Pierdonato Zito, Il carcere e gli incontri che lo hanno reso libero

L'ergastolo ostativo e il caso del detenuto di Montescaglioso. Dal 41-bis alla laurea. Le parole di papa Francesco.

La riproposizione dell’ergastolo ostativo è stato uno dei primi provvedimenti varati dal governo Meloni. Si tratta di un regime carcerario particolarmente duro, soprattutto per l’applicazione della condanna all’ergastolo in senso letterale o, come si dice, “fine pena mai”. Non senza ragioni, qualcuno ha definito l’ergastolo ostativo “pena diversamente capitale”, paragonandolo quindi alla pena di morte.

Mentre il governo riproponeva l’ergastolo ostativo sul quale la Corte costituzionale aveva espresso dubbi riguardo alla sua costituzionalità, molti giornali parlavano del caso dell’ergastolano materano Pierdonato Zito che proprio in quei giorni si laureava con il massimo dei voti presso l’Università Federico II di Napoli, al termine di un lungo e impegnativo percorso di recupero.

Pierdonato Zito, di Montescaglioso, fu accusato di essere il capo di quella mafia materana che ha sparso sangue e terrore negli anni Novanta. In tribunale, Zito fu riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo; è stato in carcere “per un quarto di secolo” come dice lui stesso e per lunghi anni in regime di 41-bis, cioè in totale isolamento, sorvegliato giorno e notte.

Il detenuto condannato all’ergastolo vive senza alcuna speranza di poter tornare in libertà, una condizione che in genere pesa notevolmente anche sulla salute mentale. Nella vita da carcerato di Pierdonato Zito però accade qualcosa che sembra potergli cambiare la vita. E quello che accade sono degli incontri.

Il primo di questi è certamente quello con la memoria. Pierdonato Zito si ritrova a fare i conti con la memoria del padre, deceduto prematuramente all’età di sessant’anni. Una memoria che nello spazio angusto e desolato della cella gli restituisce la presenza paterna come qualcosa di vivo, come una compagnia reale. Soprattutto perché Pierdonato ripensa alla verità di una frase pronunciata dal padre prima di morire, “Mi amerai quando non ci sarò più”. Per lui è inevitabile paragonare la realtà del carcere, il percorso che lo ha condotto fin lì, con la vita esemplare del padre. Scriverà un libro che intitolerà “Indimenticabile padre: ricordi di un ergastolano”. Scrivendo, Zito scopre anche il potere della scrittura e l’importanza della cultura per reggere l’urto di quella dura realtà che è l’ergastolo.

Altro incontro determinante è stato quello con un docente, il professor Antonio Belardo, che prestava servizio in carcere. Il docente ha creduto in lui e al valore terapeutico che potevano avere la scrittura e la cultura, consentendogli di rimettere nel giusto ordine i tasselli della vita. Insieme a lui, Pierdonato Zito ha potuto presentare il suo libro a Matera nel 2019, nel corso degli eventi della Capitale europea della cultura.

Nella vita di Pierdonato Zito si apre poi una possibilità inimmaginabile. Grazie alla compagnia di don Giovanni Russo, cappellano del carcere di Secondigliano, dove era detenuto, Pierdonato scopre che anche un ergastolano può fare un’esperienza di libertà. Nella condizione molto dolorosa del carcere, si può giungere a scoprire il proprio io, a scoprire l’umanità che ognuno ha dentro di sé. È come se si aprisse la possibilità di intraprendere un viaggio, diceva Pierdonato durante un’intervista a Radio Maria, “è come se io ho viaggiato; non potendo viaggiare all’esterno, ho viaggiato molto all’interno di me stesso”. Ricorda: “è vero, la vita nel carcere è come il buio, ma tanto buio c’è anche fuori dal carcere. Il punto è dunque che non diventi tu stesso buio”. Perché sempre, nel buio, una luce riesce a penetrare e a illuminare la realtà; è questo il senso del suo secondo libro, “I colori nel buio”.

L’ultimo incontro sulla difficile strada di Piedonato Zito è stato il più imprevedibile degli incontri, quello con papa Francesco, in occasione del Natale 2021, un evento che è stato raccontato in uno speciale del TG5 dal titolo “Francesco e gli invisibili – Il Papa incontra gli ultimi”. Non si può cogliere il senso di questo incontro se non nei gesti di papa Francesco. Quello che per esempio ha colpito Zito è stato di essere ricevuto, insieme ad altri quattro “ultimi”, nella stessa giornata in cui il papa riceveva il presidente Macron, come a voler mettere gli ultimi sullo stesso piano dei potenti della terra. Questo incontro, per Pierdonato Zito, è stato importante perché in quell’uomo, in papa Francesco, ha potuto vedere incarnata quell’umanità che ha tanto cercato in carcere.

Al papa, Pierdonato ha rivolto dunque questa domanda: “c’è speranza per chi desidera un cambiamento?” Papa Francesco gli ha risposto così: “posso dirti una cosa: Dio perdona sempre, Dio perdona sempre. Mettiamoci questo in testa, qualsiasi peccato io abbia fatto lui lo perdona perché è venuto per perdonare non per condannare. Lui stesso lo ha detto, a perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono, lui perdona sempre”.

gnuckx, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

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Paolo Tritto

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