La fede attraverso la porta stretta della politica- seconda parte

Enzo Cervellino, un esempio di grande attualità (seconda parte)

(Continua dalla Prima parte)

Impegnarsi nel partito della Dc comportava negli anni Cinquanta la disponibilità ad andare contro corrente, essendo questo partito minoritario nel comune di Rionero; doveva quindi apparire tutt’altro che facile riuscire a ribaltare la situazione politica. Nonostante ciò, nel 1966 Enzo Cervellino viene eletto sindaco. Nel 1970 poi si candida e viene eletto nella prima consultazione elettorale per la nascente Regione Basilicata. Sarà dunque uno dei padri fondatori dell’istituzione regionale, partecipando attivamente alla definizione dello statuto.

Egli aveva acquisito in quegli anni un rilevante peso politico, basti pensare che era nel direttivo nazionale del Movimento Federalista europeo di Altiero Spinelli e di altri esponenti che metteranno le fondamenta dell’Unione Europea.

Il suo impegno è stato orientato anche a inserire la realtà del laicato cattolico locale nel più ampio contesto nazionale. In una relazione storica tenuta a Rionero in occasione del centenario della nascita di Cervellino, Pietro Di Siena ha notato come il punto di riferimento che Cervellino aveva era il laicato cattolico più avanzato nel campo sociale e della carità, come quello del lombardo-veneto. È indubbiamente così e questa era anche una sollecitazione che proveniva dalla Chiesa stessa e che trova il suo più chiaro riscontro nella decisione di inviare dal mantovano un vescovo come mons. Augusto Bertazzoni alla guida della Chiesa del capoluogo lucano.

Nonostante i suoi meriti però, Cervellino deve spesso fare i conti nel partito con tentativi di emarginazione che determineranno nel 1975 la mancata rielezione in Consiglio regionale. La ragione contingente di questo insuccesso è la sua collocazione all’interno della Democrazia cristiana con l’adesione alla corrente di Amintore Fanfani che in regione è vista come una contrapposizione alla corrente maggioritaria di Emilio Colombo.

Proprio in quegli anni si era tenuto il referendum abrogativo della legge istitutiva del divorzio promosso dai comitati civici di Luigi Gedda. L’iniziativa referendaria era vista con favore dai vescovi italiani e sostenuta, all’interno della Dc, da Fanfani ma sulla quale era piuttosto perplesso Emilio Colombo. È difficile dire quanto questo aspetto abbia inciso nelle dinamiche politiche interne alla Dc e nel caso di Cervellino in particolare ma in una certa misura avranno certamente inciso, insieme a un fattore di carattere identitario; la corrente di Fanfani, Nuove Cronache, era anche ciò che sopravviveva del gruppo dei “professorini” democristiani nei quali probabilmente il politico di Rionero si riconosceva.

Queste circostanze, comunque, avevano spinto Cervellino in una posizione di minoranza all’interno del partito democristiano. Non per questo egli si perse d’animo e tornò a fare il sindaco della sua città. Ma quello che poteva sembrare un arretramento si rivelò invece come un disegno provvidenziale.

Di lì a poco si verificherà il tragico evento del terremoto dell’80. Nella tragedia fu però una fortuna, per i territori lucani che si trovarono in quella disastrosa situazione, poter contare sulla presenza di un amministratore locale efficiente e competente come Cervellino che in quell’occasione meritò la riconoscenza del commissario straordinario della protezione civile Giuseppe Zamberletti.

L’idea di ricostruzione dal terremoto che aveva il sindaco di Rionero non era limitata alla mera ricostruzione materiale ma anche – non poteva in lui essere diversamente – alla creazione di un’eccellenza culturale e scientifica capace di essere fattore di rinascita e di sviluppo. Una di queste fu la fondazione dell’Università della Basilicata che proprio lui per primo aveva proposto quando era in Consiglio regionale e – ciò lo coinvolgeva più direttamente – l’istituzione a Rionero di un ospedale che si affermerà come Centro di riferimento a carattere scientifico, un istituto di ricovero e per la cura dei tumori, frutto della collaborazione con i migliori centri di ricerca italiana nella lotta contro il cancro.

Non si possono concludere queste note senza un piacevole cenno alla promozione e alla tipizzazione dei vini del Vulture cui Cervellino si dedicò, anche perché egli avrà certamente avuto presente l’ode del suo conterraneo Orazio che esultava “Nunc est bibendum!”, per dire che anche di fronte alle esperienze più dure arriva sempre il momento per brindare festosamente. Oggi i vini del Vulture sono tra le più apprezzate bottiglie delle enoteche. Si può pensare anche che ciò che spinse alla valorizzazione dei vitigni della zona da parte del preside Cervellino era che, in questi vitigni, egli vedeva il frutto dell’impegno “educativo” della mano dell’uomo, come recita un antico testo della Stamperia reale di Napoli: “Messo a cavaliere di amenissimo colle, la situazione di Rionero non poteva essere più propizia all’educazione del virgulto di Bacco. Vi concorre la qualità vulcanica delle sue terre acconciamente temperate dagli elementi calcarei, di cui tutti i monti che circondano il Vulture rilevano”.

Era la Domenica delle Palme in quel 20 marzo del 2005, quando Enzo Cervellino morì. In quella stessa giornata papa Giovanni Paolo II si affacciava, già gravemente malato, alla finestra dell’appartamento papale per la recita dell’Angelus. Ma una volta affacciato alla finestra, il papa non riuscì a pronunciare le parole che si sforzava di pronunciare. Nel gesto afono del papa, in quella triste giornata sembrò che stava tramontando un’epoca nella storia della Chiesa e dei tanti cattolici che quella Chiesa avevano con entusiasmo servito.

I problemi che oggi affliggono la Basilicata sono tanti, particolarmente quello dell’esodo massiccio delle giovani generazioni. La tentazione di andare via è forte e quei pochi che restano sanno che per riuscire a trovare degli sbocchi per la propria vita dovranno sforzarsi di passare da una porta stretta. Ma, come ci suggerisce l’esempio di Enzo Cervellino, nel tramonto di questa epoca è proprio oltre quella porta la nuova alba promessa dal Signore.

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Paolo Tritto

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