Tornerà il mondo cattolico?

E’ dal 2006 che sento con attenzioni i richiami materni della mia Chiesa a che nasca una nuova generazione di laici cattolici a servizio della politica.

Non mi sembra che sia emersa (dalle ceneri della condizione politica) questa nuova generazione di cattolici impegnati in politica e credo (confidenza personale) che il motivo stia che troppe volte anche noi laici ci impegniamo in politica immaginando di dar vita a strutture, utilizzando le stesse categorie del mondo ed alla fine ci ritroviamo a costruire (citando Giovanni Paolo II nella Nuovo Millennio Ineunte )“Apparati senza anima”.

Perché non hanno funzionato tentativi di rimettere insieme il cosiddetto “mondo cattolico”? Perché erano strutture costruite dall’alto, quasi fusioni a freddo, non scuole di comunione (per tornare a GPII) in cui sentirci richiamati da un conversione pastorale dalla quale far scaturire una vera e propria conversione sociale. Una missione. Una vocazione, una vocazione di santità, una vocazione alla santità, alla santità laicale.

Ciò che noi siamo chiamati ad annunciare (anche e soprattutto in politica) è qualcosa che in qualche modo ci precede e ci supera, perché la grazia di Dio che salva e redime è qualcosa che non dipende da noi, è qualcosa che dobbiamo piuttosto riconoscere, annunciare, testimoniare e contribuire a far emergere.

Questo è il compito del credente, anche del credente in politica, fare spazio all’azione di Dio: testimoniare l’azione di Dio che trasforma e salva, riconoscendo che questa azione non dipende da noi, ma ci precede e al contempo ci supera !!

Questo è evidentemente lo “stile” (per così dire) di Papa Francesco, lo stile di chi vuole ad ogni costo sottolineare la priorità dell’azione di Dio nella storia degli uomini.

Solo Tenendo presente queste coordinate comprendiamo che la Chiesa non può non essere a servizio dell’uomo, che i credenti non possono non essere a servizio dell’uomo. Essere a servizio di Dio è inevitabilmente essere a servizio dell’uomo, di tutto l’uomo !!!

La Chiesa vive in un modo permanente la duplice relazione: la relazione col suo Signore e la relazione con l’uomo, con il mondo.

Insomma, dire che serve una nuova generazione di cattolici impegnati in politica deve equivalere a dire che serve una nuova generazione di cristiani che riscoprendo la grazia del proprio battesimo avvertano e facciano propria l’altissima vocazione del servizio sociale inteso come luogo di (permettetemi) consacrazione ministeriale.

Chi crede, infatti, si fa “avanguardia di speranza” ed è reso capace dallo Spirito di superare le barriere umane di sistemi ostili; di vincere le barriere sociali di ogni classismo che frammenta e impoverisce l’umanità; di abbattere le barriere culturali di stili di vita derivanti da un pensiero debole che snatura l’umano; di superare le barriere territoriali che dividono l’uomo dall’uomo.

Non si è cristiani a titolo personale, in un torre d’avorio o isolati dal mondo. L’essere di Cristo implica il rendere ragione di un incontro personale con il Risorto: un incontro che cambia la vita in profondità e che offre modi nuovi di osservare, vivere e fecondare la realtà. 

La luce della risurrezione illumina la storia, la rende bella e le impedisce di invecchiare.

Talvolta sembra che solo un miracolo possa ridonare un nuovo futuro alla politica:

Il miracolo di una “società nuova”, di un “tempo nuovo”, di una “cultura nuova” non risiede – però – nelle nostre capacità umane, ma nella forza spirituale che è nella nostra fede, nella nostra docilità all’azione dello Spirito Santo che ci è donato, perché appaia chiaramente che tutto è opera sua !

Talvolta abbiamo un senso di pienezza, di appagamento della nostra vita di fede, ma forse il Signore ci chiede un “di più” perché è evidente che dinanzi a noi c’è un mondo che ci sfida e che ci provoca all’amore.

Il “di più” che forse il Signore ci chiede riguardo alla politica è vincere la sfiducia, essere segno di speranza.

In un tempo in cui sembra evidente la disaffezione, assolutamente comprensibile, dei cittadini dalle questioni e dalle vicende che riguardano il mondo politico, decidere di raccogliere la sfida del sociale, sembrerebbe, a prima vista, assolutamente fuori luogo. Eppure da più parti non è solo attesa ma, oserei dire, desiderata una nuova stagione di impegno civile, una stagione in cui “finalmente” si possa assistere alla costruzione di un bene sociale che possa essere di “tutti” e per “tutti”, un bene – appunto – comune che non è, non deve e non può essere, o non può più essere, la somma dei beni di ciascuno! 

Il bene comune non è una somma ma un moltiplicatore, è nella logica del moltiplicatore nessuno può essere “0” altrimenti il risultato sarà sempre “0” !

Il senso della comunità politica, del resto, è il servizio a questo bene comune, e quando – come troppo spesso capita – viene meno questo servizio – come è evidentemente venuto meno –  viene meno lo stesso senso della comunità politica! 

Contribuire, allora, anche mediante le nostre riflessioni affinché la nostra comunità politica possa riappropriarsi di senso e significato oggi, significa sentirsi sollecitati nella responsabilità di poter dare risposte capaci di divenire occasioni di speranza per questo tempo. Ed è proprio partendo da questo desiderio: poter cooperare all’edificazione di una “nuova speranza” sociale, una “nuova speranza” civile, una “nuova speranza” politica, che  ad esempio stiamo lavorando con la Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali alla costituzione di un luogo che possa porsi come luogo di confronto, di ricerca, di osservazione ed anche – perché no – di impegno !

Come laici, infatti, siamo chiamati a superare tanto il clericalismo del clero quanto il clericalismo dei laici funzionale solo ad una ridotta volontà di “uscire”.

Il cambiamento, lo sappiamo, parte dal basso, dal mio lavoro, dalla mia casa, dalla mia comunità, dal mio senso di partecipazione; si coltiva nel terreno della responsabilità civile, si edifica nel territorio del dibattito pubblico che abbiamo, anche come cattolici o proprio perché cattolici, il dovere di animare.

La distanza tra mondo civile e mondo politico è consistente ma ciò non giustifica disinteressi di sorta o ragioni di sfiducia. Come “abitanti di questo tempo” siamo chiamati a superare ogni motivo di disaffezione e a partecipare alla vita politica con senso di responsabilità. 

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Lindo Monaco

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