Il tesoro nei cieli di fratel Biagio Conte

Perché questo testimone della fede lo sentiamo particolarmente vicino.

La morte di fratel Biagio a Palermo ha addolorato particolarmente la comunità materana e per questo, nella circostanza, Logos ha voluto ripubblicare un articolo del 2016 sulla visita a Matera del frate mendicante, articolo di Nino Vinciguerra, attento studioso di storia locale.

Fratel Biagio Conte è stato un missionario laico che ha saputo farsi prossimo a ogni uomo. Egli considerava suo fratello ogni uomo bisognoso e considerava che ciò che rende gli uomini tutti fratelli è proprio questa strutturale dipendenza dell’uomo, è proprio questo essere bisognoso. Perciò poteva dire di essere fratello di tutti, essendo ognuno degli uomini in una condizione di bisogno.

Ma noi lo sentiamo vicino per un motivo particolare. Perché fratel Biagio rimanda in maniera impressionante al nostro San Giovanni da Matera. In fratel Biagio sembrava rivivesse il carisma di San Giovanni. Entrambi, da ricchi che erano, si sono fatti poveri. Provenivano entrambi da una famiglia benestante ma hanno voluto lasciare tutto, spogliarsi di tutto, per condividere la vita con i più poveri degli uomini facendosi mendicanti per i poveri. Come Cristo stesso ha chiesto: «va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi».

Questo versetto è tratto dal Vangelo di Matteo ed è la parte finale del memorabile incontro di Gesù con il giovane ricco. Quel giovane, annota il Vangelo, non volle seguire Gesù perché aveva molti beni dai quali evidentemente non volle separarsi. C’è qualche commentatore che però ipotizza a questo proposito che quel giovane ricco fosse in realtà lo stesso evangelista Matteo, il quale effettivamente era stato anche lui un ricco esattore delle imposte, prima dell’incontro con Cristo che gli aveva fatto cambiare vita.

Secondo questa ipotesi, il giovane ricco soltanto in un primo momento rifiutò di seguire Gesù, ma successivamente finì per cedere al fascino della vita cristiana. Quel giovane, come tanti giovani, aveva forse tanti progetti per il suo futuro e aveva tutte le risorse per realizzarli. Perché seguire Gesù se non aveva bisogno di nulla, se non gli mancava nulla? Eppure è successo proprio questo. Evidentemente non riusciva quel giovane a sottrarsi al fascino, all’attrattiva cristiana.

Fratel Biagio ha lasciato tutto quello che aveva e che poteva ancora possedere perché ha colto la presenza misteriosa di chi avrebbe potuto dare una risposta a tutto, proprio a tutto; a tutti i bisogni dell’uomo e ai bisogni di tutti gli uomini. A quei bisogni che nessuna ricchezza può colmare, perfino quelli che più sottopongono a dura prova il cuore dell’uomo: la desolazione provocata dalla mancanza di senso, l’angoscia della solitudine, la delusione affettiva, la paura della morte.

Nel missionario siciliano c’erano tutte queste urgenze. Egli ha avuto il dono di vivere, di comprendere questi bisogni all’interno di un’esperienza di preghiera. Di una preghiera vera, quella che scaturisce dalla Parola stessa e che è il grido del povero rivolto al Signore, come vediamo nei Salmi, nel tono altamente drammatico dei suoi versetti: «dal profondo a te grido, Signore!»

Dopo aver abbandonato gli agi della famiglia, fratel Biagio è andato a vivere da eremita, povero, senza nulla, senza nemmeno ciò che noi riteniamo indispensabile per affrontare la vita. Si dice che gli eremiti si dedichino alla contemplazione. Fratel Biagio è stato sicuramente un contemplativo. Ma è stato soprattutto un eremita che ha gridato a Dio; che ha urlato con forza: «Se ci sei, manifestati a me».

Dio si è manifestato a lui. E, tramite lui, a ciascuno di noi. Nel manifestarsi, Dio ho mostrato il suo volto, il suo vero volto che è il volto del povero. Lo abbiamo visto nel mistero del Natale, dove Dio nasce povero.

Biagio ha avuto anche la fortuna di seguire dei poveri che sono stati anche santi. Innanzitutto San Francesco, al quale probabilmente si potrebbe far risalire la sua conversione. Ma, oltre Francesco, San Bernardo da Corleone. È stato infatti, nel convento francescano di questo santo, che a Corleone ancora tutti chiamano il “beato Bernardo”, che è iniziata la sua esperienza di fede, di adesione alla comunità cristiana e fratel Biagio è morto nell’anniversario della morte di San Bernardo da Corleone, segno evidente di una vita cristiana che è alfa e omega. Ora è in cielo, là dove è il suo tesoro, come Cristo ha promesso a quanti lasciano tutto e danno tutto ai poveri per seguirlo.

In occasione della morte, la RAI ha mandato in onda un docufilm sulla vita di questo missionario laico, negli anni fino al momento in cui egli fonda la sua Missione di speranza e carità, una comunità in cui accoglie i senza dimora della città di Palermo. A parte le scene girate a Corleone, ad Assisi e a Palermo, il film è stato girato in gran parte nei boschi della Lucania. Noi vogliamo far notare che gli stessi boschi furono percorsi mille anni fa da un altro frate mendicante, San Giovanni da Matera, un altro cristiano che da ricco che era volle farsi povero. Anche questo è un segno della vita di fratel Biagio Conte.

Biagio Conte” by donatoperrone is licensed under CC BY-NC 2.0.

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Paolo Tritto

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