Quattro progetti per salvare il pianeta. Padre Gaël Giraud al Festival Francescano di Bologna

Il gesuita della Georgetown University di Washington e già consulente del governo francese sui problemi ambientali è – come è stato detto – “un nome da cui non si può prescindere” nella transizione ecologica.

Le detrazioni fiscali del 110 per cento nella ristrutturazione delle abitazioni, il bonus edilizia, a qualcuno sembreranno una follia. E realmente è una follia, una scommessa su cui lo Stato italiano prova a puntare. Una scommessa non priva di incognite.

Ma come viene fuori una cosa del genere, che se non si traduce ovviamente in uno sconto in termini assoluti, sicuramente è un’opportunità molto vantaggiosa per i proprietari di un’abitazione? Viene fuori da ciò che ormai chiunque ha imparato a chiamare transizione ecologica, espressione che nel frattempo è diventato il punto più importante del programma del nuovo governo del Presidente Draghi, insieme all’emergenza sanitaria.

Transizione ecologica significa tendere a stili di vita che comportino il minor sacrificio ambientale possibile e, particolarmente, a un ridotto impiego dei combustibili fossili nella produzione di energia, combustibili che come è noto rilasciano ormai nell’ambiente quantità tali di CO2 da poter determinare addirittura cambiamenti climatici. In attesa di comprendere quali conseguenze concrete potrebbe provocare tutto ciò, sono quattro i progetti che devono essere messi in cantiere per ridurre la pressione sull’ambiente da parte delle attività umane. Lo ha sostenuto intervenendo al Festival Francescano di Bologna, tenuto il 15 febbraio scorso, padre Gaël Giraud, gesuita ed economista della Georgetown University di Washington, “un nome da cui non si può prescindere” quando si parla di transizione ecologica, come scrive Riccardo Cristiano su Formiche.

Si tratta innanzitutto di sostituire gli idrocarburi fossili con fonti rinnovabili di energia per abbattere significativamente le emissioni di CO2, responsabile in maniera rilevante del rilascio di gas serra nell’atmosfera, poi migliorare le caratteristiche degli edifici per ridurre la dispersione di calore. Bisogna inoltre garantire la mobilità verde, attraverso sostanzialmente il trasporto ferroviario, invece di altri mezzi di trasporto, limitando al massimo l’uso dell’aereo. Infine, concepire tecniche e processi green in agricoltura e nell’industria.

Per padre Giraud quest’ultimo aspetto è il più difficile da realizzare perché comporterà una totale rivoluzione negli scambi commerciali. Ciò che si vende non dovrebbe più rappresentare un bene di consumo, ma qualcosa di cui servirsene temporaneamente per poi restituirlo al produttore che dovrebbe provvedere al suo riutilizzo.

I consumatori, che quindi non dovrebbero essere più considerati tali, dovranno cambiare non poco il loro stile di vita, rinunciando per esempio alla miniaturizzazione della tecnologia. Avranno prodotti tecnologici forse di dimensioni maggiori, ma riparabili più volte e riciclabili più facilmente. Sarà necessario ripensare all’elettronica che oggi viene impiegata in maniera ingiustificata in molti campi e per funzioni che potrebbero essere eseguite manualmente senza sforzo.

Ma questa, come si diceva prima, è una sfida difficile da vincere perché comporta una spesa di diverse decine di miliardi di euro all’anno per i bilanci statali, uno sforzo che i privati non sono assolutamente in grado di sostenere. Si riuscirà a vincere questa sfida? Questa è la grande scommessa che la società ha di fronte. È però anche una sfida alla quale non ci si può sottrarre. Altrimenti, come dice padre Gaël Giraud, le prossime generazioni saranno costrette a farlo, nel loro caso però perché incalzati dai disastri ambientali.

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A cura di Paolo Tritto

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