Sacro Cuore di Gesù. Fornace ardente d’amore infinito

La solennità di oggi è una ricorrenza mobile, come la Pasqua, e cade il venerdì seguente il Corpus Domini, ovvero il terzo venerdì dopo Pentecoste.

Una devozione che si rivolge a un organo umano di Gesù che dice il suo amore per noi e affonda le origini nella mistica tedesca del XIII secolo.

I tesori di grazie e di benedizioni che questo sacro Cuore racchiude sono infiniti.
Io non so che vi sia nessun altro esercizio di devozione
che sia più efficace per innalzare in poco tempo un’anima alla più alta perfezione
e per farle gustare le vere dolcezze, che si trovano nel servizio di Gesù Cristo

S. Margherita M. Alacoque

Fu la suora visitandina Margherita Maria Alacoque (1647-1690) che nel corso di quattro apparizioni tra il 1673 e il 1675 fu fatta ambasciatrice di questa devozione: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.

Nel Cuore di Gesù è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l’Amore che ci salva e ci fa vivere già nell’eternità di Dio. Scrive l’evangelista Giovanni: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

Il suo Cuore divino chiama allora il nostro cuore; ci invita ad uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve.

Benedetto XVI

Un cuore con cinque piaghe, immerso in una fornace ardente, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato era già pieno d’ogni amarezza per l’ingratitudine e l’indifferenza dell’uomo, in particolare per le “irriverenze dei cuori a lui consacrati”.

Per riparare a questo dolore la suora fu sollecitata a comunicarsi il primo venerdì di ogni mese e a prosternarsi con la faccia a terra dalle undici alla mezzanotte del giovedì. Nell’ultima delle quattro visioni, fu richiesta alla suora l’istituzione di una festa il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini per onorare il Sacro Cuore e la diffusione della devozione al Sacro Cuore ad opera del suo padre spirituale, il gesuita S. Claude de la Colombière.

Il cuore di Gesù viene trafitto dalla lancia. Esso viene aperto, e diventa una sorgente: l’acqua e il sangue che ne escono rimandano ai due Sacramenti fondamentali dei quali la Chiesa vive: il Battesimo e l’Eucaristia. Dal costato squarciato del Signore, dal suo cuore aperto scaturisce la sorgente viva che scorre attraverso i secoli e fa la Chiesa.

Il cuore aperto è fonte di un nuovo fiume di vita; in questo contesto, Giovanni certamente ha pensato anche alla profezia di Ezechiele che vede sgorgare dal nuovo tempio un fiume che dona fecondità e vita (Ez 47): Gesù stesso è il tempio nuovo, e il suo cuore aperto è la sorgente dalla quale esce un fiume di vita nuova, che si comunica a noi nel Battesimo e nell’Eucaristia.

Benedetto XVI

La festa fu ufficializzata dapprima in Polonia a fine ‘700 e nel 1856 con papa Pio IX a livello universale.

Sull’onda della devozione che ormai coinvolgeva tutto il mondo cattolico, sorsero chiese e santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù: il Santuario del “Sacro Cuore” a Montmartre a Parigi o le chiese intitolate al Sacro Cuore fatte erigere da S. Giovanni Bosco (discepolo di S. Francesco di Sales, contemporaneo di S. Margherita Maria Alacoque) a Roma e Bologna, in luoghi strategici, presso le stazioni ferroviarie, in un certo senso porte della città e luoghi – direbbe papa Francesco – di “periferia esistenziale”.

Affinché il culto del Cuore di Gesù penetrasse nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione dello stesso Pio IX, un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, da quelli di singole famiglie a quelli di intere nazioni. Numerose congregazioni sorte tra Otto e Novecento furono intitolate al Sacro Cuore: i Comboniani (fondati nel 1864) sono in effetti i “Figli del Sacro Cuore di Gesù”, i Dehoniani (1867), i “Sacerdoti del Sacro Cuore”… A Matera operano le suore “Riparatrici del Sacro Cuore” e i Rogazionisti del Sacro Cuore di Gesù e a Matera e Montalbano J. le “Discepole del Sacro Cuore”. L’Università Cattolica fu dedicata al Sacro Cuore.

Le pratiche devozionali oggi più comuni sono l’adorazione eucaristica ogni primo venerdì del mese e la comunione nei primi venerdì di nove mesi consecutivi: Gesù avrebbe fatto a S. Margherita la “grande promessa” di ottenere la perseveranza finale per chi si fosse comunicato, in stato di grazia, il primo venerdì di nove mesi consecutivi.

Riscoprire la devozione al Sacro Cuore di Gesù significa prendere coscienza della misericordia infinita di cui arde per l’uomo e riformare la nostra vita dall’indifferenza che costerna il Sacro Cuore.

Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato.

Si tratta ancora oggi di condurre i fedeli a fissare lo sguardo adorante sul mistero di Cristo, Uomo-Dio, per divenire uomini e donne di vita interiore, persone che sentono e vivono la chiamata alla vita nuova, alla santità, alla riparazione, che è cooperazione apostolica alla salvezza del mondo.

Persone che si preparano alla nuova evangelizzazione, riconoscendo il Cuore di Cristo come cuore della Chiesa: è urgente per il mondo comprendere che il cristianesimo è la religione dell’amore.

S. Giovanni Paolo II

Oggi pertanto in molte realtà viene organizzata un’ora di adorazione eucaristica.

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Giuseppe Longo

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