L’umana avventura della conoscenza. 750 anni fa il transito di Tommaso D’Aquino

Nella ricorrenza della morte dell’Aquinate, il domenicano Padre Giuseppe Barzaghi ricorda l’originalità e l’attualità del suo pensiero.

Sebbene ci sia stato bisogno di un appello del quotidiano Avvenire, anche le istituzioni italiane celebrano l’importante ricorrenza che riguarda il più grande pensatore cristiano, san Tommaso D’Aquino, morto il 7 marzo del 1274. Il 7 marzo è previsto un convegno presso la Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati sul tema “San Tommaso d’Aquino, 750 anni dopo”. Con interventi di Thomas Joseph White, Rettore della Pontificia Università Angelicum, Pasquale Porro, docente dell’Università di Torino, Serge-Thomas Bonino, Presidente della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino. Conclude il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Qui il link dell’evento

Le celebrazioni in onore dell’Aquinate, in realtà, coprono un arco di tempo più ampio di una singola giornata e va dallo scorso 18 luglio 2023 quando ci sono stati i 700 anni dalla sua canonizzazione, al 7 marzo 2024 per i 750 anni dalla sua morte, per concludersi nel 2025 in occasione degli 800 anni dalla nascita.

Ma cosa rende veramente grande e valido ancora oggi il pensiero di san Tommaso? Certamente la sua dottrina. È certamente per la chiarezza della sua dottrina che viene richiamato il suo insegnamento. Ma forse l’originalità e l’attualità del “bue muto” – come il frate domenicano venne definito scherzosamente – sono tutte dentro la sua avventura umana e cristiana; particolarmente, nell’avventura della conoscenza umana.

Ci spiega questo importante aspetto un altro domenicano dei nostri tempi, padre Giuseppe Barzaghi. Come ricordiamo che su questo si era soffermato anche GK Chesterton in un bel libro biografico.

Padre Barzaghi, in occasione dei 750 anni del transito del santo, ha tenuto una lezione che riportiamo alla fine di questo articolo. Barzaghi spiega quale è stato il grande contributo dato da san Tommaso al fenomeno della conoscenza. Anzi, il contributo dato dalla Rivelazione, secondo san Tommaso, alla conoscenza umana. Che ha qualcosa di particolare o di originale, come insiste a dire padre Barzaghi.

Per Tommaso D’Aquino il fenomeno della conoscenza è qualcosa che coinvolge l’uomo nella sua interezza. A partire dall’esperienza sensoriale, attraverso i cinque sensi che per san Tommaso sono infallibili e orientati in una precisa direzione senza mai discostarsene – idea certamente rivoluzionaria in tempi di relativismo come il nostro.

Ma si tratta di una conoscenza che coinvolge anche l’affettività. Non a caso l’idea che scaturisce dalla conoscenza, il concetto, per padre Barzaghi, rimanda al fenomeno del concepimento che è proprio della sfera della sessualità. Questo per sottolineare quanta affettività ci sia nella conoscenza umana.

È la conoscenza che educa l’uomo e lo rende più maturo se tutto quello che l’uomo conosce viene poi custodito nella memoria, viene ritenuto dentro di sé, in una tensione che apre l’uomo alla tenerezza. Il custodire, che è la funzione propria della memoria, significa proprio questo; significa prendersi cura, provare tenerezza per qualcosa.

Non c’è dunque soltanto dottrina in san Tommaso D’Aquino. Ma, come si può vedere, c’è anche tanta umanità, tanta dolcezza. C’è anche una imprevista speranza, come dice Barzaghi alla fine della sua esposizione, che apre il cuore dell’uomo perfino di fronte alla morte. Di fronte alle tenebre della morte.

“Per Te le tenebre sono come luce” ricorda il Salmo 138.

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Paolo Tritto

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