Un’epifania nel cuore dell’estate: l’esperienza del Tabor

La preghiera trasfigura la nostra vita

È sempre sapiente la pedagogia di Dio! Dopo che Gesù ha annunciato la necessità di doversi dirigere a Gerusalemme e ha espresso ai suoi discepoli le condizioni necessarie alla sua sequela, molti lo abbandonano perché trovano dure le sue parole ma il Padre non gli fa mancare la sua consolazione:

«Questi è il mio Figlio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»

Matteo 17,5

Nel cuore dell’estate la Chiesa ci presenta questo mistero: il 6 agosto, 40 giorni prima della festa della esaltazione della Santa Croce, perché in antico sussisteva la convinzione che Gesù sul Tabor fosse stato trasfigurato 40 giorni prima della morte in croce.

Testimoni di questa dichiarazione di elezione del Padre e di incoraggiamento all’ascolto sono gli apostoli a lui più vicini: Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi a Lui più vicini nella notte del Getsmani. Un’attestazione di garanzia, pure per loro che magari dovevano farsi portavoce presso gli altri, su quello che Gesù stava insegnando loro, corroborata dalla presenza di Mosè ed Elia che sul Sinai avevano vissuto analoghe teofanie.

“È bello per noi essere qui”
Matteo 17,4


Una luce sfolgorante per aprire almeno uno spiraglio di luce ai discepoli che, su un altro monte, avrebbero assistito ad una morte in croce. È sempre sapiente la pedagogia di Dio!

Ti sei rivelato ai tuoi Signore secondo le loro possibilità. I tuoi hanno contemplato la tua gloria affinché quando ti avessero visto crocifisso avessero creduto alla volontaria tua passione
San Gregorio di Nissa

Una solennità attestata per la prima volta in Spagna nel IX sec., ma si deve attendere la metà del XV sec. perché venga ufficializzata nel 1456 ad opera di papa Callisto III. Ma molti il giorno della Trasfigurazione sono distratti dalla “vacanza” e tanti addirittura ne ignorano l’esistenza identificando magari la Trasfigurazione con l’Ascensione. Eppure non è un fatto marginale se ce ne parlano tutti i sinottici in posizione centrale (Mt 17,1-13, Mc 9,2-18 e Lc 9,28-36), a sottolineare la centralità di questo evento nell’economia della salvezza.

Un mistero che Gesù desidera viviamo anche noi

“Trasfigurare” è uno dei cinque verbi che ha scelto nel 2015 il Convegno di Firenze ad indicare cinque nuove strade di impegno della Chiesa del nostro tempo. “Trasfigurazione” vuol dire trasformazione della visuale, rilettura della realtà – anche quella umana più affetta da limiti e debolezze – in ottica divina, capacità di scorgere ovunque la verità del mistero di Cristo. Luogo della trasfigurazione è la preghiera, ahinoi la liturgia che, alle volte, questa forza, almeno ai nostri occhi, non ce l’ha. Trasfigurare la realtà significa scorgere quegli spiragli di speranza nelle situazioni più ingarbugliate della nostra vita, delle nostre situazioni.


“Quello che non puoi risolvere agendo, parlando, fallo pregando. Dove non trovi una soluzione in piedi, la trovi in ginocchio”
diceva un aforisma

È questa la vera preghiera che trasfigura la realtà, è questa l’esperienza che Gesù fa con Pietro, Giacomo e Giovanni che scorgono la sua divinità, è questo che Gesù vuole offrire anche a ciascuno di noi donandoci la fede che sposta le montagne.

Un mistero che ha ispirato gli artisti

Una teoria immensa di opere d’arte hanno concorso a tener vivo questa epifania. Ci soffermeremo sulle trasfigurazioni rappresentate nelle icone, in S. Apollinare in Classe, da Raffaello e a Matera.
Per l’iconografo l’icona della Trasfigurazione era la prima opera da realizzare e quella in cima a tutte per importanza: il significato di questo episodio era lo stesso della sua attività di artista: vivere e far vivere un’esperienza di luce.

