Oratorio, l’evergreen dell’evangelizzazione dei giovani

Il teologo don Armando Matteo, nel suo libro “La prima generazione incredula”, nell’interrogarsi sul nostro impegno per uomini e donne adulti nella fede, lancia una provocazione chiedendosi se le nostre comunità parrocchiali siano ormai diventate “tutte messe per morti e per persone che si preparano a diventare un’intenzione da messa per morto”. Una analogia che vorrebbe far capire quanto siano assenti i giovani nelle chiese che si preparano ad essere solo una messa per morto. Ma il teologo sostiene che la presenza dei giovani nelle parrocchie è fondamentale; senza di loro esse sarebbero destinate veramente a morire.

Una soluzione nuova, ma “antica” allo stesso tempo, è l’oratorio che, come primo obiettivo, si pone la partecipazione attiva dei giovani nella realtà ecclesiale. Ovviamente, questo processo si realizza gradualmente partendo dalle semplici attività di gioco per poi arrivare alla partecipazione alla messa e quindi alle attività catechetiche.

Nell’oratorio il giovane si sente protagonista, non un destinatario che subisce l’incontro, la riunione o la catechesi ma è protagonista di un progetto, un progetto che si fonda sul talento del singolo.

Infatti la nota pastorale della CEI Il laboratorio dei talenti al numero 23 afferma:«Nell’oratorio convergono una molteplicità di percorsi e linguaggi, una variegato insieme di proposte culturali e sportive, una ricca offerta formativa. La bellezza dell’oratorio e la sua forza di attrazione verso i ragazzi e i giovani dipendono anche da questa molteplicità di offerte in un quadro di proposta educativa integrata e sinergica».

Sia il ragazzo che l’animatore trovano la possibilità di valorizzare le proprie capacità affinché siano riconosciute e coltivate e allo stesso tempo sente l’oratorio come un luogo di accoglienza.

Attraverso questa “tecnica” di coinvolgimento e di riconoscimento virtuoso delle capacità del giovane, si dà vita ad un processo di maturazione progressiva del singolo. Davanti a tanti “non-luoghi”, che la modernità ci propone, l’oratorio si pone come ambiente di socializzazione.

È essenziale che l’oratorio diventi luogo di socializzazione e di incontro, non un produttore di servizi; è fondamentale che il ragazzo partecipi in modo attivo alle attività proposte. È necessario, quindi, che venga creato un ambiente di relazione. La relazione, infatti, è la compagnia reciproca nel cammino della vita.

I giovani, si sa, soprattutto in epoca post pandemica, hanno sempre più bisogno di coltivare sane relazioni, che possono svilupparsi nel luogo in cui esse sono nate e sussistono: in chiesa. La Chiesa ha dalla sua parte uno strumento sempre verde (evergreen): l’oratorio, che di tutto questo vive.

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Nicola Paolangelo

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