I migranti della sanità, occorrono proposte serie

La migrazione sanitaria è un fenomeno che coinvolge oggi non solo i pazienti ma anche il personale sanitario. Alla crisi della sanità si risponde anche con un investimento sul capitale umano.

Alle tante crisi che affliggono il nostro Paese, soprattutto di tipo economico e sociale, nella regione Basilicata se ne aggiunge una che per la sua rilevanza sta guadagnando le prime pagine dei giornali: la crisi della sanità.

Da tempo al centro di dibattiti, di interrogazioni a livello politico e ultimamente di proteste di piazza, questa crisi ha radici profonde: non bastano a spiegarla né le sole ragioni di tipo economico (scarsità di risorse destinate alle regioni, tagli lineari alla spesa) né l’attuale carenza di personale (per i crescenti pensionamenti o mancanza di specialisti).

La legge istitutiva del Servizio nazionale (L. 833 del 23 dicembre 1978), fondata sul principio solidaristico del bene salute da garantire a tutti, a prescindere dalle condizioni economiche, si era posta degli obiettivi ambiziosi che necessitavano, per essere raggiunti, di una complessa macchina organizzativa.

Tra gli anni 80 e 90 furono adottate le prime misure urgenti per il contenimento della spesa sanitaria; si giunse poi con la Legge 502 del 92 alla prima di una serie di riforme che hanno trasformato la sanità in una sorta di grande azienda nazionale dotata di una filiale in ciascuna regione, ognuna con un proprio fondo assegnato annualmente.

I criteri per la ripartizione di questi fondi si basano per oltre il 90% sul calcolo della popolazione residente e sui consumi per classi di età; solo lo 0,5% è la quota attribuita a particolari esigenze territoriali risultanti da indicatori quali il tasso di povertà relativa, il tasso di disoccupazione e la bassa scolarità.

Questa modalità di assegnazione del fondo sanitario ha contribuito a far crescere negli anni il divario Nord-Sud condizionando sia la disponibilità che l’accessibilità dei servizi sanitari: il fenomeno della migrazione sanitaria ha accentuato queste disparità, sottraendo ulteriori quote di finanziamento alle regioni con minori dotazioni di servizi o di centri di eccellenza sanitaria.

A livello nazionale si prevede che nel 2024 la spesa sanitaria inciderà sul PIL per un 6,3%, un valore inferiore a quello registrato nel 2019: si comprende perciò l’enfasi posta sui benefici che potranno derivare dall’attuazione del Progetto 6 Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il successo di un tale progetto non dipenderà tanto dalla disponibilità finanziaria (16 i miliardi di euro previsti dal PNRR) quanto dalla capacità di elaborare un nuovo progetto di riforma della sanità che dopo le tre precedenti consideri finalmente la salute un investimento e non un costo.

Sul sistema sanitario italiano così si espresse Papa Francesco nel discorso agli operatori sanitari dell’ACOS  il 17 maggio 2019:  “La sua aziendalizzazione, che ha posto in primo piano le esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi, ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona”.

Con quali strumenti intervenire in uno scenario così complesso?

Servono le analisi, come quelle che offrirà il Circolo La Scaletta nel Convegno del prossimo 19 novembre sul tema Curare la sanità: analisi delle performance e domanda di salute in Basilicata, servono le proposte, tante quelle avanzate dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni dei pazienti.

A nostro parere c’è bisogno soprattutto di investire sul capitale umano, puntando sulla formazione e sulla valorizzazione della professionalità di medici, infermieri e operatori sanitari che condividano modalità nuove di presa in carico dei bisogni assistenziali, in particolare dei pazienti fragili (anziani e disabili).  

Solo così si potrà frenare il fenomeno della migrazione sanitaria che in una regione come la Basilicata, da anni in attesa di un piano sanitario regionale, vede ormai con la valigia in mano non solo i pazienti ma gli stessi operatori sanitari, in cerca non solo di migliori condizioni economiche ma anche del riconoscimento della loro capacità professionale.

L’Italia dei ticket:
regione che vai,
sanità che trovi!

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Erasmo Bitetti

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