Scuola russa ortodossa, La Trasfigurazione

Nell’icona della trasfigurazione non può esserci alcuna ombra: la sorgente della luce promana dalla figura stessa del Cristo, e con tale energia che Giacomo, Pietro e Giovanni non reggono all’impatto e, come folgorati, rotolano dalla china del monte Tabor. Attraverso la luce, Cristo manifesta lo splendore della gloria divina prima della prova della croce.
Cristo sta al centro di due cerchi concentrici che rappresentano le sfere dell’universo creato. Alle sue spalle il pentacolo che simboleggia la “nube luminosa”, sorgente delle energie divine, simboleggiate da raggi luminosi, regno dello spirito, che gli uomini possono percepire senza vedere.
La scena della Trasfigurazione risplende inoltre nell’abside della Basilica di Sant’Apollinare in Classe in una forma del tutto originale. Il Cristo trasfigurato è simboleggiato dalla croce gloriosa: al centro è il suo volto incorniciato da perle. I tre apostoli testimoni della gloria del Cristo sono presenti nel simbolo di tre agnelli: Pietro alla destra della croce, Giacomo e Giovanni alla sinistra.

Maestranze ravennati; Trasfigurazione di Gesù Cristo; Sant’Apollinare con dodici pecore, 535 – 549,
Chiesa di S. Apollinare in Classe (Ravenna)

Mosè ed Elia appaiono a mezzo busto tra nubi luminose. A completare la visione del mosaico è la mano che è Voce del Padre, gesto di benedizione. Ai piedi della croce è Sant’Apollinare raffigurato come buon pastore, al centro di un gregge di 12 agnelli.

Anche nell’opera di Raffaello, di cui “La Trasfigurazione” è l’ultimo lavoro, completato da Giulio Romano, vi è l’aggiunta dei dodici. In questo caso gli apostoli che si incontrano con il fanciullo ossesso che sarà miracolosamente guarito da Gesù al ritorno dal Monte Tabor. Due figure compaiono quasi nell’oscurità a sinistra di Pietro, Giacomo e Giovanni. Felicissimo e Agapito, la cui festa si celebrava anche il 6 agosto, o – secondo altri – i santi Giusto e Pastore, protettori di Narbona, dove l’opera sarebbe dovuta giungere, anch’essi festeggiati dalla Chiesa il 6 agosto.

Alla sera di questa solennità della Trasfigurazione vi offriamo una piccola riflessione e una rassegna di alcune immagini sul tema significative.
Raffaello Sanzio e Giulio Romano, La Trasfigurazione, 1518-1520, tempera grassa su tavola, 405 × 278 cm,
Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano

Infine, in questa brevissima rassegna della Trasfigurazione citiamo l’opera che è stata realizzata nel 2020 per i 750 anni della cattedrale di Matera ed è ubicata nella Cappella della Madonna di Costantinopoli.

Massimiliano Ferragina, La trasfigurazione, 2020, acrilico su tela,
100 x 120 cm, Cappella della Madonna di Costantinopoli, Matera.

Una nuova interpretazione della Trasfigurazione da parte del teologo e filosofo, docente di religione, scrittore e voce radiofonica calabrese Massimiliano Ferragina: partecipi non sono solo Pietro, Giacomo e Giovanni, come ci raccontano i Vangeli sinottici, ma almeno sette persone: tra essi l’artista, in ultimo piano, così da vedere gli altri di spalle. È evidente la corporeità delle immagini: l’artista ama sottolineare l’importanza teologica del corpo. La tela potrebbe costituire la prima opera di una sezione di arte contemporanea del Museo Diocesano.

Con questa rassegna di citazioni bibliche e immagini possiamo concludere arricchiti questa giornata in cui la Chiesa ricorda questo misterioso evento della storia della salvezza.

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Giuseppe Longo

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