Adorazione eucaristica vocazionale

Un bel momento di preghiera ha avuto luogo sabato sera, il 29 aprile, vigilia della 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni, nella parrocchia rogazionista di S. Antonio di Padova in Matera. "Un meraviglioso poliedro", il tema scelto dalla CEI per la giornata di preghiera per le vocazioni che si celebrava in tutto il mondo ieri, domenica del "buon pastore", quarta di Pasqua. Sei testimonianze di altrettante vocazioni, ciascuna una faccia di questo meraviglioso poliedro.

Problema vocazioni: è necessario partire dalla preghiera

Quale luogo più adatto a pregare per le vocazioni di una parrocchia guidata dai Padri Rogazionisti che hanno la preghiera per le vocazioni come proprio carisma?

È stato P. Angelo Sardone – sacerdote rogazionista, una vita intera dedicata alla pastorale giovanile e vocazionale, già Consultore generale e postulatore generale della Congregazione dei Rogazionisti e Superiore della Provincia Italia Centro-Sud “S. Annibale”, attualmente segretario della Provincia e animatore provinciale dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni, nonché superiore del “Villaggio del Fanciullo” di Matera – che ha preparato e presieduto tre momenti diocesani di preghiera per le vocazioni in vista della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: giovedì sera a Pomarico, venerdì a Bernalda, sabato a Matera, nella Parrocchia di “S. Antonio”.

Una chiesa gremitissima vedeva la rappresentanza di un po’ tutte le realtà particolari della nostra Diocesi.

Un momento di preghiera diocesano impegnativo quella di sabato: anche da preparare, ha confidato il parroco, p. Antonio Paciello.

Un buon feedback da parte dei tanti presenti.

“Ogni soluzione al problema delle vocazioni che non parta dalla preghiera sarebbe inutile audacia destinata al fallimento. Le vocazioni sono dono di Dio e come tali sono da invocare con una supplica incessante e fiduciosa”, abbiamo ascoltato nella monizione introduttiva della veglia.

E “Manda, Signore, apostoli santi alla tua Chiesa!” abbiamo cantato tra un momento e l’altro della veglia.

Un meraviglioso poliedro

Sei testimonianze vocazionali, sei facce di “un meraviglioso poliedro”

“Un meraviglioso poliedro” il tema che la CEI ha scelto per questa 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. E la veglia diocesana vocazionale attraverso alcune ricche testimonianze ha messo in luce sei facce di questo meraviglioso poliedro. Sei vocazioni diverse, sei passi biblici attinenti a ciascuna di esse, sei voci di un’unica sinfonia. Sei lampade portate da ogni testimone mentre si recava all’ambone per dare la sua testimonianza per significare la luce che ogni vocazione trasmette.

Prima testimonianza, quella dei coniugi Nicola Iacovone e Marianna Caruso, una coppia che ha testimoniato la bellezza della vocazione al matrimonio, dell’amore coniugale in Cristo, segno significativo anche per i figli che, alle volte, nella libertà, pure decidono di non praticare la fede nella loro vita.

Poi, quella di p. Antonio Paciello, rogazionista, parroco di S. Antonio, che ha testimoniato la bellezza della vocazione al sacerdozio, viva in lui da bambino, ma resa più concreta dal momento in cui conobbe la figura di S. Annibale M. Di Francia, fondatore della congregazione di cui oggi fa parte, in cui ritrovava una forte identificazione. Un amore per la giustizia nei confronti dei bambini meno fortunati era il sentire di p. Antonio da ragazzino e con loro p. Antonio ha avuto l’opportunità di lavorare nei primi dieci anni del suo ministero.

A seguire, sr. Stephany Alberca, Suora Missionaria di Gesù Eterno Sacerdote, operante nella parrocchia di S. Giuseppe Artigiano, che ha testimoniato la bellezza della vocazione alla vita consacrata, una chiamata arrivata durante la visione di un film su S. Faustina, tassello importante di una storia vocazionale che poi la sorella ha associato a quella di Abramo. E misterioso l’incontro con la congregazione di cui ora lei fa parte.

Quindi, Tina Reale, che ha testimoniato la bellezza della vocazione alla consacrazione nel mondo, in una congregazione, quella delle “Annunziatine”, ramo secolare della grande famiglia paolina, che portano – dioincidenza! – il suo stesso nome e hanno come carisma quello di annunciare – con la passione di Paolo e con i mezzi di oggi – Gesù, via, verità e vita; una vocazione nata in un momento forte di preghiera: un corso di esercizi spiritali tenuti da un sacerdote carismatico che affascinarono la mente e il cuore della giovane Tina, che oggi è felice di questa scelta e per cui ringrazia il Signore.

Ancora, Debora Dimìchino, che ha testimoniato la bellezza della vocazione all’impegno missionario. Una gioia che ha segnato tanti incontri avvenuti in terra di missione, con famiglie, giovani, ammalati, pur nella povertà e nella persecuzione. Una vocazione nata in un ritiro, da adolescente, poi sopita come fosse un sogno ormai finito ma di nuovo ripresa da grande quando il nome di Debora, che aveva dato la sua disponibilità, era stato indicato tra coloro che dovevano partire per la Cina.

Infine, Terenzio Cùcaro, che ha testimoniato la bellezza della vocazione al diaconato: marito e papà di cinque figli, lavora nel commercio ed è collaboratore del cappellano dell’Ospedale di Matera. Sempre impegnato in Diocesi, tra l’altro nell’ufficio famiglia insieme alla moglie, ha sentito ad un certo momento il desiderio di un “di più” nel suo impegno di fede che è sfociato nel cammino diaconale e nell’ordinazione diaconale a settembre 2015.

Diversi di carismi, un solo Spirito

È davvero il caso di dire, come anche abbiamo ascoltato:

Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;

vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;

vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

Dalla prima lettera di S. Paolo ai Corinzi (1Cor 12,4-6)

Dopo la veglia, in stretta continuità con essa, una celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo che ha visto il conferimento dell’accolitato a Giuseppe Fiorentino, Berardino Gioia ed Edo Veronesi.

La Redazione ringrazia la dott.sa Antonia R. Curci per le foto.

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Giuseppe Longo

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