La difficile speranza

"Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno".

Avevamo sperato che il giorno di Pasqua, quella cattolica e poi quella ortodossa, portasse in dono al popolo ucraino se non la pace almeno una tregua.

È quanto il Papa aveva chiesto dopo l’atto solenne di consacrazione del mondo al cuore di Maria insieme all’invito ad una preghiera incessante per la pace tra i popoli.

Quando si è nel bisogno non c’è niente di più umano e a volte null’altra possibilità che domandare o gridare che qualcuno ci venga in aiuto.

Il cuore dell’uomo sente fin dai primi palpiti il bisogno di qualcuno che gli stia accanto: penso al nipotino nato da pochi giorni che, pur sazio del latte materno, chiude gli occhi solo quando avverte il calore e il fiato della mamma o del papà.

Da adulti si fatica ad ammettere di avere lo stesso bisogno, bisogno non solo di sentirsi amati ma proprio di sperimentare qualcuno che ci resti vicino.

Che tristezza ed umiliazione devono aver provato quegli amici che dopo tre anni vissuti con Gesù lo avevano perduto non prima di averlo abbandonato.

L’ostilità e la derisione della folla che urlava “Crocifiggilo” aveva fatto naufragare in loro la difficile speranza di un tempo di giustizia e di pace.

Con che emozione mista ad incredulità avranno ricevuto l’annuncio di chi lo aveva incontrato vivo dopo la sua morte!

Poi un giorno, tornati al quotidiano lavoro e alla fatica del guadagnarsi da vivere, si sono sentiti chiamare dalla riva del lago, lo stesso dove erano stati incontrati dal loro amico la prima volta.

In quell’incontro fecero di nuovo esperienza di quale fosse il loro unico bene, quello per cui avevano lasciato tutto per seguirLo.

Oggi la morte e il male sembrano vincere. Cristo è il solo di cui abbiamo bisogno, ma è il Cristo crocifisso, il Cristo risorto dalla morte, che è sceso fino al fondo dell’umano, che è la disperazione di Dio. Questo Cristo non è estraneo al naufragio del mondo. E’ Lui che soffre, ed è perché c’é Lui che questo naufragio è vinto, che questo male non domina, non ha già l’ultima parola” (Padre Mauro Lepori, abate generale dei Cistercensi agli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione).

Il Credo della liturgia bizantino-slava

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Erasmo Bitetti

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