Otto anni con Francesco, otto bellissimi anni

Un papa e le ferite del mondo contemporaneo

Vogliamo ricordare gli otto anni di pontificato di Francesco con una fotografia. È una bella immagine che vede il Papa all’interno della ricostruita cattedrale siro-cattolica di Bagdad in Iraq, cattedrale distrutta nel 2010 in un attentato terroristico attribuito all’Isis, in cui morirono 48 cristiani e altri 70 rimasero gravemente feriti.

Come è stato sottolineato da molti, il viaggio del Papa in questo martoriato paese, che ha una presenza cristiana sicuramente minoritaria – “come un granellino di senape” ha detto Francesco – ha rappresentato qualcosa che va oltre ogni immaginazione. Va oltre sicuramente le scenografie che ci saremmo aspettati di vedere in un’occasione come questa.

Otto anni fa una Chiesa ancora scossa per la rinuncia dell’amato Papa Benedetto XVI, riceveva l’annuncio gioioso di un Papa venuto dalla lontana Argentina.

Con l’inizio del suo pontificato, Papa Francesco avrebbe dovuto ben presto fare i conti, oltre che con il compito di guidare la Chiesa, anche con emergenze di enorme portata. Innanzitutto con le rovine di quella che chiamerà “una guerra mondiale a pezzi”. Poi, con quelle provocate dalla pandemia. E non si tratterà soltanto di emergenze storiche. A queste devono sicuramente aggiungersi le tante rovine esistenziali dell’uomo contemporaneo. Rovine individuali, familiari – quante famiglie ferite! – rovine nei rapporti umani.

Il pensiero ritorna alla cattedrale di Bagdad. «Entrare nella cattedrale è come accarezzare una ferita» scrive Benedetta Capelli di Vatican News. Gli attentatori colpirono questa cattedrale mentre due sacerdoti celebravano il sacrificio eucaristico. I sacerdoti e il popolo che vi partecipava, unirono così il proprio sangue al sangue stesso di Cristo.

Può essere questa un’immagine che rende bene il senso e la missione di questi bellissimi otto anni di pontificato.

Tra le rovine di questo paese martoriato, nella cattedrale risorta, il Papa mostra a tutti come il Signore rinnova ancora la sua vincolante promessa: Egli, attraverso il suo sacrificio e con le stesse umane rovine, davvero ricostruisce il suo tempio glorioso.

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Paolo Tritto

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