Educare istruendo

La scuola è lo specchio della società e difficilmente non risente delle situazioni negative che l’essere in comunità vive !

L’attività dell’insegnante non può, o non può più, essere considerata come una mera attività “impiegatizia” al pari di ogni altro dipendente subordinato. 

La figura del docente portatore “di verità assolute” sotto il profilo contenutistico e dell’alunno inteso come un potenziale contenitore di saperi già “pre-stabiliti” non è, evidentemente,  più praticabile.

Il formalismo didattico compare fin dell’epoca ellenistica, quando gli insegnamenti hanno per oggetto non la vita reale ma i testi scritti e l’apprendimento altro non è che un esercizio di lettura e di decifrazione.” 

(F. Ravaglioli, Genealogia e malinconia della scuola, Il segnalibro, Torino 1996)

La scuola tende facilmente a caratterizzarsi non come luogo di costruzione del sapere (o comunque di ricostruzione dello stesso nell’interazione dinamica tra insegnate e allievi), ma come sede di trasmissione di contenuti già confezionati, considerati di per sé formativi, come se l’incontro con un testo scritto (narrativo, poetico, ma anche storico, scientifico, ecc.) fosse di per sé in grado di riattivare nell’alunno quel percorso di senso, di relazioni, di reti cognitive che tutti sanno essere a ciò che si può chiamare conoscenza.” (E. Bottero, A. Padovani, Pedagogia della Musica, Guerini studio, Milano 2000).

L’insegnamento oggi nella nostra scuola dovrebbe partire non da quello che l’allievo non sa, ma proprio dal suo vissuto. 

L’idea è quella di mettere in risalto e al primo posto il soggetto dell’intervento educativo con la sua vita, costruendogli attorno un vero e proprio “percorso”, che poi ridefiniremo percorso di apprendimento.

Non bisogna mai dimenticare che l’educazione, intesa nel senso più nobile – commenta in un preziosissimo articolo la scrittrice Luisa Ribolzi – comprende tre aspetti: educazione, formazione e istruzione. Spesso si assiste al potenziamento di solo uno di questi aspetti. E questo crea dello squilibrio nell’azione educativa.

A tal proposito giova ricordare quanto suggerito nel rapporto- proposta della CEI  riguardo alla sfida educativa: sarebbe opportuno non trasformare la scuola in una sorta di supermercato, «in cui ognuno va a prendere quello che gli serve, in funzione del proprio progetto di autorealizzazione, senza però cercarvi, ovviamente le indicazioni esistenziali per mettere a punto il proprio progetto di vita».

Nel faticoso cammino di costruzione della propria personalità e nel difficile itinerario che ogni individuo intraprende al fine di recuperare quella ricerca di senso, propria di ogni persona, risulta quanto mai utile riconoscere che gioca un ruolo determinante sull’apprendimento e nella valorizzazione delle specificità individuali: il continuo rapporto tra alunni e tra alunno e docente.

L’alunno è considerato, non solo, per e nella dimensione intellettuale, ma anche per quelle corporee, emozionali, relazionali, espressive, valoriali.

Ecco perché istruire non è tutto, ma occorre educare istruendo. 

Educare istruendo significa essenzialmente tre cose:

• consegnare il patrimonio culturale che ci viene dal passato perché non vada disperso e possa essere messo a frutto;

• preparare al futuro introducendo i giovani alla vita adulta, fornendo loro quelle competenze indispensabili per essere protagonisti all’interno del contesto economico e sociale in cui vivono;

• accompagnare il percorso di formazione personale che uno studente

compie sostenendo la sua ricerca di senso e il faticoso processo di

costruzione della propria personalità.

Non a caso, le successive indicazioni nazionali a proposito di “Cultura Scuola e Persona” tengono a precisare : Gli ambienti in cui la scuola è immersa sono più ricchi di stimoli culturali, ma anche più contraddittori. Oggi l’apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici.

Ed a proposito della centralità dell’individuo nel percorso educativo si sottolinea: Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione.

Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.  Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i docenti definiscano le loro proposte in una relazione costante con i bisogni fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti. È altrettanto importante valorizzare simbolicamente i momenti di passaggio che segnano le tappe principali di apprendimento e di crescita di ogni studente.

Del resto è compito della scuola:

  • offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base;
  • far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni;
  • promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; 
  • favorire l’autonomia di pensiero degli studenti, 
  • orientare la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi.

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Lindo Monaco

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