Montalbano Jonico. XXV anniversario di consacrazione dell’altare maggiore della Chiesa Matrice

Un momento di festa e un’occasione per prendere consapevolezza del valore dell’altare, simbolo di Cristo, consacrato 25 anni fa al temine dei lavori di restauro della storica Chiesa Madre montalbanese: S. Maria, detta “dell’Episcopio” perché sorgeva presso la residenza invernale dei vescovi tricaricesi, della cui circoscrizione Montalbano faceva parte.

Mercoledì 20 Marzo, Chiesa Matrice Santa Maria dell’Episcopio. Una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal nostro arcivescovo Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, insieme ai parroci in solidum a Montalbano – don Massimo Ferraiuolo e don Valerio Latela -, a don Pasquale Ditaranto – parroco all’epoca dei restauri della chiesa – e ai due sacerdoti che, proprio in Chiesa Matrice di Montalbano, hanno avviato il loro percorso di fede: il decano don Vincenzo Sozzo e don Filippo Lombardi.

Una celebrazione molto partecipata dai fedeli montalbanesi che, nella chiesa matrice, ritrovano le tracce della propria storia, i propri ricordi familiari.

I restauri di 25 anni fa, riportarono l’altare maggiore esattamente nel luogo in cui era prima dei cambiamenti apportati dall’allora arciprete gesuita, don Peppino Lomonaco: in un eccesso interpretativo della Sacrosanctum Concilium che voleva una chiesa e una liturgia più vicina al popolo santo di Dio, fu eliminato il pulpito, mentre l’altare fu allocato al centro delle quattro navate in una visione non diretta ma circolare.

Nel 1997 furono avviati i lavori che portarono poi l’allocazione del nuovo altare, consacrato il 20 Marzo 1999 dall’allora Arcivescovo di Matera, Mons. Antonio Ciliberti, nel luogo in cui era sempre stato, frontale all’ingresso principale.

Tantissimi i ricordi dei fedeli della comunità montalbanese che oggi, come ha ricordato Don Massimo Ferraiuolo, sta vivendo l’esperienza della sinodalità: camminare insieme come unica Chiesa, le cesure tra presbiteri e laici, unico popolo santo di Dio, sacerdotale e regale, abbattendo gli steccati tra comunità.

Molte delle persone, che 25 anni fa si dedicarono alla riapertura della Chiesa Matrice, oggi non ci sono più, ma c’è Elena che ricorda perfettamente quei momenti: «Venticinque anni sono trascorsi, fu un periodo bellissimo: tanta stanchezza ma tante soddisfazioni. Dovevamo pulire la Chiesa, dopo tanto tempo che rimase chiusa a causa dei lavori che ci furono, dei cambiamenti, tra cui il nuovo altare. Il giorno 20 venne il Vescovo: fu una bellissima celebrazione, consacrò il nuovo altare. Anche io partecipai: con tante persone che oggi non ci sono più, lo rivestii dopo la sua consacrazione. Emozioni ancora vive e indelebili».

Oggi la Chiesa Matrice è nel pieno del suo splendore, antica, con la sua storia, richiama tanti turisti che vengono a visitare il centro storico e resta sempre fulcro di fede per tutti.

L’Arcivescovo, Antonio Giuseppe Caiazzo, ha incentrato la sua omelia sul valore essenziale dell’altare in ogni chiesa: «L’ altare è il segno visibile e concreto di Cristo quale offerta viva per ognuno di noi. Cristo è, nel contempo, altare e offerta e noi tutti convergiamo attorno ad esso per fare comunione».

Il discorso del parroco don Massimo Ferraiuolo. Venticinque anni di questo edificio restaurato, sei secoli dalla prima chiesa.

Eccellenza reverendissima,

il 20 marzo 1999 Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Antonio Ciliberti, suo predecessore sulla cattedra di Matera-Irsina, con rito solenne e gran concorso di fedeli e di clero consacrava il nuovo altare di questa Chiesa Matrice.

Questo tempio vanta origini antichissime: sin dal 1400 si rinvengono tracce di un edificio cultuale, molto differente da quello che attualmente ci ospita.

Un significativo e massivo ampliamento fu seguito all’inizio del XVI sec. e il 23 giugno 1534 secondo la testimonianza di Prospero Rondinelli, la chiesa ricevette la sua ufficiale consacrazione e fu intitolata alla Madonna, detta – poi – dell’episcopio, presumibilmente per il suo sorgere nei pressi dell’abitazione invernale dei presuli della diocesi di Tricarico, alla cui circoscrizione Montalbano apparteneva.

Ulteriori opere di rifacimento restauro vennero poi condotte anche nel XVIII secolo e nel 1744 venne definitivamente aperta l’entrata principale su via Alighieri, conferendo all’aula liturgica l’assetto attuale.

Nel corso del ‘900, ulteriori azioni di ristrutturazione hanno apportato costanti modifiche, tra cui – purtroppo – la demolizione del magnifico altare maggiore, godibile solo in alcune rare fotografie, e la collocazione dell’intera area presbiterale in corrispondenza della navata centrale causando lo stravolgimento essenziale dell’intera pianta del sacro luogo.

Finalmente, nel 1997, iniziarono i lavori di adeguamento di liturgico che traslocarono definitivamente il presbiterio nella posizione odierna e si intraprese il restauro dell’organo settecentesco, situato sin dal 1909 al di sopra dell’antico altare maggiore.

Eccellenza, oggi ricorre il XXV anniversario della dedicazione del nuovo altare: un momento così eloquente e ricco di grazia per tutto il nostro popolo, un appuntamento a cui io e don Valerio abbiamo particolarmente tenuto.

Nella preghiera del rito di dedicazione della Chiesa e dell’altare, il vescovo prega: “[L’altare] sia luogo di intima unione con te, o Padre, nella gioia e nella pace, perché quanti si nutrono del corpo e del sangue del tuo figlio, animati dallo Spirito Santo, crescano nel tuo amore. Sia fonte di unità per la chiesa e rafforzi nei fratelli, riuniti nella comune preghiera, il vincolo di carità e di concordia”.

Credo che non ci siano espressioni più incisive per significare la rilevanza altissima di questa liturgia di lode e di ringraziamento alla Santissima Trinità!

Ringrazio, lei, Eccellenza, non solo per la sua sollecita paternità nel presiedere questa ulteriore tappa di crescita per la nostra comunità (dopo la commemorazione del XXV anniversario della dedicazione della chiesa “Tempio dello Spirito Santo” lo scorso anno) ma anche per il dono elargito a me e don Valerio di sperimentare in solidum la fraternità e la corresponsabilità del ministero sacerdotale.

Questi doni di grazia vengono ulteriormente amplificati nel grande segno dell’unità che da qualche anno le tre parrocchie della nostra città vivono: camminare insieme, laici e presbiteri, nel solco del percorso sinodale inaugurato dalla nostra Chiesa locale e dalla Chiesa universale.

Sia questa solenne celebrazione occasione per rinnovare i nostri vincoli di unità e di carità, attorno all’unico altare che è il Cristo, per celebrare l’unico rendimento di grazie al padre per mezzo del figlio nello Spirito Santo. Amen.

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Anna Carone

Giornalista pubblicista, educatrice professionale

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