Ultima chiamata per la sanità lucana

"Lavoriamo insieme per curare la sanità lucana sempre più malata, fortemente in crisi. Bisognerebbe recuperare più valide relazioni tra le persone bisognose di cure sanitarie, le istituzioni che offrono tali servizi e le altre istituzioni che mettono a disposizione le risorse finanziarie." (Messaggio di Mons Caiazzo alle autorità civili e militari)

La crisi della sanità, resa più evidente dalla pandemia, riguarda in varia misura tutta l’Europa.

Lo documenta, dati alla mano, uno speciale del Corriere della Sera che rileva come, a fronte di inchieste e servizi giornalistici, la politica non ne stia cogliendo tutta la gravità.

Quello che manca non sono tanto le analisi sulle cause, dai più ricondotte a investimenti insufficienti, quanto le possibili soluzioni.

I fondi destinati dal PNRR al Progetto salute, circa 16 milioni di euro, sono vincolati all’attuazione di una trasformazione della rete assistenziale che non potrà essere attuata in tempi brevi.

In regioni come la Basilicata, con una bassa densità di popolazione dispersa in tanti piccoli comuni, il modello delle case ed ospedali di comunità potrebbe non essere sufficiente a realizzare quel più di prossimità e di uguaglianza a favore dei cittadini auspicato dal Piano nazionale.

Ne sembra consapevole anche il Dipartimento regionale per le politiche della persona che nella Bozza di Piano operativo per l’assistenza territoriale riconosce l’utilità delle attuali forme associative della medicina generale (medicine di gruppo e medicine di rete) rispetto allo stesso Accordo collettivo nazionale che ne prefigura il superamento.

C’è molto altro nelle 92 pagine del piano regionale che pure poco aggiunge alle linee fondamentali già contenute nel Decreto ministeriale 77 del 23 maggio 2022 cui continuamente rimanda: ritorna il tema del rafforzamento dell’assistenza territoriale, dell’integrazione sociosanitaria, del potenziamento dei Distretti con un minuzioso elenco di ruoli e compiti da svolgere.

Le maggiori criticità per l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale nella nostra regione possono essere le seguenti:

– i limiti, organizzativi e di spesa, imposti dalla normativa nazionale,

– la difficoltà di attingere a risorse economiche aggiuntive in assenza della definizione dei fabbisogni di personale,

– la scarsità, non solo di medici, ma anche di figure tecnico-amministrative nei distretti.

La sanità privata convenzionata della regione Basilicata, che pure ha supplito alle carenze del servizio pubblico nel periodo della pandemia, è sull’orlo di una crisi senza ritorno per il mancato pagamento da parte della regione delle prestazioni erogate a favore dei cittadini nel corso del 2022.

Dal prossimo 1 gennaio 2023 tutte le strutture sanitarie accreditate della regione Basilicata si vedranno costrette a non erogare più prestazioni per conto del Servizio Sanitario Regionale, prestazioni che saranno quindi a totale carico dei cittadini.

Siamo arrivati all’ultima chiamata alla responsabilità per i politici e i responsabili della sanità lucana prima che perdano il volo della riforma.

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Erasmo Bitetti

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