, è però altrettanto vero che è sempre necessaria la nostra adesione o la nostra richiesta, proprio per il rispetto che Lui ha della nostra libertà. Questa dimensione è bellissima perché mantiene vivo il rapporto fra l’educatore e Gesù. Gesù vuole la nostra santità e perché ciò avvenga può stare con noi (lui che è il santo) se noi lo invitiamo: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio”. (Gv 14,13).

Il contenuto che si vuole trasmettere Sono molteplici i catechismi pubblicati con logiche che tengono in considerazione il programma liturgico e quanto raccontare della vita e della storia di Gesù. Possiamo raccomandare la lettura attenta di questi testi (spesso con linguaggio e immagini e esempi adeguati all’esperienza e alla capacità di comprensione dei piccoli e dei ragazzi) anche ai genitori che spesso si limitano ad acquistarli e ad affidarli al figlio e al catechista: ma la sintonia tra le diverse “voci” coinvolte nell’educazione alla fede è particolarmente preziosa (senza dimenticare che a volte noi adulti non abbiamo le idee così chiare su molti contenuti e implicazioni della nostra stessa fede…). Occorre riconoscere che sono stati fatti molteplici sforzi, mediante l’utilizzo delle scienze psico-pedagogiche, per adeguare il linguaggio, le immagini, allo sviluppo dei bambini e dei ragazzi, con enorme beneficio in termini di chiarezza e di semplificazione. Tuttavia occorre ricordare che il tutto deve suscitare il desiderio (che è già presente nel cuore dei ragazzi ) di stare con Gesù, di vivere alla sua sequela. È importante far sperimentare il vivere la parola del Vangelo, che è parola di vita e dà senso all’esistenza. La trasmissione della fede ai figli e la catechesi o diventano vita o non sono. Certo l’esperienza con bambini fino ai 7 anni è differente da quella con i ragazzi e con gli adulti. Perché l’esperienza, a seconda dell’età, viene vissuta, percepita e realizzata in maniera differente, anche se il risultato è sempre lo stesso: la gioia di stare con Gesù!

CHI È
Psicologo concentrato sui ragazzi

Ezio Aceti, sposato, due figli, psicologo e psicoterapeuta, si è sempre occupato di educazione e psicologia infantile e adolescenziale.

È stato direttore di un centro di formazione professionale e coordinatore scientifico in centri per disabili gravi.
Ha aperto molti sportelli di ascolto psicopedagogici nelle scuole per l’infanzia, elementari, medie e superiori rivolti a genitori e insegnanti. Da diversi anni si occupa di formazione a seminari e convegni Cei.
Tra i suoi saggi, ‘La bellezza di crescere. Guida per genitori ed educatori che vogliono amare’ (Gabrielli, 2021). Dall’ultimo, arrivato in libreria pochi giorni fa (‘Educare alla fede oggi.
Essere credenti credibili e accompagnare alla fede adulta i nostri figli’, San Paolo, pagg.140, euro 10) pubblichiamo alcuni stralci dell’ultimo capitolo, ‘La trasmissione della fede. Percorsi e processi’.

Di Ezio Aceti da Avvenire di domenica 11 luglio 2021

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