Sapere per cosa si vive

Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive
(Fedor Dostoevski).

Sapere per cosa si vive è cosa sempre più difficile in un mondo sottoposto a rapidi e profondi mutamenti, non a caso nel primo decennio del 2000 come Chiesa Italiana abbiamo riflettuto sulle modalità con cui Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, ma se è vero che il mondo cambia, cambiano anche i sistemi educativi nei quali tutti siamo sempre coinvolti.

La questione educativa, per dirla con Papa Francesco, è una questione di “cura” è inevitabile allora associare al nostro impegno ecclesiale una questa necessaria alleanza per l’educazione. Dio svela l’uomo all’uomo, cioè gli rende nota la sua vocazione, la sua dignità e finanche la sua cultura.

La cultura, del resto, è ciò che si è, vale a dire il modo specifico di essere e di esistere dell’uomo; la cultura è domanda di verità sulla propria vita e sul mondo.

Colto lo sappiamo tutti, non è chi dispone di regole o principi esecutivi o la somma di saperi specifici; la nostra idea di cultura non è una idea enciclopedica, non è una somma di particolari. Colto è chi si fa attento al reale ed è capace di aprire mente e cuore.

I Cristiani, gli educatori cristiani non sono portatori del proprio sapere personale o comunque non solo, ma sono soprattutto portatori della cultura di quel Dio che ha cercato l’uomo. Questo significa essere tanto portatori della cultura della domanda…quanto portatori della cultura della risposta.

Il primo contributo, che ci è chiesto di dare come Cristiani, ha ricordato il Cardinale Camillo Ruini in un suo libro dal titolo e dal contenuto estremamente interessante – il caso serio di Dio -, è quello che proviene dalla vicinanza e dall’amore.

Ogni vero educatore, ogni vero insegnante, sa che per educare occorre donare qualcosa di se stessi e solo così si possono aiutare i più giovani ad acquistare fiducia.

Occorre, allora, evitare una prospettiva settoriale dell’educazione e affinare l’arte di educare, perché la nostra prima preoccupazione, e qui cito don Luigi Giussani, uomo di Dio che di educazione se ne intendeva, è quella di educare il cuore dell’uomo così come Dio lo ha fatto, in modo che questo cuore possa trovare una via, un percorso, una strada sicura su cui percorrere i giorni della vita.

Non si tratta di imporre la fede ma di sollecitare il coraggio per la verità, il coraggio per le cose vere, il coraggio per quelle cose di Dio che non passano e non passeranno mai !

I cristiani, dinanzi ad una società in crisi, sono chiamati ad essere faro; a rendere ragione di quella speranza che non solo dovrebbe animarli ma addirittura caratterizzarli.

I cristiani sono sempre chiamati a ristabilire un clima di carità, di fiducia operosa per fare presentire che “prima del mestiere del fare e c’è un mestiere del vivere” (C.Pavese).

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Lindo Monaco

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